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Disturbi dell’umore: cause e classificazione

I disturbi dell’umore sono una classe di deficit psicopatologici che si manifestano con alterazioni dell’umore di un individuo. Questi disturbi inducono problematiche persistenti che sfociano in disadattamento ambientale con importanti ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa.

Il bersaglio dei disturbi dell’umore è rappresentato dal tono dell’umore che risulta essere una particolare predisposizione d’animo di un individuo. Si parla di “buon umore” quando un individuo presenta atteggiamenti positivi nei confronti di eventi e situazioni, risultando quindi in una condizione di benessere. Viceversa, si parla di cattivo umore quando un individuo presenta un atteggiamento opposto che sfocia in una condizione di malessere[1, 2, 3].

Cause

Le cause che possono portare a disturbi di questo tipo sono da ricercare in un tre grosse categorie:

  • genetiche;
  • biologiche;
  • psicologiche.

Cause genetiche

Le cause genetiche hanno un impatto importante nell’insorgenza dei disturbi dell’umore. Individui che hanno alberi genealogici in cui l’insorgenza di queste patologie è comune hanno maggiore probabilità di incorrervi. Tuttavia le cause genetiche sono ancora in fase di studio come quelle di tipo biologico ma quest’ultime vantano maggiori conferme.

Cause biologiche

Dal punto di vista biologico gli eventi molecolari che possono essere alla base dei disturbi dell’umore sono molti. I nostri neuroni comunicano tra loro attraverso processi biochimici che prevedono la sintesi e il rilascio di neurotrasmettitori che, a loro volta, innescano i segnali elettrici caratteristici delle cellule nervose e importanti per lo scambio di segnali e informazioni. Tra le cause biologiche potrebbe esserci un’alterazione di questi processi, come ad esempio la sintesi di minor quantità di neurotrasmettitori, che di conseguenza altera i segnali nervosi.

I neurotrasmettitori in questione sono:

  • la serotonina;
  • la noradrenalina;
  • la dopamina.

Per tale motivo se sono presenti degli eventi di questo tipo alla base è necessario intervenire farmacologicamente per riportare i livelli di neurotrasmettitori nei valori fisiologici.

Cause psicologiche

Le cause psicologiche si innescano, invece, in seguito a eventi di vita quotidiana che sono in grado di generare una risposta negativa o positiva in un individuo alterandone l’umore. Le risposte interiori che ogni individuo può manifestare in seguito a queste sollecitazioni possono innescare dei veri e propri disturbi. L’effetto dell’ambiente pertanto è una condizione fondamentale per l’insorgenza di queste patologie. In individui predisposti geneticamente l’effetto dell’ambiente rende ancora più probabile l’insorgenza del fenotipo patologico[5].

Classificazione

Prima di parlare dei disturbi è bene sottolineare che il tono dell’umore può cambiare in diverse fasi della nostra vita senza essere necessariamente affetti da una patologia[4]. Sentimenti come tristezza, pessimismo, rabbia sono molto comuni e sono da considerarsi normali se di breve durata.

Il DSM-5 è il manuale statistico e diagnostico dei disturbi mentali che li classifica in due grosse categorie:

  • disturbi depressivi;
  • disturbi bipolari.

Disturbi depressivi

I disturbi depressivi sono una serie di sindromi che possono manifestarsi e hanno come denominatore comune un tono dell’umore basso che determina un’influenza negativa nella vita sociale e lavorativa.

Il disturbo da disregolazione dell’umore dirompente (DMDD) si manifesta in bambini e adolescenti ed è caratterizzato dalla persistenza di umore irritabile ed episodi di rabbia che hanno una durata di qualche settimana. Queste manifestazioni sfociano in esplosioni di rabbia che non sarebbero giustificabili dalla situazione che li avrebbe generati, oltre che dall’età. Questo disturbo è entrato nel DSM-5 da pochi anni.

Potrebbe essere confuso con un disturbo bipolare pertanto la diagnosi dev’essere molto accurata. Le cause di questo disturbo non sono ancora state chiarite, ma è stato visto che questi bambini non sono in grado di elaborare in maniera corretta i segnali sociali e le espressioni emotive degli altri. La cura per questi individui può essere di tipo farmacologico (la scelta dei farmaci dipende da individuo a individuo) e di tipo comportamentale[6].

Il disturbo di depressione maggiore si manifesta in individui che provano costanti e intensi episodi di insoddisfazione e tristezza. Inoltre, le normali attività quotidiane non determinano piacere di alcun tipo. Dati epidemiologici fanno emergere che questo disturbo dell’umore è quello più diffuso in tutto il mondo. Risulta essere più frequente nelle donne e si caratterizza per la presenza di umore depresso per gran parte dei giorni, con riduzione di piacere per tutte le attività svolte.

Possono manifestarsi:

  • alterazioni nel peso dell’individuo;
  • problemi di insonnia;
  • faticabilità e mancanza di energie;
  • sensi di colpa e svalutazione personale;
  • ridotta capacità di pensiero e di concentrazione;
  • pensieri di morte.

Il trattamento per questo disturbo è di tipo farmacologico e cognitivo-comportamentale. Il trattamento farmacologico può prevedere per esempio l’utilizzo di inibitori del re-uptake della serotonina favorendo la presenza di un maggior quantitativo di questo neurotrasmettitore nei circuiti nervosi. È bene sottolineare che l’effetto di questi farmaci comincia a verificarsi circa 2-3 settimane dopo l’inizio della terapia. Inizialmente potrebbe verificarsi un peggioramento dei sintomi.

Ciò che causa questi eventi è ancora in fase di studio, ma sembra coinvolgere più meccanismi, come l’effetto degli autorecettori della serotonina che, stimolati dalla stessa, ridurrebbero il rilascio di nuova serotonina finché non si instaura un processo biochimico che ne porta una riduzione dell’attività.

Altra possibile causa potrebbe coinvolgere un altro neurotrasmettitore come il glutammato. Parte dei neuroni serotoninergici sarebbero in grado di rilasciare anche il glutammato. L’effetto di questi farmaci, tuttavia, incrementando la disponibilità di serotonina ridurrebbe la capacità di questi neuroni di rilasciare anche glutammato per carenza di vescicole adibite al trasporto dei neurotrasmettitori. Pertanto i neuroni necessitano di un po’ di tempo per riequilibrare la situazione e quindi tornare a liberare entrambi i neurotrasmettitori.

Un’altra possibile causa potrebbe essere dovuta a un minor rilascio di BDNF, un fattore neurotrofico importante per la salute dei nostri neuroni. Quindi per questi e altri motivi è importante aspettare qualche settimana prima di osservare un effetto da parte di questi farmaci[5, 7, 8, 9, 10].

Disturbo depressivo persistente

Il disturbo depressivo persistente o “distimia” è un disturbo cronico che si differenzia dalla depressione maggiore per via di una sintomatologia più blanda ma prolungata nel tempo. Si può arrivare a evidenziare disturbi nell’umore che perdurano anche da anni.

La sintomatologia comprende anche altri eventi come:

  • perdita di appetito;
  • insonnia;
  • scarsa energia;
  • sentimenti di disperazione;
  • problemi di concentrazione e bassa autostima.

Questi sintomi per poter effettuare una diagnosi di distimia devono essere costanti. La distimia si manifesta in individui di qualsiasi età e può essere frequentemente associata anche ad altre patologie come l’ADHD e i disturbi di ansia. Anche in questo caso gli interventi che possono essere messi in atto per contrastare i sintomi prevedono l’utilizzo di farmaci anti-depressivi e psicoterapia[11, 12]. Il disturbo disforico premestruale è stato inserito da poco tempo nel DSM-5.

La diagnosi della patologia viene effettuata quando si manifestano, nell’ultima settimana prima delle mestruazioni, almeno 5 sintomi tra labilità affettiva, irritabilità, depressione, ansia eccessiva, diminuzione di interesse nella attività abituali, difficoltà di concentrazione, insonnia o ipersonnia e variazione dell’appetito. L’intensità dei sintomi dovrebbe ridursi nel corso dei primi giorni del ciclo mestruale fino a scomparire al termine della settimana successiva.

Le cause che possono portare a questa malattia non sono state del tutto chiarite. Tuttavia eventi di tipo endocrino, come ipoglicemia, variazione nel metabolismo dei carboidrati, iperprolattinemia, fluttuazione nei livelli di estrogeni e progesterone circolante sono molto comuni. Oltre a questo sono state evidenziate alla base anche carenze di serotonina, calcio e magnesio. Il trattamento farmacologico può essere di vario tipo con l’obiettivo di ridurre i singoli sintomi. Per esempio possono essere somministrati ansiolitici, anti-infiammatori, anti-depressivi. Anche la terapia ormonale sembra essere in molti casi ottimale per il controllo del disturbo[13, 14, 15].

Disturbi Bipolari

I disturbi bipolari si differenziano da quelli depressivi nella presenza di due diversi toni dell’umore, infatti mentre nei primi è presente appunto, soltanto un tono depressivo, nei disturbi bipolari i toni dell’umore sono due, ovvero episodi di tipo depressivo alternati ad episodi di tipo maniacale o ipomaniacale. Gli episodi di tipo maniacale si presentano sottoforma di sintomatologia come logorrea, accelerazione del pensiero, ridotto bisogno di sonno, aumentata attività psicomotoria, e comportamenti disinibiti.

I disturbi bipolari possono essere suddivisi in 4 tipologie prevalenti:

  • disturbo bipolare 1;
  • disturbo bipolare 2;
  • ciclotimia;
  • disturbo bipolare indotto da sostanze.

Disturbo Bipolare 1

Il Disturbo Bipolare 1 si differenzia dal 2 per la gravità degli episodi maniacali. Nel primo caso i pazienti sono affetti da disturbi depressivi alternati da quelli maniacali. Nel secondo caso, invece, i disturbi depressivi si alternano a disturbi di tipo ipomaniacale che sono da considerarsi meno gravi rispetto a quelli maniacali.

Gli episodi ipomaniacali consistono in: elevazione del tono dell’umore per almeno 4 giorni accompagnata da altra sintomatologia come irritabilità, ridotto bisogno di sonno, idee di grandezza, logorrea.

Gli episodi maniacali, invece, comprendono la presenza costante per almeno una settimana di sintomi quali accelerazione ideativa, fuga di idee, euforia, espansività eccessiva, iperattività, irritabilità e aggressività, deliri, allucinazioni. In questo caso a differenza dei sintomi ipomaniacali sono presenti veri e propri sintomi psicotici, compromissione di aspetti socio-lavorativi fino alla perdita dell’esame di realtà.

Queste patologie necessitano di trattamenti mirati al controllo di entrambi gli stati di umore. Pertanto i pazienti sono trattati con stabilizzatori dell’umore (sali di litio e anti-epilettici), antipsicotici per il controllo dei sintomi maniacali, antidepressivi per il controllo della depressione e sedativi per i disturbi legati al sonno[16, 17].

Disturbo ciclotimico

La ciclotimia, o disturbo ciclotimico, è un disturbo dell’umore che presenta alternanza tra episodi di tipo depressivo e  ipomaniacale. A differenza del disturbo bipolare di tipo 2 la sintomatologia è più blanda. Questa patologia è da considerarsi rara anche se spesso magari passa inosservata, pertanto una ridotta diagnosi potrebbe essere una conseguenza della bassa incidenza. Infatti la presenza del disturbo non impedisce agli individui di condurre una vita regolare. La sintomatologia comprende eventi già visti nelle precedenti due patologie. In questo caso esiste un periodo di stabilizzazione che può avere durata inferiore ai due mesi. La presenza di queste finestre temporali di apparente normalità è uno dei motivi per cui risulta essere molto difficile effettuare diagnosi di ciclotimia.

È molto importante riconoscere la presenza di questa malattia perchè se non trattata nel modo corretto può evolvere verso un disturbo bipolare più grave. La diagnosi viene solitamente effettuata tramite un consulto psicologico e attuando delle valutazioni riportate nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. La terapia comportamentale e l’utilizzo di farmaci sono i trattamenti indicati per questo disturbo. I farmaci utilizzati nella pratica clinica sono i medesimi evidenziati negli altri disturbi[18].

La sindrome bipolare indotta dall’assunzione di sostanze è causata appunto dall’assunzione eccessiva di farmaci o droghe. Questa diagnosi differisce dalla semplice intossicazione da sostanze o astinenza da sostanze poiché i sintomi risultano essere più gravi. Secondo il DSM-V affinché si possa parlare di questo disturbo è indispensabile che la sintomatologia si presenti durante o entro un mese dall’assunzione delle sostanze. Questo può essere accertato con esami di laboratorio. Qualora, invece, i disturbi comincino prima dell’assunzione delle sostanze e perdurino oltre un mese dalla cessazione dell’assunzione delle sostanze questa diagnosi è da escludere[19].

Referenze

  1. Disturbi dell’umore – ospedalemarialuigia.it
  2. Tono dell’umore: cos’è e da cosa dipende – my-personaltrainer.it
  3. Disturbi dell’umore – lindapigazzi.com
  4. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5)
  5. Stahl S. et all. – Neuropsicofarmacologia essenziale. Basi Neuroscientifiche e applicazioni pratiche
  6. Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente – ospedalemarialuigia.it
  7. Disturbo depressivo maggiore – intherapy.it
  8. Se l’antidepressivo all’inizio fa star peggio – fondazioneveronesi.it
  9. Capire cosa succede – smettereglipsicofarmaci.unifi.it
  10. Antidepressivi. Perché a volte agiscono in ritardo?- quotidianosanita.it
  11. Distimia, cos’è? Sintomi, cause e trattamento – istitutobeck.com
  12. Distimia – my-personaltrainer.it
  13. Lanza di Scalea et. all. – Premestrual dysphoric disorder – sciencedirect.com
  14. Disturbo Disforico Premestruale – PMDD – stateofmind.it
  15. Sindrome premestruale – msdmanuals.com
  16. Sintomi del disturbo bipolare – healthy.thewom.it
  17. Sindrome maniaco-depressiva – treccani.it
  18. Ciclotimia – my-personaltrainer.it
  19. Disturbo dell’umore indotto da sostanze – depressionesintomi.it
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