Sin da bambini siamo consapevoli delle diversità individuali insite nell’essere umano.
Prima forse si scoprono quelle fisiche, riconoscendo gradualmente se stessi allo specchio e percependo alcune caratteristiche particolari non presenti nel sesso opposto o nel compagno di giochi. Successivamente, attraverso la costruzione della relazione con l’altro, si manifestano gradualmente altre differenze, spesso più legate alla componente caratteriale.
Una moltitudine di teorie sia meno recenti che più innovative ha da sempre tentato di stabilire la genesi di questi tratti dissimili, dando in misura variabile un peso all’ambiente o anche alla genetica. Non è stata ovviamente mai trovata una via unitaria che potesse dare risposta certa a queste domande, assistendo così a un proliferare di diverse ipotesi.
Una nuova ricerca potrebbe proseguire in tal senso, dando maggiormente spazio alla componente biologica in modo decisamente curioso e interessante. Si parla del sistema immunitario.
Il sistema immunitario può renderci più socievoli?
Alcuni ricercatori della Scuola di Medicina dell’Università del Virginia (UVA) sostengono infatti che alcuni elementi della nostra personalità non solo potrebbero avere un’influenza da parte di un meccanismo biologico, ma addirittura da un sistema specifico che apparentemente potrebbe sembrare sconnesso con tale componente. Si parla infatti del sistema immunitario, che avrebbe un netto potere nel controllare il comportamento sociale delle persone e la volontà di interagire col prossimo.
Sembra infatti che alcuni tratti possano essere il frutto di una risposta immunitaria a un elemento patogeno. A cosa si deve questa specifica deduzione?
L’interferone gamma: vero responsabile dei comportamenti sociali?
Gli scienziati suggeriscono che una molecola, l’interferone gamma, possa essere la chiave di volta del comportamento sociale. Essa viene prodotta dal sistema immunitario proprio per combattere agenti patogeni e, in una condizione di sua assenza (creatasi in laboratorio con sperimentazione su ratti), il cervello diventa iperattivo con conseguenze nette di minor socievolezza. Tali conseguenze spariscono se la molecola viene invece ripristinata.
Questa interessante e curiosa relazione potrebbe anche essere base feconda per un’analisi a posteriori dell’evoluzione della specie: è possibile che questo meccanismo sia stato il frutto di una sorta di compromesso tra la creazione di interazioni sociali necessarie alla sopravvivenza della specie e lo sviluppo del sistema immunitario stesso, con lo scopo di preservare l’individuo dalla diffusione degli elementi patogeni che si amplifica in presenza di contatti con gli altri.
Anche se tale indizio potrebbe spontaneamente far pensare che un eventuale malfunzionamento immunitario possa avere delle responsabilità nei deficit sociali di natura patologica, è ancora troppo presto ipotizzare una connessione così ampia. Di sicuro il terreno per prossime ricerche è già stato sondato in superficie; basterebbe avere il coraggio di andare a fondo e scoprire vizi e virtù di questa molecola.
Bibliografia: Filiano AJ et al., Unexpected role of interferon-γ in regulating neuronal connectivity and social behaviour, Nature.