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Disturbo post-traumatico da stress

Stati emotivi, alterazioni del cervello, varianti e diagnosi

Il disturbo post traumatico da stress (noto anche come PTSD) è l’unico disordine mentale le cui cause si possano considerare note. Questo disturbo, infatti, scaturisce dal coinvolgimento di un individuo in un evento che rappresenti una minaccia per l’integrità fisica, per se stessi e/o per gli altri, e che induca una risposta di intensa paura, impotenza e orrore. Questa condizione traumatica si può manifestare in persone di tutte le età, dai bambini e adolescenti alle persone adulte, e si può verificare anche nei familiari, nei testimoni, nei soccorritori coinvolti in un evento traumatico.

Il PTSD è stato anche denominato nevrosi da guerra proprio perché, inizialmente, riscontrato nei soldati che erano rimasti coinvolti in combattimenti o situazioni belliche particolarmente drammatiche (si pensi ad esempio ai reduci della guerra in Vietnam).

Alterazioni funzionali e strutturali del cervello

Nel corso degli anni sono stati effettuati diversi studi su modelli umani e animali ed è stato dimostrato che il cervello degli individui affetti da PTSD subisce diverse alterazioni, tanto strutturali quanto funzionali. Tra le tante cose, si può ad esempio osservare una alterazione nella produzione degli ormoni coinvolti nella risposta allo stress e alla paura. Sembrerebbe particolarmente coinvolta in questo genere di disfunzione l’amigdala, una piccola ghiandola endocrina posta alla base del cervello.

Inoltre, in questa condizione sarebbero presenti modificazioni nei livelli di neurotrasmettitori in grado di agire sull’ippocampo generando, di conseguenza, alterazioni nella capacità di memoria e apprendimento. Proprio le alterazioni dei livelli dei neurotrasmettitori sarebbero alla base del ricordo improvviso e doloroso degli eventi traumatici. Gli affetti da PTSD sembrerebbero, inoltre, soggetti a cambiamenti strutturali in alcuni tessuti cerebrali. Un esempio è l’atrofia della materia grigia nelle regioni della corteccia limbica e frontale che, a seconda della rilevanza, potrebbe incidere nella maggiore o minore gravità di alcuni dei sintomi del PTSD, come la dissociazione).

Il neuroimaging facilita l’osservazione delle alterazioni

Grazie alle tecniche di neuroimaging è stato inoltre possibile riconoscere quali fossero le strutture cerebrali coinvolte nella mediazione delle risposte indotte dal PTSD.

L’amigdala è coinvolta nel riconoscimento di situazioni di pericolo e nella mediazione della risposta lotta-fuga. Nei soggetti affetti la risposta dell’amigdala è esagerata. Anche la corteccia insulare (detta anche insula o lobo dell’insula) e la corteccia cingolata anteriore dorsale sono iper-reattive nei soggetti con PTSD. Difatti, queste strutture possono modulare, e in questo caso incrementare, la segnalazione da parte dell’amigdala. Di contro, l’attivazione della corteccia prefrontale ventromediale, anch’essa in grado di modulare l’attività dell’amigdala nella risposta alla paura, diminuisce nei soggetti con PTSD.

Il neuroimaging funzionale dell’ippocampo (struttura correlata al discernimento tra le condizioni di pericolo e quelle sicure) fornisce, invece, dati discordanti in quanto in taluni casi ha mostrato ipo-reattività mentre in altri casi iper-reattività.

Una variante del PTSD: il cPTSD

Esiste una variante del PTSD, il cui studio e conoscenza si stanno ampliando sempre più: il cPTSD ovvero il Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso. A differenza del più conosciuto PTSD, che insorge spesso in risposta a un evento traumatico scatenante preciso e definito nel tempo, il cPTSD origina dall’esposizione cronica o per lunghi periodi a situazioni traumatiche. Esempi:

  • una lunga prigionia
  • crescere in un ambiente familiare altamente disfunzionale
  • subire ripetuti abusi durante l’infanzia

Quindi esposizione a periodi prolungati di abuso fisico, psichico o emotivo, a maggior ragione se avvenuti nell’infanzia.

I più comuni sintomi del cPTSD

Nel suo trattato “Complex PTSD: From Surviving to Thriving”, Pete Walker definisce il cPTSD come qualcosa di più del semplice PTSD. A differenza di questo, il cPTSD è caratterizzato da cinque caratteristiche comuni e molto problematiche:

  • flashback emotivi
  • vergogna “tossica”
  • auto-abbandono
  • autocritica aggressiva
  • ansia sociale

Molto probabilmente sono proprio i flashback emotivi a rappresentare la caratteristica più distintiva e notevole del cPTSD. Si tratta di improvvise e spesso prolungate regressioni a sensazioni di sopraffazione e impotenza originate dalle proprie esperienze traumatiche di abuso/abbandono subite nell’infanzia. Questi stati emotivi possono includere anche una sensazione di paura totalizzante, vergogna, alienazione, rabbia, lutto e depressione. Inoltre, altra caratteristica fondamentale è che queste esperienze emotive tipicamente includono l’induzione istintiva di una esagerata e spesso fuori luogo risposta “fight or flight”, insieme a una iperstimolazione del sistema nervoso simpatico, un po’ come nel PTSD.

Gli stati emotivi possono variare in intensità e tipologia

Quando ad esempio sono le sensazioni di paura quelle preponderanti nel contesto del flashback, il soggetto può provare sensazioni di intensa ansia, panico e può persino avere tendenze suicide. Quando è invece l’angoscia a prendere il sopravvento, possono sopraggiungere un senso di profondo intorpidimento, paralisi e disperazione. È importante notare come questi “flashback emotivi” possano variare in un range piuttosto ampio, da una sgradevole sensazione a uno stato di puro orrore. Anche la loro durata può variare, da alcuni istanti a settimane, e possono anche trasformarsi in ciò che molti terapeuti indicano come una vera e propria “regressione”.

Cos’è un flashback?

Se volessimo dare una definizione più precisa di cosa sia un “flashback” nel contesto del PTSD e del cPTSD potremmo parlare di un’ esperienza molto vivida nella quale vengono rivissuti, dal soggetto, alcuni aspetti di un evento traumatico proprio come se si stessero svolgendo nel presente.

Questo fenomeno può scatenarsi anche semplicemente guardando un video che ritragga gli eventi traumatici in oggetto, ma i flashback non sono necessariamente stimolati dalla visione di immagini né implicano per forza la possibilità di rivivere per intero l’esperienza traumatica attraverso il ricordo. Il soggetto potrebbe, infatti, fare un altro genere di esperienza. Ad esempio, ricordare un solo dettaglio dell’evento, percepire suoni, odori o sapori che ricordino l’evento, provare improvvisamente sensazioni corporee come dolore, pressione o costrizione, fare nuovamente esperienza di emozioni provate durante l’evento traumatico.

È importante notare come anche la permanenza di alcuni posti, l’incontro con certe persone o il trovarsi in determinate situazioni in grado di ricordare l’evento traumatico possano scatenare il flashback. Ma questi episodi potrebbero presentarsi anche senza un’apparente causa scatenante.

Le 4 F del cPTSD

In realtà, la risposta “fight or flight” non è l’unica a insorgere nel caso il soggetto si trovi in presenza di un evento “trigger” (ovvero l’evento scatenante il flashback emotivo). Sono state infatti identificate 4 modalità di risposta, che si sviluppano e diversificano a seconda del tipo di trauma originale che il soggetto ha subito, e sono le cosiddette 4 F:

  1. Fight: “lotta”, in cui il soggetto può assumere comportamenti di tipo “narcisistico” e ostili in risposta all’evento stressogeno
  2. Flight: “fuga”, in cui il soggetto può mettere in atto comportamenti di tipo ossessivo-compulsivo per gestire il flashback
  3. Freeze: “paralisi”, in cui il soggetto può vivere una esperienza di dissociazione dalla realtà
  4. Fawn: “adulazione”, in cui il soggetto può tendere a mostrarsi estremamente compiacente e sottomesso per evitare conseguenze spiacevoli

Una diagnosi non facile

Spesso dei soggetti affetti da cPTSD viene sbagliata la diagnosi. Infatti, la loro condizione problematica può facilmente essere scambiata per un semplice stato d’ansia o depressione. Si tratta di una condizione molto invalidante che spesso, purtroppo, marchia a vita i soggetti che ne soffrono.

Stigma sociale e “self-stigma” nel PTSD

Sfortunatamente chi soffre di PTSD e cPTSD è spesso soggetto a un vero e proprio stigma sociale che può portare al cosiddetto “self-stigma”: fenomeno dell’internalizzazione degli stereotipi negativi e dei pregiudizi della società riguardo alla malattia mentale. Questo processo d’interiorizzazione può derivare da processi esterni o interni ovvero può essere causato da una vera e propria discriminazione ed esclusione da parte degli altri o dalla percezione del soggetto di “essere diverso” e, quindi, proprio per questo non riuscire a integrarsi nella società.

Lo “stigma” porta i soggetti a isolarsi

Secondo alcuni studi, la stigmatizzazione dei soggetti reduci di guerra era fortemente associata a una maggiore prevalenza di PTSD a livello cronico ed a una minore probabilità di miglioramenti e remissione. Inoltre, venivano incrementati anche i sintomi del PTSD sia prima che successivamente a una psicoterapia mirata. Pare, quindi, chiaro che la stigmatizzazione delle vittime di eventi traumatici da parte della società vada ad aggravare un quadro di per sé molto problematico e di difficile risoluzione. Inoltre, proprio lo stigma sociale sembra essere una delle cause per le quali molti dei soggetti affetti da PTSD non cercano aiuto e non si rivolgono alle figure professionali competenti che sarebbero in grado di fornire un trattamento in grado di gestire o alleviare i sintomi.

Conclusione

Sembra, dunque, che l’esposizione agli eventi traumatici che sono causa dell’insorgenza del PTSD e cPTSD sia in grado di produrre gravi modificazioni a livello organico, cellulare e molecolare. Negli ultimi trent’anni, lo sviluppo della letteratura scientifica riguardante studi sulla biologia del PTSD è stato notevole e molti altri studi porteranno certamente a una maggiore conoscenza di questi fenomeni. La prospettiva è quella di trovare, finalmente, un possibile trattamento risolutivo in grado di alleviare le sofferenze delle tante vittime di questo grave disordine psichico.

Referenze

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