Questo weekend esce nelle sale cinematografiche “Animali fantastici e dove trovarli“, una nuova incursione nel magico mondo di J. K. Rowling. Al solo pronunciare le parole animali fantastici, non vi è uno zoologo che non pensi alla Criptozoologia e agli animali di cui essa si occupa.
Cosa studia?
Come suggerisce il termine, la Criptozoologia studia specie “nascoste”, ovvero quelle delle quali si ipotizza l’esistenza sulla base di indizi, ma delle quali non si può dimostrare l’esistenza in maniera diretta. Questo ne fa un territorio di confine tra pretesa di scientificità  e contaminazioni di ogni genere, dalla simbologia esoterica al racconto fantasy, dalla mitologia resa possibile ai racconti di terrore davanti al focolare.
E’ una pseudoscienza?
Trattandosi dell’ipotesi di esistenza di animali mai realmente catturati, e prendendo spesso in considerazione tra gli indizi alcuni fatti di folklore, la Criptozoologia viene spesso considerata una pseudoscienza, ma va detto che, la pretesa di scientificità di fatto, ha avuto ragione di sé in almeno un caso. Il calamaro gigante, ad esempio, appartenente al genere Architeuthis, esiste realmente.
La dimostrazione inoltre, non si limita ad un solo esemplare, bensì di molti esemplari, di entrambi i sessi ed a diversi stadi di accrescimento. Su Architeuthis si è a lungo fantasticato, prima di arrivare alla conferma dell’esistenza, sin dai tempi dei navigatori vichinghi, che narrando di un enorme mostro marino munito di tentacoli, gli attribuirono il nome Kraken.
In seguito al rinvenimento di un pezzo di tentacolo nel 1861 da parte di una corvetta francese, la scienza ha iniziato a investigare e fare ipotesi, fino a quando non vi furono dei veri e propri avvistamenti, in termini di spiaggiamenti di massa avvenuti sull’isola di Terranova ed in Nuova Zelanda, negli ultimi decenni del XIX secolo.
Infine, casi documentati fotograficamente in Giappone risalgono ai primi anni 2000. L’unico esemplare rinvenuto intero ed in buone condizioni è attualmente esposto al Darwin Centre del Natural History Museum di Londra. Questo esemplare è lungo poco meno di 9 metri, ma il calamaro gigante può raggiungere anche la lunghezza di 13 metri.
Nel caso del calamaro gigante la leggenda è diventata realtà , ma cosa accade per altri “animali fantastici”?
Occorre far notare che il calamaro gigante è rimasto leggenda fin quando un frammento di tentacolo, cioè un dato empirico, non ha innescato la ricerca scientifica.
Spesso le notizie che riguardano creature fuori dall’ordinario partono da un approccio simile a quello della Criptozoologia, e cioè la formulazione d’ ipotesi conseguenti al rinvenimento di reperti di origine chiaramente animale ma non attribuibili ad alcuna delle specie conosciute ed esistenti. Non bisogna però confondere l’approccio con i risultati, e con il metodo utilizzato per raggiungerli.
Senza un metodo, da un fenomeno che non si riesce a spiegare, viene astratto un mito, un simbolo e tacitamente si diffonde come realtà . E’ questo il caso ad esempio del mostro di Loch Ness, capostipite dei criptidi, ma anche degli unicorni, dei draghi o dello Yeti.  Attraverso il metodo scientifico, invece, si fanno ipotesi, che devono essere sperimentate e passare per la verifica empirica della ripetibilità e prevedibilità . Soltanto alla fine di questo percorso si traggono conclusioni e si diffondono i dati.
La Criptozoologia autentica segue in metodo scientifico.
sebbene si trovi sempre sulla linea di confine tra ciò che si conosce e ciò che si osa immaginare, lascia il giudizio finale sospeso fino alla prova dei fatti.
Non sorprende inoltre che gli habitat tipici dei criptidi siano i luoghi più remoti, meno esplorati e meno esplorabili: le profondità dei laghi, gli abissi degli oceani, le remote ed inospitali cime montuose ed i reconditi recessi delle caverne, dove a causa dell’isolamento, assoluto o relativo, tendono ad evolversi indipendentemente e al riparo dagli occhi degli scienziati, specie solo immaginabili. Gli archivi di svariati siti web, più o meno autorevoli, pullulano di creature dai nomi accattivanti, di documenti video e fotografici, di aneddoti e resoconti di avvistamenti.
Tutto però rimane incompiuto, né affermato né negato e resta alla disposizione d’animo del lettore stabilire se crederci o meno. La curiosità dello scienziato, si sa è il motore del progresso, delle scoperte. Ma la curiosità pone domande e invita a cercare le risposte, non ne offre di pronte, semplici e sopratutto, popolari.
Si possono considerare fantastici tutti gli animali che ci meravigliano ogni giorno.