Cos’è la de-estinzione?
Sono sicuro che molti di voi hanno visto Jurassik Park. La saga ha mostrato sul grande schermo l’ingegneria genetica riportare alla vita animali estinti da milioni di anni per la gioia di grandi e bambini. Ovviamente quando si pensa a riportare in vita animali, chi meglio dei grandi, potenti, spaventosi dinosauri? Le motivazioni di quel gesto erano poco nobili. Chi voleva farci soldi, chi voleva usarli come armi, chi voleva semplicemente poterli osservare in in cattività per la propria sete di meraviglie. In una parola, per egoismo.
Se dalla fiction passiamo al mondo reale però, può capitare di aver bisogno di un processo chiamato (senza troppa immaginazione) de estinzione per porre rimedio all’impatto negativo dell’uomo sull’ecosistema. La caccia, l’introduzione di specie alloctone, l’inquinamento, la riduzione degli habitat, portano costantemente all’estinzione di specie che si rischia di perdere per sempre, magari meno magnifiche e meno spaventose dei dinosauri ma più attuali e più importanti per i nostri ecosistemi e per la biodiversità attuale.
E allora diamo una chance a questa de-estinzione, caliamoci nella realtà dei fatti e vediamo quali sono i suoi potenziali benefici e quali i suoi veri limiti.
Per prima cosa, scordiamoci i dinosauri
Non hanno parenti abbastanza prossimi e simili in vita, non abbiamo delle loro cellule, non abbiamo del loro DNA. Non ne avremo mai, è passato troppo tempo. Anche le favoleggiate zanzare nell’ambra non sono che una patina di idrocarburi con la forma di una zanzara.
Le modalità proposte per la de estinzione infatti sono principalmente due:
- CLONAZIONE
- ACCOPPIAMENTI SELETTIVI.
De-estinzione per clonazione
La clonazione, per capirci, è quella della pecora Dolly. Per ottenerla si prende il nucleo di una cellula somatica – qualsiasi cellula che non sia uno sperma o una cellula uovo – e lo si mette al posto del nucleo di una cellula uovo per ottenere uno zigote: un nuovo individuo.
Per ottenere una de estinzione questo sarebbe ottenuto mettendo un nucleo di una cellula somatica di un animale estinto, opportunamente conservato perché non si degradi, nella cellula uovo di un animale vivo che sia suo parente stretto, che fungerebbe anche da madre surrogata portando avanti la gestazione del nuovo embrione.
Prove di questo tipo sono state effettuate con lo Stambecco dei Pirenei (sottospecie Capra pyrenaica pyrenaica), estinto nel 2000, ma ad ora con scarsi risultati. Delle centinaia di embrioni impiantati in due diverse occasioni solamente uno ha superato la gestazione fino al parto, per morire pochi minuti dopo a causa di difetti congeniti (1). Questo probabilmente è dovuto alla differente “programmazione” epigenetica dei nuclei somatici rispetto a quella che dovrebbero avere le cellule uovo. L’effetto del citoplasma della cellula uovo nel quale sono stati impiantati li ha solo parzialmente “riprogrammati”: la stessa pecora Dolly è precocemente invecchiata per il medesimo motivo. I progetti di riportare in vita altre specie di recente estinzione (dal Piccione Migratore statunitense al gigantesco Mammut, di cui molti esemplari intatti sono stati ben conservati nel permafrost) sono dunque destinate ad affrontare lo stesso ordine di problemi.
De-estinzione per accoppiamenti selettivi
L’altro metodo consiste nel cercare di ricreare una specie con le medesime caratteristiche di quella estinta partendo da specie affini e selezionandole in maniera appropriata. Talvolta le specie affini contengono effettivamente parti del genoma della specie da ricreare per via di ibridazioni naturali o dovute all’uomo.
Questa tecnica è limitata dalla effettiva presenza di specie abbastanza simili da ibridarsi con quella estinta. Anche l’estrema durata e l’elevato costo del piano di incroci sono dei drandi limiti.
Inoltre porterebbe a ricreare una specie che ha solo l’aspetto della specie estinta, ma non il medesimo genoma. Tramite questa tecnica si spera di ricreare razze bovine simili alla specie che le ha originate tutte, l’Uro (Bos primigenius), il cui ultimo esemplare è morto in Polonia nel 1627 e di cui quindi non si hanno tessuti conservati contenenti cellule e DNA.
BIBLIOGRAFIA
Cocero JF et Al. – First birth of an animal from an extinct subspecies (Capra pyrenaica pyrenaica) by cloning – Theriogenology 71 (6): 1026–1034(2009).