Energia del futuro – Quale, come e quando. Lo sfruttamento dell’energia, in passato come nel futuro, ha subito e subirà, al pari di tutte le altre attività umane, una lunga evoluzione. Evoluzione in cui, fra innovazioni tecnologiche, variazioni di esigenze antropiche e scoperte di nuove metodologie di conversione, si può comunque notare un filo conduttore: la smaterializzazione, o meglio la decarbonizzazione dell’energia. Un processo del quale si riporta la descrizione e anche, come sembra, la destinazione finale, ossia l’intensificarsi del ricorso all’energia nucleare… sarà davvero così?
Energia del futuro e la decarbonizzazione
La decarbonizzazione dell’energia indica un processo di progressiva diminuzione nel tempo del rapporto carbonio/idrogeno (C/H) nelle diverse fonti di approvvigionamento energetico.
In effetti, la storia ci dice che una delle più antiche fonti primarie di energia è stata la legna, caratterizzata da un rapporto C/H pari a 10, vale a dire che per ogni atomo di idrogeno erano presenti dieci atomi di carbonio.
La Rivoluzione Industriale di fine ‘700 ha sostituito la legna col carbone, assurto a principale fonte di energia della società umana e capace di generare calore, energia e forza vapore. Rispetto alla legna il carbone ha soltanto due atomi di carbonio per ogni atomo di idrogeno, per cui il rapporto C/H scende da 10 a 2.
Il Novecento ha poi avviato un consumo intensivo di petrolio e in pochi decenni, grazie anche alla diffusione dei motori a scoppio, ha affiancato l’oro nero al carbone tra le fonti primarie di energia, riducendo ulteriormente il rapporto C/H a 1/2, ossia contando, per ogni atomo di carbonio, due atomi di idrogeno.
Il lungo processo di decarbonizzazione ha trovato, alla fine del XX secolo, una ulteriore spinta con la diffusione del gas naturale caratterizzato da un rapporto C/H pari a 1/4, il più basso tra le fonti di energia fossile.
L’energia del futuro, a quanto pare, dovrà sfruttare sempre meno carbonio e sempre più idrogeno…
Meglio l’idrogeno del carbonio
In sostanza, ogni nuova fonte d’energia fin qui susseguitasi nel corso della storia della civiltà umana, ha avuto il pregio di contenere un tenore di carbonio decrescente e quindi di emettere meno anidride carbonica (gas serra) della precedente.
Dal punto di vista storico, quindi, si osserva una oggettiva tendenza delle innovazioni tecnologiche a favorire gli atomi di idrogeno rispetto a quelli di carbonio. Un fenomeno conosciuto anche con il nome di smaterializzazione dell’energia in quanto nel tempo, grazie alla diminuzione degli atomi di carbonio, i combustibili sono divenuti meno pesanti e meno ingombranti.
L’energia del futuro sarà nucleare?
E l’energia del futuro? Come sarà?
La logica sembrerebbe dare via libera all’idrogeno tout court, in cui il rapporto C/H è pari a… zero, il minore in assoluto. Ma c’è chi non si trova d’accordo con questa linea di pensiero, “declassificando” addirittura l’idrogeno da fonte di energia a vettore energetico (come è l’elettricità) e cedendo piuttosto lo scettro di fonte di energia del futuro pulita (dal punto di vista delle emissioni serra) all’uranio e ad altri materiali nucleari, anch’essi a bassissimo o nullo rapporto C/H… chissà chi avrà ragione?
Potrebbero interessarti anche: