La maggior parte delle donne presenta uno stato di malessere generale durante il periodo mestruale. Tuttavia, in alcune, i disturbi legati al ciclo possono essere più seri e determinare dolori molto intensi, a volte invalidanti. Parliamo in questo articolo dei dolori mestruali, di come essi originano e di come porvi rimedio.
Cenni di fisiologia
La vita fertile della donna è caratterizzata da variazioni ritmiche mensili della secrezione degli ormoni sessuali e da corrispondenti modificazioni a carico delle ovaie e degli altri annessi dell’apparato riproduttivo. L’insieme di queste modificazioni costituisce il ciclo ovarico della donna (o, impropriamente, il ciclo mestruale), che dura mediamente 28 giorni. In realtà, la durata del ciclo può ridursi a 20 giorni o aumentare a 45 anche in donne del tutto normali.
Gli eventi più significativi del ciclo sono due:
- la liberazione dalle ovaie di un solo uovo maturo per ciclo, per cui di solito può cominciare a svilupparsi un solo embrione per volta;
- l’endometrio (la mucosa che riveste l’interno della cavità uterina) si modifica in anticipo, in modo da essere pronto per l’impianto dell’uovo fecondato nel periodo utile del ciclo.
Se l’uovo non viene fecondato, si manifesta la mestruazione. Questo è un processo provocato dalla brusca caduta di ormoni (estrogeni e soprattutto progesterone) che si realizza alla fine del ciclo, da cui consegue una minore stimolazione delle cellule endometriali. L’endometrio infatti regredisce rapidamente, il suo spessore si riduce. I tortuosi vasi sanguigni presenti nella mucosa endometriale vanno incontro a vasospasmo causato dalla liberazione di sostanze vasocostrittrici, come le prostaglandine, che sono presenti in abbondanza in questo momento.
Il vasospasmo, il diminuito apporto di nutrienti e la sospensione della stimolazione ormonale scatenano un processo di necrosi dello strato più superficiale dell’endometrio: comincia a fuoriuscire sangue, si manifestano aree emorragiche, e in corrispondenza di queste zone gli strati esterni necrotizzati dell’endometrio si staccano progressivamente dalla parete uterina.
Entro 48 ore circa dall’inizio della mestruazione, gli strati superficiali dell’endometrio saranno tutti sfaldati. Il tessuto sfaldato e il sangue nella cavità uterina, a cui si somma l’azione facilitante la contrattilità delle prostaglandine e di altri composti liberati dal tessuto in demolizione, fanno contrarre le pareti dell’utero e il suo contenuto viene così espulso. La perdita di sangue cessa entro 4-7 giorni dall’inizio della mestruazione poiché dopo questo periodo l’endometrio è già completamente riepitelizzato.
Quando la periodicità del ciclo mestruale è alterata e le mestruazioni presentano anomalie nel ritmo (cadenza fortemente irregolare), o quando mostrano anomalie nella quantità o nella durata, oppure si associano o sono precedute da una sintomatologia più o meno importante, subentrano i cosiddetti disturbi del ciclo mestruale.
I disturbi del ciclo mestruale
Le mestruazioni dolorose vengono definite con il termine dismenorrea, che deriva dal greco e significa letteralmente “flusso mensile difficoltoso”. La dismenorrea non va confusa con la sindrome premestruale che è, invece, rappresentata da sintomi fisici e psicologici che precedono il periodo mestruale (ad esempio irritabilità, sbalzi d’umore, gonfiore addominale, tensione mammaria, insonnia, cefalea, lombalgia ecc.). Tipo ed intensità di tali sintomi sono estremamente soggettivi e possono variare di mese in mese. Compaiono da due settimane prima a poche ore prima dell’inizio della mestruazione, per poi, generalmente, regredire.
Con il termine “amenorrea” si definisce un altro disturbo del ciclo mestruale, una condizione caratterizzata dall’assenza della mestruazione (l’amenorrea è fisiologica solo prima della pubertà, nel corso della gravidanza e dell’allattamento, dopo la menopausa).
Durante l’età riproduttiva, flussi mestruali irregolari per ritmo o durata oppure troppo abbondanti o insolitamente scarsi possono essere patologici. Ogni sanguinamento vaginale che si verifica prima della pubertà o dopo la menopausa è da considerarsi, fino a prova contraria, patologico.
I dolori mestruali
La mestruazione dolorosa, cioè la dismenorrea, rappresenta un problema piuttosto comune. Riguarda infatti circa il 90% delle donne in fase di ciclo mestruale e nel 30% dei casi il dolore è talmente severo e invalidante da compromettere le normali attività quotidiane, causando anche assenze nei luoghi di studio o di lavoro.
Cause
La dismenorrea può essere primaria cioè non correlata ad una causa organica patologica oppure secondaria ad altri disturbi a carico dell’apparato riproduttivo femminile o di altre sedi. La dismenorrea primaria esordisce spesso nell’adolescenza e, di solito, la sintomatologia tende a regredire con l’avanzare dell’età e dopo eventuali gravidanze. Il dolore pelvico (la regione pelvica è la parte del corpo compresa tra addome e arti inferiori) si manifesta solo durante i cicli mestruali in cui viene rilasciato l’ovulo, e si pensa che derivi dalle prostaglandine secrete durante la mestruazione.
Quando l’endometrio si sfalda, e quindi ha inizio la mestruazione, tali sostanze provocano intense contrazioni uterine: alti livelli di prostaglandine (tipici delle donne con dismenorrea primaria) sono correlati ad aumentati dolori mestruali. Queste intense contrazioni uterine si associano ad una diminuzione del flusso ematico con riduzione dell’apporto di sangue all’utero e aumento della sensibilità nervosa periferica, con conseguente dolore.
Si ritiene, inoltre, che le prostaglandine, andando a incrementare le contrazioni peristaltiche della mucosa gastroenterica, siano responsabili (almeno in parte) anche di nausea, vomito e di quell’insieme di disturbi infiammatori intestinali che spesso accompagnano la mestruazione, come episodi di colite e diarrea.
La dismenorrea secondaria può manifestarsi in momenti diversi della vita della donna e ha, generalmente, una causa organica clinicamente rilevabile, come ad esempio l’endometriosi, i fibromi, la sindrome da congestione pelvica e la malattia infiammatoria pelvica. A volte, il dolore è causato dal passaggio del flusso mestruale in una cervice ristretta (stenosi cervicale), condizione che può derivare da traumi, infezioni o interventi chirurgici. Il dolore addominale da altre cause, riconducibile ad esempio alla presenza di aderenze tra le strutture addominali (fasce di tessuto fibroso-cicatriziale dovute a un precedente intervento, a un’infezione o a uno stato infiammatorio), può aggravarsi nel corso del periodo mestruale.
Sono stati identificati dei fattori che aumentano il rischio di dismenorrea e possono aggravarne i sintomi. Tra questi si ricordano: il fumo, la familiarità (essere figlie o nipoti di una donna che soffre di dismenorrea), menarca (primo flusso mestruale) in età precoce, periodi mestruali lunghi.
Sintomatologia
Il dolore compare nell’addome inferiore e spesso si irradia alla regione lombare o agli arti inferiori. Ha tipicamente un carattere ciclico, crampiforme, ma può essere anche un dolore sordo e costante. In genere, ha inizio simultaneamente alle perdite mestruali e tende a diminuire gradualmente nelle successive 12-72 ore. Altri sintomi frequenti comprendono cefalea, nausea, stipsi, diarrea, urgenza minzionale e talvolta può verificarsi il vomito. Inoltre, quando presenti, i sintomi della sindrome premestruale possono persistere per una parte o per l’intera durata della mestruazione.
Rimedi
Per combattere i sintomi della dismenorrea si consigliano innanzitutto il riposo, un’attività fisica regolare, l’astensione da alcol e tabacco e una dieta sana ed equilibrata. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) rappresentano generalmente il trattamento più efficace, in quanto inibiscono le prostaglandine e alleviano così il dolore. Un farmaco antiemetico può essere utile per la nausea e il vomito, sebbene tali disturbi scompaiono anche senza trattamento con la remissione del dolore.
In assenza di controindicazioni può essere prescritta una pillola anticoncezionale, che blocca il rilascio dell’ovulo dalle ovaie (ovulazione) ed è spesso efficace nel ridurre l’intensità dei crampi mestruali. Solitamente si tratta di una terapia consigliata per risolvere contemporaneamente più problematiche, in particolare nelle donne che richiedono anche un metodo contraccettivo.
L’applicazione locale di calore, l’assunzione di integratori a base di vitamina B1, B6, E o magnesio possono essere, in varia misura, utili nel trattamento della sintomatologia dolorosa. Gli acidi grassi omega-3 (dagli oli di pesce o dall’olio di semi di lino) contrastano la produzione di prostaglandine e pertanto possono rappresentare un aiuto per combattere la dismenorrea, sia sotto forma di integratori sia direttamente attraverso il consumo di pesce azzurro, salmone, oli vegetali come quello dei semi di lino. Tra gli altri trattamenti non farmacologici figurano l’agopuntura, le tecniche yoga e di meditazione, la psicoterapia.
In presenza di una dismenorrea secondaria, la terapia dipende dalla patologia organica di base perché è attraverso il trattamento di quest’ultima che sarà possibile eliminare o ridurre il dolore.
Bibliografia
- Guyton e Hall. Fisiologia medica. Elsevier – Masson editore
- Harrison. Principi di medicina interna. Vol.1. McGraw Hill editore