L’estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene, avvenuta circa 66 milioni di anni fa, fu uno dei più catastrofici eventi nella storia della vita: circa il 75% della fauna venne spazzata via, tra cui gran parte dei dinosauri. I piccoli organismi sopravvissuti cominciarono dunque a occupare le grandi nicchie ecologiche lasciate libere dai giganti estinti, raggiungendo rapidamente anche taglie ragguardevoli. A differenza però della concezione comune, non furono solo i mammiferi a monopolizzare gli ecosistemi terrestri; alcuni uccelli, infatti, raggiunsero dimensioni impressionanti, tali da renderli i più grandi animali del loro tempo: Gastornis fu proprio uno di loro, un genere di uccelli terricoli vissuti nell’attuale Europa tra i 56 e i 45 milioni di anni fa.
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Morfologia di Gastronis
Gastornis era un uccello dalle dimensioni impressionanti, capace di raggiungere i 2 m di altezza e i 200 kg di peso, più di qualsiasi uccello odierno! Questo, insieme al fatto di possedere delle ali ridotte, lo rendeva completamente inetto al volo. Nonostante l’apparenza, non era strettamente imparentato con struzzi e casuari, ma bensì con gli anseriformi, gruppo che comprende odiernamente oche e anatre. Le zampe erano invece tozze e inadatte alla corsa.
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I primi resti vennero ritrovati nei pressi di Parigi nel 1855, ma a causa della loro frammentarietà vennero scambiati per una gru gigante. Dal XX secolo in poi, però, i paleontologi ritrovarono nuovi fossili, tra cui un cranio quasi completo, che permisero di conoscere la sua reale struttura scheletrica. Il suo tratto distintivo era sicuramente il becco, estremamente alto e robusto, simile in proporzione a quello di un fringuello.
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Gastornis, carnivoro o erbivoro?
Per lungo tempo si pensò che Gastornis fosse un predatore di piccoli mammiferi, che nel suo ecosistema superavano raramente le dimensioni di un capriolo. L’animale, secondo questa ipotesi, usava il becco come un grosso martello, che colpiva a morte la preda.
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Recenti scoperte, tuttavia, hanno completamente rivoluzionato la visione di questo animale, suggerendo che fosse prettamente erbivoro. Il becco era sì grande, ma compresso ai lati e privo di uncino, caratteristiche poco idonee a cibarsi di carne. La forza del morso era assai elevata, mostrando una certa somiglianza coi pappagalli, che usano il forte becco per spaccare frutti e noci[4].
Le zampe, essendo tozze e inadatte alla corsa, erano utili per sostenere la grande massa corporea e scavare alla ricerca di tuberi. Uno studio, per cercare conferma della dieta erbivora, ha preso in analisi gli isotopi di calcio nelle ossa di Gastornis: i valori riscontrati erano simili a quelli di struzzi, fringuelli e ungulati, animali che si nutrono proprio di materia vegetale[1].
Habitat e distribuzione
Gastornis visse in pieno l’optimum climatico del Cenozoico. In questo periodo, le temperature globali erano più alte rispetto a quelle odierne, permettendo la crescita di foreste subtropicali anche alle medie latitudini, Europa compresa[2]. In questo lussureggiante bioma, Gastornis condivideva il territorio con una fauna diversificata e inusuale, tra cui i piccoli antenati degli equini e dei coccodrilli.
Nonostante i primi fossili vennero ritrovati in Europa, si hanno prove che Gastornis si diffuse anche in Asia e Nord America. Ciò è in apparenza strano, dato che 50 milioni di anni fa l’Europa costituiva una gigantesca isola. È probabile quindi che dei ponti di terra unissero periodicamente l’Europa al resto delle terre emerse: molti animali ne approfittarono per ampliare il loro areale, tra cui anche Gastornis.
Le popolazioni di Gastornis extraeuropee però furono anche le prime ad estinguersi. Le cause sono ancora sconosciute, ma le più probabili restano i cambiamenti climatici: verso la fine dell’Eocene cominciò infatti un drastico raffreddamento globale che fece scomparire le foreste tropicali delle alte latitudini, rimpiazzate da ampie praterie.
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Gastornis fino al Circolo Polare Artico
È ufficiale, gli uccelli giganti alti due metri che sono i Gastornis zampettavano addirittura nei pressi del Circolo Polare Artico, intorno a 53 milioni di anni fa! La scoperta viene da una ricerca della Chinese Academy of Sciences di Pechino in collaborazione con la University of Colorado di Boulder[3]: insieme, le due istituzioni hanno descritto un singolo osso di Gastornis ritrovato nell’isola di Ellesmere, l’isola canadese più vicina al Polo Nord; tale reperto risulta molto simile a un altro osso ritrovato precedentemente nel Wyoming (Stati Uniti) al quale è stata attribuita la stessa datazione.
In realtà, il fossile di Gastornis proveniente dall’isola di Ellesmere è stato discusso dai paleontologi fin da quando fu ritrovato negli anni Settanta, ma solo nel 2016 è stato adeguatamente descritto ed esaminato.
53 milioni di anni fa, il clima e la vegetazione dell’isola di Ellesmere erano molto simili a quelli presenti oggi nel sud-est degli Stati Uniti, dove abbondano le paludi di cipressi. Le rilevazioni di altri fossili nella zona evidenziano che l’isola, adiacente alla Groenlandia, ospitava tartarughe, alligatori, primati e altri mammiferi che oggi non vi potrebbero abitare a causa della temperatura troppo rigida che arriva a toccare i –40°C durante l’inverno.
Conclusioni
La ricerca sul Gastornis può avere delle ricadute nello studio dell’eventuale ripopolamento del Circolo Polare Artico in seguito al riscaldamento climatico in corso; infatti, i grandi ghiacci dell’Artico si stanno sciogliendo dopo aver resistito per millenni. Venire a conoscenza delle specie che abitavano la zona in un’epoca decisamente più temperata può fornire degli ottimi indizi sulle specie che, in futuro, potrebbero tornare nei dintorni dell’isola di Ellesmere grazie alle condizioni ambientali nuovamente favorevoli.
Articolo redatto da Andrea Pontalti (corpo principale) e Flavio Alunni (“Gastornis fino al Circolo Polare Artico” e “Conclusioni”).
Referenze
- Angst, D., et al. (2014). Isotopic and anatomical evidence of an herbivorous diet in the Early Tertiary giant bird Gastornis. Implications for the structure of Paleocene terrestrial ecosystems. Naturwissenschaften, 101(4), 313-322;
- Grein, M., et al. (2011). Reconstruction of the middle Eocene climate of Messel using palaeobotanical data. Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie-Abhandlungen, 260(3), 305-318;
- Stidham, T. A., & Eberle, J. J. (2016). The palaeobiology of high latitude birds from the early Eocene greenhouse of Ellesmere Island, Arctic Canada. Scientific reports, 6, 20912;
- Witmer, L. M., & Rose, K. D. (1991). Biomechanics of the jaw apparatus of the gigantic Eocene bird Diatryma: implications for diet and mode of life. Paleobiology, 95-120.
Immagine in evidenza di Esther van Hulsen, Deviantart.