Le cure parentali sono tutti quei comportamenti che sono finalizzati al benessere e alla sopravvivenza della propria prole. L’intensità e il tipo delle cure parentali varia da specie a specie, in base al tipo di pressione ambientale e predatoria, al sistema sociale e in base alle caratteristiche della specie in questione.
La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro. (Frank A. Clark)
Tipi di cure parentali
I classici esempi di cura parentale sono quelli degli uccelli e dei mammiferi. Meno conosciute sono quelle cure adottate da altri vertebrati, come rettili, anfibi e pesci, e da alcuni invertebrati (per esempio le api). In generale possiamo distinguere i seguenti tipi di cure parentali:
- Nutrizione;
- Difesa (dai predatori e dai conspecifici);
- Trasporto;
- Insegnamento (es. orso grizzly) (non sempre presente).
L’investimento parentale
Abbiamo già detto che queste cure sono svolte dai genitori per aumentare la sopravvivenza dei propri piccoli. Una migliore sopravvivenza migliora anche la fitness, cioè il successo riproduttivo, e questo porta una efficienza maggiore nella trasmissione dei propri geni. Queste cure, però, hanno un costo per il genitore.
Questo modello prende il nome di investimento parentale (R.L. Trivers 1972), cioè quando le cure parentali incrementano le probabilità del piccolo di svilupparsi, di crescere e, una volta raggiunta l’età adulta, di riprodursi. Tuttavia, per essere una comportamento di cura parentale è necessario che i genitori paghino un costo per queste cure, cioè che non sia solo la loro presenza a portare un vantaggio alla prole. In poche parole, si ha una cura parentale quando uno o entrambi i genitori investono sul futuro successo riproduttivo della prole.
Il prezzo da pagare è alto
Il prezzo da pagare per compiere queste cure è generalmente piuttosto alto. Riflettiamoci un attimo. Siamo in un ambiente molto variabile, cioè il cibo scarseggio, le condizioni climatiche non sono molto favorevoli e la pressione predatoria è alta. Per far si che i nuovi nati nascano e sopravvivano c’è bisogno di una maggiore cura nei loro confronti. Il genitore, quindi, prepara un nido al riparo dalle intemperie, procura il cibo per sfamare i piccoli e protegge il territorio dai predatori.
Quello che abbiamo appena detto richiede un altissimo consumo energetico, ma non solo! Il genitore che è occupato a tenere d’occhio i piccoli, non ha il tempo di cibarsi. Oltre a questo, vi è una ricaduta anche sulla fitness, cioè il genitore non può riprodursi finché i piccoli non saranno grandi abbastanza per vivere in maniera indipendente.
Breve cenno sulla Kin Selection
Oltre a considerare le azioni svolte dagli stessi genitori, c’è anche da considerare un’altra componente che è quella della selezione parentale (kin selection). In poche parole, un individuo aiuterà maggiormente un altro individuo a cui è affine geneticamente, piuttosto che uno a cui non è geneticamente simile. Un parente, quindi, può aumentare le chance di sopravvivenza dei piccoli che non sono i propri, solo nel caso in cui questo aiuto non pregiudichi la sua capacità di produrre figli e che sia la via di “successo genetico” migliore. Cioè, i costi non devono superare i benefici.
Questo modello viene formulato matematicamente attraverso la regola di Hamilton: rb – c > 0 (dove r è il coefficiente di parentela, b sono i benefici, c sono i costi).
Testi consigliati
- “L’abbraccio dell’imperatore” – Jeffrey M. Masson
- “Tutti i genitori del mondo” – Susan Allport
- “The Evolution of Parental Care ” – Nick J. Royle, Per T. Smiseth, Mathias Kölliker