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Gipeto: il rapace più grande d’Italia

Una breve descrizione del gipeto, il rapace più grande della fauna italiana, estintosi a inizio ‘900 ma recentemente reintrodotto con successo sull’arco alpino. Gypaetus barbatus è un rapace appartenente alla sottofamiglia Aegypiinae, che comprende gli avvoltoi diffusi in Eurasia ed Africa. Viene chiamato anche avvoltoio barbuto, a causa del caratteristico ciuffo di penne sotto al becco, o avvoltoio degli agnelli, a causa delle storie che lo descrivevano come uno sterminatore di greggi.

Descrizione e comportamento

Questo animale detiene il record di dimensioni tra i rapaci presenti in Italia. La sua apertura alare, infatti, può sfiorare i tre metri, ben maggiore dei 2,3 metri raggiunti dalla più nota aquila reale, mentre il peso si aggira sui 6-7 kg.. Le dimensioni sono simili in entrambi i sessi, così come il piumaggio.

Peculiari, oltre alle dimensioni, sono anche le abitudini alimentari di questa specie. Il gipeto è un animale necrofago, come tutti gli avvoltoi, e basa quindi la sua dieta sulle carogne; questo animale si è però specializzato nel consumare le ossa degli animali morti, che arrivano a rappresentare il 90% della sua dieta. Le ossa vengono consumate intere o lasciate cadere su precise rocce al fine di raggiungere il midollo.

                                                           Gipeto, foto d Ladakh Trek

Il gipeto è una specie caratteristica di ambienti montani, dove si insedia in territori di circa 300 kilometri quadrati per coppia. L’ampiezza del territorio è necessaria al ritrovamento di un adeguato numero di animali morti, sia selvatici che domestici.

Le coppie di gipeti nidificano su pareti rocciose, deponendo uno o due uova ogni anno. Sull’arco alpino la schiusa avviene generalmente a marzo, e l’involo si verifica dopo circa tre mesi.

Distribuzione e conservazione

Il gipeto è diffuso, con una popolazione mondiale stimata in 50000 coppie, su tutte le catene montuose euroasiatiche e africane.

In Europa la specie è presente con un numero limitato di coppie e in popolazioni frammentate. Il gipeto si è estinto in tutto l’arco alpino all’inizio del novecento; l’ultimo esemplare italiano fu ucciso nel 1913 in val d’Aosta. L’estinzione di questa specie fu causata dalla persecuzione diretta da parte dell’uomo, che la riteneva erroneamente dannosa per il bestiame. Il gipeto inoltre, come altri avvoltoio, godeva della singolare, e sbagliata, reputazione di rapitore di bambini.

Questa specie, come altre, è stata però oggetto di un progetto di reintroduzione e conservazione coronato da successo. A partire dagli anni ’80, centinaia di individui allevati in cattività sono stati liberati in tutto l’arco alpino e in altre aree montuose europee; sulle Alpi è ora presente una popolazione vitale stimata in oltre 250 esemplari, e la specie è regolarmente osservata in aree protette come il Parco dello Stelvio, quello del Gran Paradiso e sulle Alpi Marittime.

Un successo, dunque, nella reintroduzione di una specie poco conosciuta, ma sicuramente carismatica e caratteristica della fauna alpina.

Approfondimento: Progetto internazionale di monitoraggio

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