Il corpo umano è in grado di guarire da solo molte ferite acute come tagli e abrasioni. Tuttavia, alcune di queste possono diventare croniche andando incontro a processi di guarigione lenti e difficoltosi contraddistinti da alterazioni della normale rigenerazione dei tessuti dovute a svariati fattori come:
- diabete;
- obesità ;
- problemi cardiocircolatori;
- avanzamento dell’età .
Le ferite croniche rappresentano una delle principali problematiche per il sistema sanitario andando a impattare negativamente sia sull’aspetto economico che sociale. Le persone affette da ulcerazioni croniche spesso risentono di tale problematica nello svolgere le attività quotidiane a causa del dolore e dei fastidi causati[1].
Processo di guarigione delle ferite
Il processo di guarigione delle ferite è estremamente complesso e dipende dall’interazione di svariati fattori finemente regolati che puntano al ripristino del tessuto. La sequenza di eventi che porta a guarigione avviene spontaneamente nelle ferite superficiali e in individui sani. Al verificarsi di una ferita si attivano processi che tendono a ripulire il tessuto da materiali estranei, data la perdita di integrità , riportando la cute a uno stato di normalità .
Le fasi principali della guarigione delle ferite sono quattro:
- emostasi;
- infiammazione;
- proliferazione;
- rimodellamento tissutale.
Nella fase di emostasi il nostro organismo mette in atto delle strategie che servono a bloccare la fuoriuscita ematica. Il danno vascolare attiva una serie di eventi che portano alla coagulazione del sangue e all’attivazione delle piastrine.
Segue subito la fase infiammatoria sostenuta dalle piastrine attivate e dalle cellule del sistema immunitario che iniziano a produrre molecole infiammatorie come citochine e chemochine. La fase infiammatoria permette l’attività del sistema immunitario di prevenire eventuali infezioni e avviare processi di rigenerazione.
La fase proliferativa vede come protagonisti cellulare i fibroblasti che iniziano a proliferare e a depositare nuova matrice extracellulare che poi man mano si arriva alla ri-epitelizzazione del tessuto, grazie ai cheratinociti, alla formazione di nuovi vasi e alla rigenerazione delle terminazioni nervose. Al termine del processo di guarigione vi è il rimodellamento del tessuto, si ha la produzione di collagene che conferisce al nuovo tessuto resistenza ed elasticità [2, 3].
Ulcere croniche
L’ulcera cronica è caratterizzata da un processo di guarigione alterato. L’ipossia tessutale locale, il trauma ripetitivo e la pesante carica batterica combinati con le risposte (cellulari e sistemiche) alterate dell’ospite allo stress si traducono in una condizione che impedisce la fase proliferativa della guarigione. Il microambiente ostile che si viene a instaurare disturba il delicato equilibrio che si determina nella guarigione delle ferite acute.
Anche l’invecchiamento contribuisce e facilita la formazione di ulcerazioni croniche a causa dei cambiamenti che coinvolgono la risposta infiammatoria e il processo rigenerativo. La presenza di patologie vascolari come ipertensione e aterosclerosi rappresenta un altro fattore predisponente in quanto conducono ad alterazioni del flusso sanguigno. Vi sono poi patologie, come il diabete e la sindrome metabolica, che conducono ad alterazioni biochimiche che intervengono nella genesi delle ulcere croniche.
Terapia delle ulcere croniche
Oltre alla terapia chirurgica esiste in commercio un’ampia gamma di prodotti che può essere usata per le medicazioni delle ulcere croniche e per prevenire l’insorgenza di infezioni grazie all’addizione di agenti antibatterici. Le medicazioni tradizionali sono rappresentate da garze in vari materiali, dal cotone al nylon, e hanno la funzione di isolare la lesione dall’ambiente esterno e assorbire l’essudato prodotto dalla ferita.
Le medicazioni tradizionali, però, presentano diversi svantaggi:
- asportazione accidentale del tessuto di granulazione al momento del cambio;
- disidratazione;
- scarso drenaggio della ferita;
Pertanto sono poco utilizzate e vengono spesso sostituite da medicazioni avanzate (idrofibre, idrocolloidi, alginati) che hanno il compito di mantenere costante la temperatura e l’umidità del microambiente dell’ulcera facilitando il processo di guarigione.
Tali medicazioni:
- hanno una buona capacità assorbente;
- consentono gli scambi gassosi con l’ambiente esterno;
- sono impermeabili all’ingresso di microrganismi;
- non aderiscono all’area cutanea della lesione e quindi risultano facilmente sostituibili.
Alle moderne medicazioni possono spesso essere applicati degli adiuvanti come, ad esempio, fattori di crescita e cellule staminali che, interagendo con il microambiente della ferita, possono accelerare e facilitare il processo di guarigione.
In particolare, da molti anni la medicina rigenerativa si è avvalsa dell’uso di Plasma Ricco di Piastrine (PRP), quale sorgente di fattori biologicamente attivi da combinare a biomateriali/scaffold di diversa natura per ottimizzarne il rilascio nel sito della lesione.
Gli scaffold possono essere sia di origine naturale che sintetica, possono essere materiali stabili o che si biodegradano nel tempo nel corpo umano. Devono essere biocompatibili e caratterizzati da una porosità adeguata che permetta alle cellule, ai nutrienti e ai fattori di crescita di attraversarli. Esempi di materiali per gli scaffold sono rappresentati da collagene, fibrina e l’acido ialuronico[4, 5].
Conclusioni
La medicina rigenerativa rappresenta una carta importante da poter giocare nel trattare questo tipo di lesioni. Utilizza una combinazione di svariati approcci tecnologici, sia d’uso consolidato che emergente, che spesso stimolano e sostengono la capacità autorigenerante dell’organismo. Si tratta, ad esempio, dell’uso di molecole solubili, di terapia genica, di terapia con cellule staminali, di ingegneria dei tessuti e riprogrammazione cellulare. Quindi la sfida che la medicina rigenerativa si propone è quella di rigenerare i tessuti potenziando i meccanismi di riparazione propri dell’organismo oppure mediante la realizzazione di dispositivi ingegnerizzati idonei a ricostruire un tessuto o un organo. Continuare a investire in ricerca e sviluppo risulta ancora essere un’arma vincente al fine di trovare delle strategie che ci permettano di avere armi in più nella lotta alle patologie.
Referenze
- Abdallah S Daar, H. L. G. A proposed definition of regenerative medicine. JOURNAL OF TISSUE ENGINEERING AND REGENERATIVE MEDICINE 179–184 (2007) doi:10.1002/term.
- Cañedo-Dorantes, L. & Cañedo-Ayala, M. Skin acute wound healing: A comprehensive review. International Journal of Inflammation 2019, (2019).
- Andia, I. & Abate, M. Platelet-rich plasma: underlying biology and clinical correlates. Regenerative Medicine 8, 645–658 (2013).
- Anitua, E., Tejero, R., Alkhraisat, M. H. & Orive, G. Platelet-rich plasma to improve the bio-functionality of biomaterials. BioDrugs 27, 97–111 (2013).
- Everts P, Onishi K, Jayaram P, Lana JF, Mautner K. Platelet-Rich Plasma: New Performance Understandings and Therapeutic Considerations in 2020. Int J Mol Sci. 2020 Oct 21;21(20):7794. doi: 10.3390/ijms21207794. PMID: 33096812; PMCID: PMC7589810.