Al cinema si sente spesso parlare di «doppia personalità», di cosa si tratta? Come mai alcune persone sviluppano disturbi di questo tipo? Pare vi sia una relazione tra esperienze infantili avverse (quali traumi o violenze psicologiche) e disturbi dissociativi. Tra questi è compreso anche il disturbo da personalità multiple.
Esperienze avverse dell’infanzia
Statisticamente, tra i tossicodipendenti da eroina, chi tenta il suicidio è chi fin da piccolo è stato sottoposto ad abusi fisici o psicologici e neglect (traducibile con «trascuratezza» o «mancanza di cure»)[1].
La violenza sessuale, nello specifico, pare sia un trauma maggiore che porti con sé tutti gli altri (trauma psicologico e trascuratezza emotiva). Alcuni studi riportano che persino il cancro alla mammella è predetto dall’attivazione prolungata dell’asse dello stress, conseguente a traumi, abusi e violenze. Queste evidenze ci fanno pensare che probabilmente l’infiammazione è il meccanismo patogenetico di molti disturbi psichiatrici (specialmente ansia, depressione e disturbi dissociativi) e non solo.
Qualsiasi evento (positivo o negativo) che attiva l’asse dello stress, implica un tentativo di adattamento e di riequilibrio, anche e soprattutto dal punto di vista sinaptico. Spesso, l’adattamento ha conseguenze sul lungo termine dal momento che le sinapsi tendono a sensibilizzarsi oppure inibirsi in funzione del loro utilizzo. Parliamo sia di eventi positivi che negativi perché anche la nascita di un fratellino (evento generalmente positivo) può implicare un riadattamento della situazione familiare, e quindi un’attivazione dell’asse dello stress.
Affinché si sviluppino ansia e depressione in età adulta non è necessario subire grandi traumi in infanzia. Sono sufficienti eventi stressanti cronici, anche non particolarmente intensi, che possiamo definire «microtraumi».
Esperienze infantili avverse
Per quanto detto nel paragrafo precedente, la presenza di esperienze infantili avverse (adverse childhood experiences, ACEs) accelera lo sviluppo di patologie e la stessa morte.
L’esposizione a categorie di abuso incrementa notevolmente il rischio di:
- infarto;
- ictus;
- cancro;
- depressione;
- suicidio.
Le ricerche condotte riportano che più della metà dei disturbi d’ansia sia causato dalle ACEs. Si pensi a quanto il carico del sistema sanitario si alleggerirebbe se le famiglie venissero istruite a non maltrattare i propri figli, da ogni punto di vista, non solo strettamente fisico.
Come si modifica la struttura cerebrale
Crescere in un ambiente stressante modifica il modo con cui si struttura il cervello in termini di connessioni, massa, sinapsi ed elaborazione delle informazioni. «Early childood, ages 7-9, pre-puberty e aging into childhood» sono i cosiddetti «critical & sensitive developmental periods», ovvero quei periodi entro i quali è molto più facile impattare positivamente o negativamente sullo sviluppo cerebrale per mezzo di interventi esterni quali violenze o abusi.
Ciò significa che la stessa violenza potrebbe produrre effetti diversi sulla strutturazione cerebrale in funzione del periodo nel quale viene messa in atto (e in funzione della genetica individuale). Tuttavia, a prescindere dall’età, tanto più il bambino è soggetto ad ACEs quanto più è probabile che presenti, sul lungo termine, delle malformazioni cerebrali circuitali e microstrutturali che tendono ad aumentare la predisposizione ai disturbi mentali. Per fare un esempio, tanti più anni il bambino passa a vedere il padre che aggredisce la madre, quanto più le fibre di materia bianca che connettono sistema visivo e sistema limbico si strutturano diversamente.
Disturbi dissociativi
Sembra che la predisposizione ai disturbi dissociativi sia fortemente associata alle ACEs. Prendiamo come esempio la cosiddetta «amnesia dissociativa», una vera e propria distorsione psicopatologica della memoria. Può presentarsi insieme alla fuga dissociativa (o fuga isterica nelle versioni precedenti del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, DSM), ovvero la sparizione del paziente, che quando viene ritrovato, non ricorda più nulla. Entrambi i fenomeni sono dovuti a una persistente attivazione dell’asse dello stress e rientrano tra la sintomatologia del disturbo post-traumatico da stress (PTSD), ma anche del disturbo borderline di personalità, dove le violenze psicologiche in infanzia sono all’ordine del giorno.
Non per nulla il primo criterio del DSM descrive l’amnesia dissociativa come «un’incapacità di rievocare importanti informazioni autobiografiche, generalmente di natura stressante o traumatica»[2]. Difatti, gli eventi traumatici o semplicemente stressanti sono caratterizzati da un’attivazione «esplosiva» dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Questo rilascia sostanze particolarmente dannose per l’ippocampo, una delle strutture cerebrali fondamentali coinvolte nei processi di memorizzazione a lungo termine. Detto ciò, non deve stupirci il fatto che alcuni soggetti dimentichino gli eventi traumatici dopo averli vissuti.
Disturbi dissociativi e stress-related disorder
Quasi tutti i disturbi dissociativi sono frutto di traumi. Per questo motivo, nel DSM sono inseriti immediatamente dopo i disturbi post-traumatici: vi è una strettissima correlazione tra disturbi dissociativi e stress-related disorder. In questo caso non abbiamo il solo ricordo intrusivo, ma anche la dissociazione vera e propria. Per dissociazione intendiamo l’allontanamento temporaneo dell’autoconsapevolezza dalla realtà.
Vi è una predominanza di sintomi a carico della coscienza, motivo per cui i disturbi dissociativi sono particolarmente impattanti su diverse aree del funzionamento psicologico quali identità, memoria, emozioni, percezione, rappresentazione corporea, controllo motorio e comportamento.
Tra i sintomi più comuni:
- perdita di continuità nell’esperienza soggettiva;
- frammentazione dell’identità;
- intrusione di una o più rappresentazioni mentali;
- depersonalizzazione;
- derealizzazione;
- impossibilità di accedere alle informazioni mentali e al controllo corporeo.
Disturbo dissociativo da identità multipla
Il DSM include tra i disturbi dissociativi la famosa «doppia personalità» o «personalità multipla» dei film. Il primo caso accertato fu quello di uno stupratore seriale che era solito violentare le ragazze del college affermando di essere una lesbica arrabbiata in possesso di un corpo maschile (William Stanley Milligan). Fu dichiarato non imputabile. I manuali clinici sottolineano che per la diagnosi è necessario che il disturbo non sia parte di pratiche religiose.
Ad esempio, nel vudù Yoruba nigeriano gli dei si impossessano della sacerdotessa, la cavalcano e parlano al popolo. Se un clinico, assistendo al rituale, vedesse una ragazza posseduta che si rotola per terra e parla con voce alterata, questo non la giudicherebbe disturbata, ma semplicemente figlia della propria cultura.
Etnopsichiatria
La stessa personalità multipla è un fenomeno determinabile culturalmente. Pare, infatti, che non abbia una solida base strettamente medica, quanto piuttosto socio-psicologica. I diversi stati della personalità dipendono da moventi psicologici: stress, cultura, conflitti interni, dinamiche. Non siamo in ambito strettamente psichiatrico, trattasi piuttosto di un fenomeno di etnopsichiatria. In altre parole, il paziente tende a sviluppare il disturbo non perché alla base vi siano squilibri neurotrasmettitoriali o cause chimiche che glielo impongano, ma perché la sua società lo porta a dissociare.
Parliamo di un fenomeno storicamente, antropologicamente e socialmente determinato verso ciò che dovrebbe essere il comportamento normativo. Non erano infrequenti nell’America del secolo scorso le donne che agli occhi del marito fossero casalinghe perfette, mentre in altri momenti diventavano bestie del sesso con gli amanti. Quando venivano interrogate, riferivano dissociazione e amnesia. Non erano più loro stesse, si pensi ad esempio alla storia di Eve raccontata in The Three Faces of Eve. Da quello che sappiamo, il padre lasciava Billy Milligan per giorni sotto terra e lo nutriva tramite una cannuccia, la stessa cannuccia che usava per respirare. Venne addirittura sodomizzato dall’uomo e successivamente, in età adulta, sviluppò il disturbo.
Episodi dissociativi sono frequenti in relazione a esperienze traumatiche di questo tipo, ma non parliamo di personalità differenti che subentrano al posto di quella originale, parliamo semplicemente di episodi dissociativi, frammenti della stessa personalità che si manifestano a turno mossi da cause strettamente socio-culturali.
Altri disturbi dissociativi
Depersonalizzazione e derealizzazione sono sintomi tipici del disturbo da attacchi di panico e del PTSD. La depersonalizzazione porta il soggetto a «vedersi dall’esterno», come se non fosse più nel proprio corpo. Invece, la derealizzazione lo porta ad avere una visione offuscata e quasi distorta dello spazio circostante (non si parla di allucinazioni). Quando questi due fenomeni non sono meglio spiegati da altri disturbi come il panico o il PTSD, allora guadagnano una propria autonomia diagnostica.
Ancora una volta troviamo il disturbo associato a traumi maggiori. Si tratta di una condizione difficile da curare: la percezione di sé e dell’ambiente è alterata in modo distruttivo ed è scatenata da situazioni stressanti. Come intervenire? Nuovamente lo stress infantile rende le persone più vulnerabili in età adulta. Difatti disturbi di questo tipo sono spesso associati a masturbazioni infantili da parte di un genitore, un comportamento a sua volta causato da un probabile evento traumatico e correlato a un blocco della sessualità. Per risolvere la sintomatologia, la terapia deve raggiungere il cuore della problematica, l’evento scatenante che non sempre è palese (a volte gli stessi pazienti lo tengono nascosto oppure non ne hanno memoria).
Nella voce «altri» il DSM include diversi altri disturbi dissociativi, ad esempio la tipica trance dissociativa, ovvero la classica trance con sguardo perso nel vuoto. In questa categoria rientrano anche i disturbi indotti da tortura: il famoso «lavaggio del cervello», dove le persone violentate psicologicamente e fisicamente escono dall’episodio come resettate. Ciò che tutti questi disturbi hanno in comune è il trauma alla base, che sia questo sotto forma di trauma maggiore o sotto forma di microtrauma reiterato durante l’età evolutiva. Dove c’è dissociazione, c’è anche trauma; dove c’è trauma, probabilmente in futuro ci sarà dissociazione.
Referenze
- Brodsky, B. S., & Stanley, B. (2008). Adverse childhood experiences and suicidal behavior. Psychiatric Clinics of North America, 31(2), 223-235.
- American Psychiatric Association. (2014). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5). Milano, Raffaello Cortina Editore.