I disturbi dell’apprendimento sono un vasto spettro di anomalie che riguardano lo sviluppo del sistema nervoso e si possono manifestare con diverso grado di severità . L’apprendimento è la capacità che attraverso cui ognuno di noi impara cose nuove, non soltanto in uno specifico ambito, ma nella vita in generale. La presenza di un disturbo in questi importanti processi può portare all’alterazione di capacità fondamentali, alla mancata comprensione di informazioni che provengono dall’ambiente circostante e in generale alla mancata conquista dell’autonomia[1].
Possono essere suddivisi in due categorie:
- disturbi non specifici;
- disturbi specifici.
Disturbi non specifici dell’apprendimento
I disturbi non specifici dell’apprendimento, anche detti aspecifici (DAA), si manifestano a causa di capacità cognitive al di sotto della media o anche in presenza di patologie di varia natura. Il termine aspecifico viene inserito perché il disturbo non incide su una particolare attività , ma ne coinvolge varie contemporaneamente[2, 3].
Le patologie che possono determinare l’insorgenza di un disturbo non specifico di apprendimento sono di varia natura:
- sensoriale, come ad esempio la sordità o problematiche di tipo visivo;
- neurologiche, come l’epilessia;
- genetiche, come la sindrome di Down o di Williams;
- organiche come l’ipotiroidismo;
- psicologiche come i disturbi psicopatologici primari.
I DAA possono essere suddivisi in:
- ritardo mentale;
- livello cognitivo borderline;
- disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD);
- autismo ad alto funzionamento;
- disturbi d’ansia o distimia;
- disprassie (deficit della coordinazione motoria).
Ritardo Mentale
Il ritardo mentale, oggi più comunemente definito come disabilità intellettiva, è un disturbo che si manifesta nell’età evolutiva ed è determinato da un deficit tipicamente intellettivo, associato anche a problematiche adattative in vari contesti della vita comune (concettuali, sociali e pratici). Quando parliamo di intelletto ci possiamo riferire a diversi aspetti, ad esempio:
- la capacità di ragionare;
- il problem solving;
- la capacità di pianificazione;
- il pensiero astratto;
- la capacità di giudizio;
- l’apprendimento scolastico;
- l’apprendimento dall’esperienza[4].
La diagnosi di disabilità intellettiva viene effettuata considerando il DSM5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) che suggerisce alcuni criteri da seguire per poter effettivamente parlare di disturbo.
Un primo criterio tiene in considerazione tutti gli aspetti citati all’inizio del paragrafo e che definiscono l’intelletto. Queste valutazioni devono essere effettuate e confermate da un punto di vista clinico, oltre che da test intellettivi individualizzati.
Un secondo criterio tiene in considerazione aspetti di tipo socioculturali. In presenza di un deficit molte attività come la comunicazione, la partecipazione sociale, la vita autonoma, in differenti ambienti, non avvengono come dovrebbero[7].
Un terzo criterio prevede l’osservanza dei deficit intellettivi del primo e del secondo criterio durante il periodo di sviluppo.
È bene sottolineare che soggetti con Disabilità Intellettiva vengono osservati maggiormente per compromissioni di tipo socioculturali a dispetto di un basso funzionamento dell’intelletto. Questo accade perché le capacità intellettive sono misurate attraverso il quoziente intellettivo (QI) che tende a rimanere stabile nel corso della vita. Se consideriamo un problema di tipo adattativo, questi soggetti hanno una notevole difficolta a rispondere agli stimoli che l’ambiente gli mette davanti, in relazione alla loro età . Si parla di efficacia con cui questi soggetti riescono a far fronte a problematiche comuni della vita, oltre al grado di adattamento normalmente previsto per una determinata fascia di età . Ma per situazioni di questo tipo si possono effettuare alcuni interventi utili per una certa riabilitazione[7].
Considerando il quoziente intellettivo, possiamo considerare un individuo con sviluppo normale avente un QI compreso tra 85 e 115. Qualora questo valore scendesse in valori compresi tra 70 e 85 si può parlare di individuo con funzionamento intellettivo limite. Nel caso in cui il valore scendesse al di sotto di 70 si parla di disabilità intellettiva, la quale a sua volta può essere suddivisa in lieve, moderata, grave e profonda per valori di QI decrescenti[7].
Livello cognitivo borderline
Il livello cognitivo borderline o funzionamento intellettivo borderline può essere visto come un punto di confine tra un individuo con capacità intellettive normali e uno con ritardo mentale[5]. Per questi tipi di individui è necessaria una particolare attenzione perché qualsiasi stimolo che possa provocare loro un certo tipo di stress potrebbe avere delle implicazioni patologiche, tra cui aggressività e ansia. Il funzionamento cognitivo limite può determinare mancanza nello sviluppo di organizzazione cognitiva, immaturità psicoaffettiva e difficoltà nello sviluppo del pensiero e del linguaggio. Nel caso specifico della scuola, questi individui presentano diverse problematiche, per esempio:
- iperattività ;
- scarsa capacità mnestica;
- difficoltà di lettura e scrittura;
- disattenzione[5].
Inoltre è noto come questi individui possano manifestare anche disturbi psichiatrici[6]. La presenza di questo disturbo assegna queste categorie di individui ai cosiddetti BES, individui che necessitano di Bisogni Educativi Speciali. Pertanto sarà disposto loro un particolare supporto, mirato a escludere eventuali disturbi del linguaggio, la presenza di deficit di attenzione/iperattività , disturbi della coordinazione motoria e disturbi non verbali dell’apprendimento[5].
Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD)
Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo, non necessariamente esclusivo dell’età infantile, che si manifesta con difficoltà a mantenere un certo livello di attenzione e la comparsa di comportamenti impulsivi inadeguati per l’età dell’individuo.
L’ADHD può essere diagnosticata in 3 forme:
- inattenzione;
- iperattività /impulsività ;
- caratteristiche comuni alle prime due forme.
Come citato, questo disturbo non riguarda soltanto i bambini. Infatti è stato evidenziato che un notevole numero di individui mantengono il disturbo anche in età adulta. Circa il 7% dei giovani con età inferiore ai 18 anni manifesta il disturbo, secondo i criteri diagnostici stabiliti dal manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM IV)[8].
La diagnosi di ADHD viene effettuata in base al numero, alla frequenza e alla gravità dei segni che caratterizzano l’individuo. In particolare è stato stilato un elenco di possibili segni associati a questo disturbo:
Segni di disattenzione:
- mancanza di attenzione ai dettagli;
- difficoltà di attenzione;
- assenza di ascolto durante una comunicazione diretta;
- mancato rispetto delle istruzioni per una determinata attività ;
- difficoltà nell’organizzare compiti e attività ;
- difficoltà nell’eseguire compiti che richiedono un notevole sforzo mentale;
- frequenza nello smarrimento di oggetti;
- distrazioni frequenti;
- mancanza di memoria.
Segni di iperattività e impulsività :
- frequenza di movimenti di mani e piedi e movimenti scomposti;
- frequenza di abbandono del posto in classe e in altri luoghi;
- frequenti movimenti e attività azzardate;
- difficoltà a impegnarsi nei passatempi;
- essere sempre in movimento;
- loquacità pronunciata;
- frequenti risposte senza significato in presenza di domande;
- difficoltà ad attendere il proprio turno;
- interruzione o intromissione verso altri.
La diagnosi avviene qualora siano presenti almeno 6 segni per gruppo. In presenza di 6 segni attribuibili a entrambi i gruppi si parla di ADHD combinata[9].
È bene sottolineare che a un numero sempre maggiore di individui viene diagnosticato ADHD; tuttavia non sempre questa diagnosi è corretta. L’elevato livello di attività può anche essere un normale comportamento tipico dell’età infantile (dai 2 ai 4 anni è normale che un bambino sia molto attivo), o se patologico può essere causato da differenti tipologie di disturbi emotivi o altre anomalie cerebrali. Pertanto la valutazione dev’essere necessariamente molto accurata[9].
Gli individui affetti da ADHD possono essere trattati sia attraverso una terapia comportamentale sia per mezzo di terapia farmacologica. I farmaci alleviano i sintomi e permettono ai bambini di condurre una vita più normale all’interno delle proprie istituzioni scolastiche o in generale. Generalmente vengono somministrati farmaci psicostimolanti (metilfenidato o altri), ma anche antidepressivi o ansiolitici possono essere indicati. Negli Stati Uniti esiste una vera e propria legislazione che tutela questi bambini. Infatti le scuole devono garantire un ambiente il più inclusivo possibile, dove individui affetti da ADHD possano interagire con loro coetanei non disabili e possano avere uguale accesso alle risorse della comunità [9].
Disturbi specifici dell’apprendimento (DSA)
I disturbi specifici dell’apprendimento sono una categoria di disturbi che non implicano problematiche di tipo intellettivo, sensoriale o in generale neurologico, ma semplicemente problematiche a effettuare specifiche attività . Questi deficit si manifestano in età evolutiva, nel momento in cui il bambino inizia a sviluppare nuove capacità . Si definiscono specifici, perché come detto, sono caratteristici di particolari attività , che normalmente si effettuano in modo automatico. L’intelletto non è toccato minimamente da questi disturbi. Il termine “di apprendimento” viene inserito per indicare che i disturbi si presentano esclusivamente a carico di quei processi, che permettono a ogni individuo di acquisire particolari abilità , come conseguenza di una determinata esperienza[10].
Le cause che possono portare a questo spettro di disturbi non è del tutto chiara. La familiarità sembra essere un fattore molto importante. La presenza di casi di DSA all’interno di un nucleo familiare potrebbe far scattare un allarme. A fattori genetici si associano perfettamente anche fattori ambientali. La diagnosi viene effettuata considerando entrambe le componenti[10].
Molto comune è la presenza di comorbidità , infatti molti individui manifestano più disturbi DSA contemporaneamente[10].
Dati forniti dal Ministero della salute affermano che nell’anno scolastico 2018/2019 sul totale degli alunni frequentanti le scuole italiane il 4,9% possedeva un disturbo DSA. Per quanto concerne la scuola primaria, sul totale dei frequentanti circa il 3,1% dei bambini manifestava disturbi DSA. Nella scuola secondaria di primo grado il 5,9% dei frequentanti possedeva disturbi DSA. Infine, nella scuola secondaria di secondo grado questa percentuale scendeva al 5.3%[11].
I DSA sono suddivisibili in più categorie:
- dislessia;
- disortografia;
- disgrafia;
- discalculia.
Dislessia
La dislessia è un disturbo dell’apprendimento che determina ridotta capacità di lettura e di scrittura. Individui dislessici possono avere difficoltà nel processare e ricordare informazioni che vedono e sentono e il tutto può sfociare in un deficit di acquisizione di abilità letterarie. Tuttavia la dislessia può non manifestarsi soltanto come deficit linguistico, ma anche sotto altri aspetti, come la coordinazione motoria, l’organizzazione e la memoria[12]. I segni che manifestano i dislessici sono piuttosto soggettivi, possono cambiare da individuo a individuo.
La dislessia si manifesta nelle scuole primarie nel 41,4% di tutte le certificazioni DSA, per il 38% nella scuola secondaria di primo grado e per il 42,6% nelle scuole secondarie di secondo grado[16]. La diagnosi del disturbo viene effettuata da un’equipe specializzata composta da diverse figure mediche. Una prima analisi dev’essere fatta dalla famiglia stessa, qualora riscontrasse segni sospetti. Generalmente all’inizio del percorso scolastico si hanno la maggior parte dei casi, poiché è evidente che il bambino manifesta una certa difficoltà nell’apprendere la pratica della lettura. Diagnosticare il disturbo per tempo permette al bambino di non sviluppare sintomi di sofferenza e frustrazione, che spesso comportano disinvestimento e demotivazione per l’apprendimento. Lo screening risulta essere, come anche per gli altri disturbi DSA, uno strumento utile per evidenziare possibili disturbi[12].
È bene sottolineare che questi strumenti non hanno alcun valore diagnostico, servono soltanto per evidenziare possibili avvisaglie, in modo da poter attivare un iter diagnostico vero e proprio. Come citato precedentemente, è un’equipe composta da diverse figure a effettuare la diagnosi. Un neuropsichiatra infantile effettua degli esami generali e neurologici, richiedendo eventualmente ulteriori approfondimenti. Per esempio, quando un bambino ha difficoltà nella lettura, bisogna scongiurare che siano causate da qualche deficit sensoriale di tipo visivo. La valutazione psicologica e logopedica è il secondo step. In questa fase vengono effettuati dei test atti a valutare il quoziente intellettivo dell’individuo[13]. Per poter diagnosticare dislessia il QI del bambino deve avere valori normali o superiori alla norma. La valutazione di questo aspetto viene effettuata tramite test specifici per abilità cognitive verbali. Alcuni test effettuati comprendono le prove MT.
La legge 170 del 2010 specifica per i disturbi di apprendimento riconosce la dislessia come DSA e stabilisce che questi individui devono essere messi nelle migliori condizioni di poter avere pari opportunità rispetto a compagni non dislessici. In molti casi viene stabilito un piano didattico personalizzato, in modo che questo diritto venga rispettato[13].
Disortografia
La disortografia è un disturbo specifico dell’apprendimento che coinvolge la scrittura. Le difficoltà si manifestano nella trasformazione del linguaggio parlato in quello scritto. Il disturbo si manifesta solitamente intorno agli 8 anni e come per tutti i DSA non si tratta di un deficit intellettivo. La possibilità di effettuare temi scritti o copiare alla lavagna può risultare estremamente complesso per un individuo affetto da questo disturbo. La scrittura è un’abilità che avviene a opera di numerosi processi cognitivi, come la memoria a breve termine, la coordinazione dei movimenti, la capacità di mappatura e transcodifica suono-segno, la consapevolezza fonologica.
La carenza in questi processi cognitivi determinano possibili errori, tra cui difficoltà di mappature complesse, fusioni scorrette, inversione di sillabe, omissione di lettere o sillabe, confusione tra simboli grafici e molti altri. La disortografia si manifesta nel 24,7% di tutte le certificazioni DSA presenti nelle scuole primarie, nel 23% nelle scuole secondarie di primo grado, nel 18,2% nelle scuole secondarie di secondo grado[16].
Alcuni possibili strumenti diagnostici comprendono le prove di dettato, prove di scrittura spontanea e prove di velocità di scrittura.
È bene sottolineare la necessità di diagnosticare la disortografia differenziandola da disgrafia e disprassia. La disgrafia è un deficit grafico, di riproduzione di caratteri alfa-numerici. La disprassia è un deficit nella coordinazione dei gesti automatici e volontari, che può influenzare anche il modo di apprendere di un bambino a scuola. Mentre il primo è un altro disturbo specifico di apprendimento, il secondo fa parte dei disturbi della coordinazione motoria.
Disgrafia
La disgrafia è un DSA che manifesta un deficit nella scrittura di numeri e parole. La grafia dell’individuo risulta essere compromessa, molto disordinata e di difficile lettura[14]. È un disturbo che si differenzia dalla disortografia, la quale è un DSA che interessa componenti linguistiche. La disgrafia è legata a deficit di tipo motorio.
La scrittura avviene per mezzo di numerose componenti strettamente legate. È necessaria una certa coordinazione tra l’occhio e la mano, una certa rapidità motoria, delle abilità motorie particolari e capacità visuo-spaziali. Per tali motivi la disgrafia è un DSA legato a processi motori. Ridurre la diagnosi del disturbo a un semplice: il bambino scrive male è sbagliato. La disgrafia nasconde difficoltà nella coordinazione nel movimento, nell’orientamento, nella memoria sequenziale, nei processi di simbolizzazione, nella conoscenza e gestione dello spazio, oltre che nella consapevolezza corporea[15].
Le difficoltà di un individuo disgrafico
A scuola possono presentarsi notevoli problematiche, tra cui difficoltà nei dettati e nei compiti scritti, lettere e parole disallineate, sovrapposizione tra lettere, impugnatura scorretta della penna, lettere di dimensioni differenti e molti altri[15].
Esattamente come per la disortografia la diagnosi di questo DSA avviene a opera di un’équipe di specialisti, che coinvolge psicologici, pedagogisti, neuropsichiatri, logopedisti.
La diagnosi in Italia di questo DSA rappresenta il 18% di tutti i disturbi specifici di apprendimento. Suddividendo la quota per ordine scolastico, i bambini con certificazione di DSA iscritti alla scuola primaria che manifestano il disturbo sono il 20% del totale. Considerando la scuola secondaria di primo e secondo grado abbiamo il 19% ed il 16,7% delle diagnosi rispettivamente[16].
Le cause che portano allo sviluppo di questo DSA sono molteplici e includono:
- lesioni;
- turbamenti neurologici;
- deficit sensoriali;
- errata postura;
- deficit nelle percezioni;
- nell’organizzazione spaziale;
- problemi motori ed emotività .
Discalculia
La discalculia è un disturbo specifico di apprendimento che si manifesta con un deficit relativo all’apprendimento nel sistema dei numeri e dei calcoli. Può essere associata ad altri DSA, come la dislessia. Il disturbo non si manifesta esclusivamente per un difetto nella comprensione della matematica che risulta essere un problema comune. In questo DSA avviene un disturbo specifico nel sistema dei numeri e del calcolo in totale assenza di lesioni neurologiche e di problemi cognitivi. Gli individui manifestano un’istruzione normale, un intelletto normale e un ambiente culturale e familiare assolutamente favorevole. L’acquisizione di abilità relativamente semplici, come la scrittura e la lettura dei numeri, oltre che il sistema di calcolo (esempi: memorizzazione delle tabelline o esecuzione di calcoli) sono coinvolte nel disturbo[17].
La discalculia si manifesta nelle scuole primarie nel 13,7% di tutte le certificazioni DSA presenti, nel 20% per la scuola secondaria di 1° grado e per il 22,5% nella scuola secondaria di 2° grado[16].
Le principali tipologie di errore a cui possono incorrere i bambini sono suddivisibili in 3 categorie[18]:
- errori dei fatti aritmetici (i bambini non ricordano semplici regole o hanno difficoltà a gestire un sistema di calcolo semplice);
- errori procedurali (difficoltà nell’applicare procedure aritmiche, come ad esempio il riporto, il prestito o l’incolonnamento);
- dislessia delle cifre (errori di lessico e di sintassi nei numeri).
Si può suddividere la discalculia in due tipologie:
- primaria che riflette disturbi nelle abilità numeriche e aritmetiche;
- secondaria che è associata ad altri problemi di apprendimento, come dislessia e disgrafia.
Alcuni esempi di problematiche a cui possono andare incontro questi individui sono difficoltà nell’identificare numeri e scriverli, riconoscere le unità , identificare i rapporti fra le cifre, scrivere i numeri in seguito a dettatura, dare delle numerazioni progressive, svolgere operazioni matematiche, associare numeri a delle quantità , analizzare e riconoscere dati, apprendere le regole dei calcoli. Questi sono tutti possibili elementi da considerare per poter effettuare una diagnosi di discalculia[17].
Referenze
- Disturbi dell’apprendimento – ISSalute
- Disturbi aspecifici dell’apprendimento – Ospedale Bambino Gesù
- Diagnosi: DAA – BES – DSA – DCT – Dott.ssa Laura Gelli
- Ritardo mentale o Disabilità intellettiva – inTHERAPY
- Pulina F., Lanfranchia S., Henryb L., Vianello R. –Â https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31586848/
- Wallander, Jan L., Dekker, Marielle C., Koot, Hans M. –Â https://psycnet.apa.org/record/2003-06049-003
- DSM-5-TR. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders
- Willcutt E. –Â https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22976615/
- Brian Sulks S. – Disturbo da deficit di attenzione e iperattività –https://www.msdmanuals.com/
- www.fatebenefratelli.it
- www.miur.gov.it
- www.bdadyslexia.org.uk
- Dislessia – InfoDSA
- Pratelli M. – Disgrafia e difficoltà grafo-motorie
- Disgrafia – Fatebenefratelli
- Scuola, pubblicati i dati sugli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento – MIUR
- Discalculia – TuttoDSA
- Discalculia – Fatebenefratelli