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Influenza: la continua evoluzione di un virus

Trasmissione, sintomi, diagnosi e prevenzione di un virus sempre “nuovo”

Il 15 ottobre l’Istituto Superiore di Sanità ha dato il via alla raccolta dei dati epidemiologici per la stagione influenzale 2018-2019. Ogni anno, l’influenza colpisce mediamente l’8% della popolazione italiana. Ma quanto ne sappiamo di questo virus che costringe milioni di italiani a letto? L’influenza è un’infezione virale che si diffonde durante la stagione invernale quando le basse temperature indeboliscono le nostre difese immunitarie. Inoltre, durante l’inverno tendiamo a stare in ambienti chiusi, caldi e poco aerati innalzando il rischio di contagiarci. Abitualmente, le viene dato un nome che fa riferimento all’area geografica dove si localizzano i primi casi. Si manifesta con febbre, dolori muscolari, cefalea, mal di gola e può trasmettersi per via aerea tramite starnuti, colpi di tosse o saliva che chi è affetto può diffondere mentre parla.

Come possiamo riconoscere l’influenza da un comune raffreddore?

Entrambi si manifestano con sintomi simili che non sempre ci permettono di capire se siamo affetti dall’uno o dall’altra. Se oltre al naso chiuso abbiamo qualche linea di febbre, brividi, dolori muscolari, tosse, mal di testa, stanchezza ed in alcuni casi vomito e diarrea allora possiamo dire di avere l’influenza. Si guarisce nel giro di una settimana fatta eccezione per le categorie a rischio come anziani, bambini e persone immuno-compromesse. In questi soggetti, l’influenza può sfociare in bronchiti, polmoniti e broncopolmoniti richiedendo il ricovero in ospedale e, purtroppo, può condurre alla morte. La vaccinazione è il sistema più efficace per la prevenzione e soprattutto per evitare gravi conseguenze.

Più virus per una sola infezione

I virus dell’influenza umana appartengono a tre tipi distinti in A, B, e C. Tutti appartengono alla famiglia degli Orthomyxoviridae e sono caratterizzati da RNA a singolo filamento segmentato. La frammentazione del genoma contribuisce all’instabilità genetica del virus perché ne aumenta la frequenza di ricombinazione generando forme virali diverse.

La singola particella virale può assumere una forma sferica oppure tubulare. L’involucro lipidico (envelope) contiene due proteine, emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N), ed è delimitato da proteine M1 e M2. Le prime sono fondamentali nella gemmazione della progenie  mentre le seconde si comportano da canali ionici. L’emoagglutinina è la proteina di attacco del virus che lega gli eritrociti umani. La neuraminidasi agisce sui polisaccaridi della superficie che potrebbero intrappolare il virus. In pratica, la prima facilita l’ingresso del virus mentre la seconda gli permette di uscire dall’ospite dopo averlo infettato. I virus A e B sono responsabili di vere e proprie pandemie, invece il tipo C causa “solo” lievi disturbi delle vie respiratorie.

Nome e cognome (si fa per dire) del virus

Le emoagglutinine e le neuraminidasi suddividono il tipo A in altri sottotipi. Ne esistono 18 per l’emoagglutinina (da H1 a H18) e 11 per la neuraminidasi (da N1 a N11). Il virus che si diffuse nel 2009 fu denominato H1N1 per la presenza dell’emoagglutinina H1 e della neuraminidasi N1. In generale, per i virus dell’influenza si segue la denominazione stabilita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1980 che si basa su: tipo di antigene, origine dell’ospite, origine geografica, numero e anno di isolamento del ceppo.

Cosa succede quando un virus ci contagia? E perché il vaccino cambia ogni anno?

Il nostro sistema immunitario riconosce gli antigeni del virus come “estranei” e produce anticorpi. La caratterizzazione antigenica permette di determinare quanto i virus in circolazione siano simili a quelli inclusi nel vaccino. Da questo confronto si determina la capacità del vaccino di produrre gli anticorpi adeguati.

Incredibile ma vero: anche i virus si evolvono e lo fanno attraverso due meccanismi!

Il primo è chiamato “deriva antigenica” (antigenic drift): durante la replicazione i geni vanno incontro a piccole mutazioni che generano virus simili ma non identici. Ecco perché una persona può beccarsi l’influenza più di una volta e perché il vaccino è diverso ogni anno. Gli anticorpi creati contro il virus che ci ha contagiati la prima volta non sono in grado di riconoscere e combattere il virus “più recente” e così ci ammaliamo, di nuovo!

Il secondo meccanismo è lo “spostamento antigenico” (antigenic shift), tipico dell’influenza A. I virus acquisiscono diverse emoagglutinine e neuraminidasi generando un nuovo sottotipo. Quando avviene questo “spostamento di proteine”, le persone si trovano ad avere poca protezione contro il nuovo virus che riesce a diffondersi velocemente. Niente paura perché lo spostamento antigenico si verifica meno frequentemente rispetto alla deriva genica!

La diagnosi…

I test diagnostici rilevano gli antigeni in 10-15 minuti, ma peccano in termini di accuratezza del risultato. I test hanno una diversa capacità di rilevazione del virus e sembrano più efficaci nei bambini. Possono generare falsi negativi cioè una persona può avere l’influenza anche se il risultato del test è negativo. E’ consigliato eseguire le analisi presso laboratori specializzati attraverso tamponi nasali/faringei e prelievi del sangue.

E’ anche vero che non sempre si effettuano analisi dato che i risultati non cambiano il trattamento. Solitamente, la diagnosi viene fatta dal medico sulla base dei sintomi tranne che per le categorie a rischio. In questi casi, avere informazioni sul virus che ha infettato il paziente aiuta il medico a decidere il trattamento anti-virale.

….e le cure

La terapia prevede analgesici per alleviare i dolori e antipiretici per abbassare la febbre. E’ consigliato rimanere a riposo, assumere liquidi ed evitare pasti che potrebbero favorire nausea. Trattandosi di virus non servono gli antibiotici se non quando il medico valuta possibili infezioni batteriche. Gli antivirali impediscono il rilascio di nuove particelle virali attenuando i sintomi. La prevenzione è sempre la migliore delle cure. Si raccomandano le buone pratiche igieniche e la vaccinazione annuale. In Italia, la vaccinazione inizia a metà ottobre e si conclude a dicembre per garantire la copertura durante l’intera stagione invernale.

In conclusione, i virus influenzali sono veri e propri portatori di novità annuali per i nostri anticorpi.

Bibliografia

  1. Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica
  2. Centers for Disease Control and Prevention
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