Una ricerca effettuata all’Università della Pennsylvania rivela la possibilità di controllare la volontà e il comportamento di una persona mediante un impiego alternativo dei moderni strumenti di diagnosi e terapia neurologici.
Da Inception alla vita reale
Uno dei topos principali che hanno fatto la storia della fantascienza letteraria e cinematografica del XX secolo è sicuramente la manipolazione mentale e il lavaggio del cervello. Essi vengono effettuati ai danni di un individuo o di una intera comunità , per mezzo di avveniristiche quanto inquietanti tecnologie.
“Total recall”, “Matrix”, “Inception”, “Dark city”, sono solo alcune delle opere che hanno affrontato questo argomento, il quale attinge a piene mani dai grandi temi filosofici sulla natura di ciò che chiamiamo realtà e sull’incognita del libero arbitrio.
Noi spettatori però potevamo dormire sonni tranquilli, visto che questi angosciosi scenari sembravano confinati al solo regno della fantasia umana. Almeno, fino ad oggi.
Dall’ingegneria alle neuroscienze
Il dottor John D. Medaglia, del Dipartimento di Psicologia dell’Università della Pennsylvania, ha pubblicato una ricerca nella quale viene discussa la concreta possibilità , di “innestare” nella mente del paziente pensieri, idee e ricordi fittizi. Tali pensieri non sarebbero originati dall’esperienza reale del soggetto, bensì dalla manipolazione dei circuiti neuronali e dei segnali elettrochimici trasmessi da un neurone all’altro. Per ottenere ciò, Medaglia ipotizza l’utilizzo delle più moderne tecniche di neuroterapia.
L’idea di Medaglia è quella di utilizzare la tecnica del controllo automatico ingegneristico. Il fine è quello di creare dei feedback di retroazione nei circuiti cerebrali che, secondo la teoria dell’apprendimento, dovrebbero “fissare” nel cervello i ricordi nella memoria a lungo termine. Ricordi in questo caso artefatti che avrebbero come effetto quello di poter controllare a piacimento il comportamento e le azioni del soggetto.
Al giorno d’oggi, terapie come la stimolazione magnetica transcranica (TMS), vengono già utilizzate per trattare disturbi psichiatrici e neurologici quali schizofrenia, morbo di Parkinson e depressione. Tali terapie sfruttano l’azione dell’induzione elettromagnetica sull’attività elettrica del cervello. Altre terapie utilizzano invece metodi più invasivi e diretti come l’inserimento di elettrodi nella scatola cranica. Entrambe le tecniche, ma anche semplici segnali sensoriali visivi, uditivi, tattili e olfattivi, sono tutti papabili candidati per la trasmissione di segnali retroattivi.
Uno scenario orwelliano
Naturalmente è ancora presto per dire se questa tecnica avrà successo o no. Quel che è sicuro, però, è che le implicazioni etiche di tale studio sarebbero decisamente allarmanti, e richiederebbero la massima attenzione da parte di istituzioni e comitati bioetici.
Sarà poi inevitabile riguardare quei film di fantascienza senza provare qualche brivido in più lungo la schiena. Siamo davvero alla vigilia della nascita di una vera e propria “macchina dell’obbedienza“?
Bibliografia
- https://www.nature.com/articles/s41562-017-0119
- Medaglia, J. D., Zurn, P., Sinnott-Armstrong, W., Bassett, D. S., Mind control as a guide for the mind, https://arxiv.org/abs/1610.04134 , (2017)