Benessere e gestione animale sono due temi molto dibattuti attualmente, in Italia. Ci troviamo a condividere realtà territoriali sempre più affollate: non sempre siamo in grado di convivere serenamente con tutti gli amici domestici. Che siano i nostri, magari appena accolti in casa, o quelli del vicino. S’inizia a sentire la necessità di linee di riferimento chiare cui affidarsi con i propri compagni di vita. Prova ne è il fatto che su internet si leggono ogni giorno centinaia di domande sui social: Come accudire correttamente un cane? Cosa fare con un gatto ferito, trovato nei pressi di casa? A chi vendere un esemplare che non si ha tempo di seguire? Situazioni delicate, che vanno gestite con cognizione di causa.
E così abbiamo deciso di parlare con un’esperta in materia: Elisa Cezza, che si occupa di tutela e benessere degli animali d’affezione all’interno dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI), sezione Lombardia. Come attivista di lungo corso nella difesa dei diritti degli animali sul territorio, Elisa ha una conoscenza di prima mano sia delle criticità che dei punti forti delle amministrazioni italiane a riguardo.
Può raccontarci brevemente della sua esperienza con gli animali domestici?
Come esperta ANCI Lombardia, opero ancora da poco tempo. Ogni settore regionale di questo ente infatti nomina periodicamente una lista di esperti, riguardo varie tematiche operative delle autonomie locali. ANCI indisse un bando, per creare una short list di supporto ai vari dipartimenti, poco prima della pandemia: ho partecipato ed i risultati sono stati comunicati ad ottobre 2020.
Il mio background professionale si è sviluppato “sul campo”, perlopiù. Già da anni, infatti, lavoro per la sezione di Milano della Lega Nazionale per la Difesa del Cane. Con loro iniziai facendo volontariato, fin dal 1996/97: ho imparato moltissimo con quest’associazione, in termini pratici ed organizzativi. Collaboro inoltre con il comune di Gorgonzola e Vimodrone (in provincia di Milano) come referente dell’Ufficio Diritti Animali. Con ANCI, invece, la collaborazione iniziò nel 2017, quando sono entrata in Consulta Regionale Randagismo. Si tratta di un tavolo di lavoro: tra gli altri rappresentanti delle categorie interessate vi partecipano tre esponenti dei comuni lombardi, eletti a rotazione. Io rappresento il comune di Gorgonzola. Si è creato fin dagli inizi un buon rapporto professionale, che sono lieta di poter portare avanti.
In che cosa consiste il suo incarico con ANCI Lombardia?
Il mio compito consiste nel fornire consulenze in materia di tutela e benessere animale, laddove richiesto dalle amministrazioni comunali. Posso inoltre partecipare a tavoli di lavoro, in sede regionale o di comune, insieme ad altre figure professionali: il lavoro non manca.
Il tema della gestione animale è, infatti, ormai imprescindibile per le pubbliche amministrazioni. Circa una famiglia su tre condivide il tetto con uno o più animali. Gestirli responsabilmente è importante non solo per la loro salute: ma anche per la collettività . Un caso esemplificativo è quello del cane morsicatore, magari gestito scorrettamente dai proprietari. Si tratta di una situazione che può derivare da vari fattori: tuttavia un simile esemplare rischia di nuocere anche alla comunità in cui vive. Per esempio, ai membri della famiglia, ai passanti incontrati in passeggiata. Bisogna quindi sapere come muoversi, a chi rivolgersi in caso di bisogno… e le amministrazioni comunali non sempre hanno una figura di riferimento. Qui entrano in gioco gli U. D. A. (Uffici Diritti Animali).
Qual è la situazione in Italia riguardo agli animali d’affezione?
Tendenzialmente c’è ancora molto da fare, con problemi legati ai diversi territori. Le regioni del Nord e del Sud Italia gestiscono gli animali in modo differente tra loro. Non sempre inoltre le pubbliche amministrazioni svolgono fino in fondo il proprio dovere. Per citare un caso noto, in Italia il randagismo canino è ancora una piaga ben presente: soprattutto al centro-sud. In generale, ci sono regioni in cui le mancanze amministrative vengono colmate dal lavoro delle associazioni di volontariato.
In Lombardia possiamo dire che sono ormai pochi i cani accalappiati sul territorio. Grazie all’istituzione di anagrafe obbligatoria e microchip abbiamo raggiunto buoni risultati, negli ultimi anni. Questo modus operandi ci permette di accalappiare sempre meno esemplari sul territorio, lasciando spazio anche ad alcuni randagi provenienti da altre regioni. Diverso è invece il discorso del randagismo felino, cui si aggiunge la questione delle colonie. Dal 1° gennaio 2021 il microchip per i gatti, in Lombardia, è per fortuna diventato obbligatorio: questo aiuterà a debellare il randagismo, poco per volta. Un altro problema è quello delle staffette/movimentazioni illecite: privati o associazioni fittizie che propongono l’adozione o la vendita di cuccioli sul web, portandoli al nord con sistemi di trasporto non autorizzati.
In poche parole: se volete adottare un cane, consiglio caldamente il canile più vicino. Eviterete così di alimentare vendita/allevamento/traffici di animali e cuccioli da parte di sconosciuti disonesti. Affidarsi alle strutture del territorio fornisce maggiori garanzie. Adottare in canile (o in gattile!) significa dare casa a un animale bisognoso, sapere in anticipo quali siano le sue necessità e/o criticità , non alimentare affari illeciti sulla pelle di animali indifesi.
Cosa pensa che si potrebbe migliorare, e in che modo?
In centro-sud Italia si potrebbe sensibilizzare maggiormente riguardo: anagrafe animale, microchip, iter vaccinale. Ci sono poi realtà che invece funzionano e che qui al nord sarebbero impensabili: come nel caso dei “cani di quartiere”, gestiti dalla collettività . Un altro tema che andrebbe affrontato è quello dei cani padronali, spesso lasciati liberi di girare sul territorio anche se non sterilizzati. Penso che tutti questi obiettivi potrebbero essere perseguiti rafforzando la collaborazione tra volontari e istituzioni.
Al nord invece la situazione è un po’ diversa. A mio parere, si deve lavorare molto sulla formazione del cittadino. Troppi sono infatti coloro che si improvvisano esperti di benessere animale o che si rivolgono ai social network in situazioni d’emergenza. È importante contattare direttamente gli esperti del settore: mai improvvisare, soprattutto con gli esseri viventi. Insomma, il lavoro da svolgere è ancora parecchio!
Cosa consiglia ai lettori per la gestione del proprio animale in questa situazione di emergenza sanitaria?
Allo scoppio della pandemia eravamo tutti impreparati all’emergenza: in seguito però il Ministero della Salute ha rilasciato linee guida specifiche, ancora disponibili online. Come referente dell’Ufficio diritti animali del Comune di Gorgonzola, inoltre, io stessa ho redatto delle F.A.Q. utili a districare i dubbi dei proprietari ad inizio 2020. Le persone infatti avevano cominciato a rivolgersi alla polizia locale o al proprio comune in cerca di risposte, che andavano risolte tempestivamente.
Inoltre nel 2018 è stato stilato un Protocollo d’Intesa tra: associazioni di volontariato e Protezione Civile per il soccorso degli animali in emergenza. Le associazioni firmatarie sono: Lega Nazionale per la Difesa del Cane, ENPA, OIPA, LAV, Leidaa ed Animalisti Italiani. Il documento li ha designati come supporto alla cittadinanza, per gestire gli animali domestici in casi eccezionali. Quindi, anche in un caso di pandemia. Sulle loro pagine potete trovare numeri di riferimento cui rivolgersi, materiale informativo su come comportarsi.
In breve: vi suggerisco di affidarvi alle informazioni fornite dal Ministero della Salute, così come alle direttive del vostro veterinario, per la cura dei domestici. Le associazioni di volontariato possono supportarvi nella gestione quotidiana dei vostri pets, qualora ne aveste necessità . Le linee guida non mancano, bisogna solo riferirsi alla giuste fonti d’informazione.
Cosa pensa della gestione degli animali domestici nelle pubbliche amministrazioni?
Penso che sia essenziale educare di più i cittadini alla gestione responsabile dei propri domestici. Come? Sviluppando e distribuendo materiale informativo, per esempio in formato virtuale. Per la comunità , individuare la figura o l’ente più adatto alla propria situazione dev’essere facile e veloce. Le istituzioni dovrebbero diventare il punto di riferimento dei proprietari di pet in difficoltà .
Spesso, purtroppo, riscontro che le persone preferiscono affidarsi ai consigli di utenti casuali sui social network, invece di chiedere al proprio veterinario o alle istituzioni preposte. Questo non ha senso: è una linea di condotta che rischia di aggravare il problema iniziale. Con ANCI Lombardia ci piacerebbe lavorare proprio in questa direzione. L’educazione, insomma, dovrebbe diventare un punto di forza per la gestione degli animali d’affezione.
Secondo Lei ci sarebbe bisogno di più figure professionali per aiutare il binomio animale/padrone a sviluppare un rapporto corretto?
Gli esperti cui rivolgersi ci sono, mai come ora. Ricordo che quando ho iniziato a fare la volontaria in canile la situazione era molto più incerta. In generale, c’era molta meno informazione sui nostri quattro zampe: eppure sono ancora tanti quelli che rifiutano di affidarsi al professionista. Il primo riferimento è senza dubbio il veterinario. In caso di problemi comportamentali, può indirizzarti a chi di dovere: oppure occuparsene personalmente. Molti medici veterinari sono specializzati proprio in etologia.
Bisogna considerare che sviluppare un rapporto sereno con i propri domestici significa tutelare anche la collettività . Ricordiamoci che gli spazi condivisi, in paese ed in città , sono sempre più ampi. Occuparci del benessere animale significa migliorare la vita a tutti… È un ragionamento circolare.
Con la Lega Nazionale per la Difesa del Cane, sezione di Milano, abbiamo appena stilato un opuscolo riguardo le adozioni, in cui parliamo proprio di questo. Adottare un cane, o qualunque altro animale, è un costo non indifferente: ma anche una vera e propria responsabilità . Non sempre siamo davvero pronti per farlo. Dovremmo ricordarci sempre che “la vita cambia, gli animali restano”.
Per te che lavori molto con i cani: ci sono problematiche specifiche da affrontare con loro?
Trovo che ci siano criticità ricorrenti di due tipi. Quelle lamentate dalla collettività nei confronti del singolo animale e quelle derivanti dal comportamento dell’adottante. Un caso ben noto è quello del cane che abbaia senza sosta: un comportamento che indica, in linea generale, che l’animale viene trascurato.
Si tratta di un esempio semplice, che mostra i due lati della medaglia. Da un lato, le persone che vivono nelle vicinanze provano disagio nel sentir continuamente abbaiare. Dall’altro, è proprio il cane a richiedere più cure, oppure una gestione differente.
Probabilmente all’adozione non si è tenuto conto delle esigenze dell’esemplare, o delle attenzioni necessarie per una specie così sociale. Un cane necessita infatti non solo di contatto con il proprio nucleo familiare: ma di uscire regolarmente, di avere stimoli olfattivi e visivi. L’idea di chiuderlo semplicemente in recinto, sul balcone o in pochi metri di terra è molto limitante a livello sensoriale. Ormai dovremmo saperlo, dopo il lock down causato dal Covid-19.
Ci sono quindi più considerazioni da vagliare quando si parla di cani, tutte correlate tra loro. Ma ogni caso è da valutare singolarmente.
La pandemia ha alterato in qualche modo gli equilibri uomo-animale in Italia?
Chi si occupa di tutela animale era preparato all’eventualità che l’emergenza sanitaria riempisse le strutture di accoglienza: per fortuna invece non è stato così. Ad inizio pandemia si era diffusa la bufala che ci fosse stato un boom di abbandoni. In realtà si sono verificati perlopiù casi isolati, almeno qui in Lombardia. Parlando del Canile di Segrate, con cui lavoro, posso dire che siamo stati fortunati. Sicuramente, non tutti i territori registrano gli stessi dati.
Inoltre si sono verificate molte adozioni proprio in questo periodo, un fatto di cui siamo piacevolmente sorpresi. Per riassumere: direi che gli equilibri uomo-animale con la pandemia non sono stati stravolti. Nonostante casi negativi isolati, in Lombardia le persone hanno rafforzato o comunque mantenuto il proprio rapporto con gli animali domestici.
Cosa accade agli animali rimasti orfani per l’emergenza sanitaria?
In caso di proprietario deceduto, i primi ad occuparsi dell’animale sono spesso i familiari o gli amici. Se invece la rete di contatti personali non si fa carico dell’esemplare, restano i rifugi per cani e gatti. Per altre categorie di animali, ci si può rivolgere agli enti delle associazioni presenti sul territorio. Lo stesso accade in caso di ospedalizzazione temporanea del proprietario. Per fortuna, le famiglie lombarde si son tenute ben stretti i loro animali durante questo periodo difficile. Hanno fatto di tutto per evitare che cani e gatti finissero in rifugio, anche solo per brevi periodi.
Andiamo oltre gli animali da compagnia tradizionali: qual è lo scenario riguardante gli esotici, in Italia?
La mia esperienza riguarda prevalentemente gli animali da compagnia canonici. Tuttavia credo che scegliere un esotico sia un’opzione con più criticità . Si tratta spesso di specie impegnative da mantenere in casa, con esigenze particolari. Per esempio: tenere un serpente in terrario significa occuparsi di diversi parametri ambientali, quali temperatura e umidità . Si tratta di un costo, di un impegno costante. Spesso una responsabilità maggiore di quanto richiesto da un animale domestico.
Una considerazione da tenere a mente è che i social networks sembrano incidere molto sulla scelta di ospitare specie esotiche in casa. Da un lato queste piattaforme facilitano la vendita tra privati: con il tratto leggero di chi vende un oggetto, anziché un essere vivente. Inoltre i social incrementano le possibilità di acquisto di animali “illegali”, esotici o selvatici. A me personalmente è capitato di incappare in un privato che deteneva due gheppi in casa propria, per citare un caso.
La fruibilità di questi strumenti informatici è un’arma a doppio taglio però, visto che tutti possono accedervi: anche le autorità . Non conosco in dettaglio i dati riguardanti gli animali esotici in Italia ma penso che, ancora una volta, l’educazione dei cittadini sia essenziale. Per ridurre le criticità e magari per diminuire la frequenza di compravendita di animali alloctoni.
In Italia esistono situazioni “non convenzionali” problematiche per quanto riguarda gli animali?
La situazione simbolo della tua domanda è senza dubbio il circo con animali: una tematica delicata, spesso fraintesa. Si tratta infatti di un caso in cui esemplari di varie specie vengono mantenuti in condizioni innaturali, anche se sono nati in cattività . Condizioni che ormai la collettività inizia a rigettare, ma che persistono a causa dell’apparato legislativo italiano. Parlando del classico caso in cui una petizione vieta al circo di accamparsi su suolo comunale: è un provvedimento parziale, che il circo potrebbe utilizzare per una rivalsa legale. Questo perché lo stato riconosce ancora una funzione sociale ai circhi con animali, secondo la legge 337 del 18 marzo 1968. Senza considerare che trovare spazio e risorse dove ospitare gli animali circensi, una volta “liberati”, non è sempre facile.
Un’altra categoria di casi particolari è quella di chi si appella ai social per rimediare consigli sulla cura di animali selvatici. Un privato cittadino rinviene un esemplare in difficoltà : un implume caduto dal nido, per citare un classico. Ripeto allora quanto già affermato in precedenza. Mai, mai improvvisarsi veterinari: rivolgetevi a chi lo fa di professione, oppure ad enti specializzati. In questo frangente, il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) più vicino o il centro LIPU della vostra zona possono darvi il giusto supporto.
Convivere serenamente con gli animali è possibile! Affidiamoci sempre a chi ne sa più di noi: soprattutto per il benessere degli esseri viventi.