Anche dopo le elezioni politiche del 4 marzo 2018 la scienza italiana potrebbe rimanere poco sostenuta e finanziata rispetto agli altri paesi europei. Una ipotesi avanzata dalla rivista Nature, che in un articolo firmato da Alison Abbott sottolinea come, in campagna elettorale, il settore Ricerca e Sviluppo sia stato oscurato da temi ben più presenti come ad esempio l’Euro e l’immigrazione. Secondo la più importante rivista scientifica del mondo, l’unico dibattito politico legato alla scienza ruoterebbe intorno ai vaccini, dopo di che, ci sarebbe il vuoto.
In breve, il sistema della ricerca scientifica in Italia si troverebbe in uno stato davvero precario, addirittura «sull’orlo del collasso», sebbene l’Italia abbia punti di grande eccellenza, soprattutto nel campo biomedico e in quello della fisica delle particelle, e nonostante produca più pubblicazioni scientifiche di ogni altro paese europeo (a eccezione del Regno Unito) per unità di spesa in ricerca e sviluppo.
Nature traccia un profilo del Sistema Scienza italiano in pieno declino, cioè non modernizzato, dai fondi sempre più esigui, dalla burocrazia soffocante e dalle nuove assunzioni accademiche sempre più complicate. Ma la rivista si focalizza più che altro sulla politica, e sostiene che il peso politico, appunto, delle organizzazioni scientifiche in Italia sarebbe insufficiente per incentivare un cambiamento di rotta.
Sullo stesso argomento di Nature, stavolta in casa nostra, c’è stata una iniziativa del movimento Dibattito Scienza che ha dato risultati scoraggianti. Dibattito Scienza ha rivolto 10 domande a tutti i partiti politici che si presenteranno alle elezioni del 4 marzo 2018, domande semplici, sui temi della scienza e della ricerca, alle quali, però, hanno risposto solamente 5 liste elettorali.
Le domande e le risposte dell’iniziativa sono state pubblicate sul sito di Dibattito Scienza. Una delle domande, in particolare, sembra cogliere l’essenza del problema: «Nel 2016 l’Italia ha investito in ricerca e sviluppo l’1,29% del Pil (dati Eurostat), contro il 2,03% della media UE. Vi impegnate ad aumentare gli investimenti in ricerca, adeguandoli agli standard europei?».