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COVID-19: i plasmaderivati sono un’alternativa alla vaccinazione?

Il ruolo del plasma nella lotta al Covid-19

Sono 3 mesi che si conosce l’esatta sequenza dell’RNA del SARS-CoV-2 e già sono più di 100 i progetti in fase di sviluppo per trovare il vaccino. Una volta messo a punto, si ipotizza l’avvio della vaccinazione di massa per prevenire il diffondersi del virus. Ma prima che ciò accada potrebbe essere disponibile anche la terapia rappresentata dai plasmaderivati. Si tratta di una cura per gli individui già malati, quindi non è una alternativa alla vaccinazione, che sfrutta principi di immunoprofilassi passiva. Vediamo cosa significa.

Il nostro sistema immunitario risponde alle infezioni producendo molecole chiamate immunoglobuline (gli anticorpi) che riconoscono ciascuna uno specifico antigene, molecole presenti sulla superficie del patogeno virale o batterico. Il legame antigene-anticorpo permette alle cellule immunitarie di individuare i corpi estranei ed eliminarli.

La tecnologia dei vaccini già sfrutta questo principio a fini di prevenzione, somministrando gli antigeni (resi innocui) a persone non ancora infette con lo scopo di attivare la risposta immunitaria, quindi la produzione di anticorpi per quel patogeno. Gli anticorpi specifici saranno dunque già presenti nell’organismo in caso d’infezione e l’entità della stessa sarà minima.

L’immunoprofilassi passiva prevede invece di curare pazienti già malati aiutando il loro sistema immunitario. Questo avviene tramite la somministrazione di liquidi corporei definiti antisieri che contenengono gli anticorpi necessari. Questi sieri derivano da animali o persone che hanno superato l’infezione, producendo per l’appunto gli anticorpi in questione[1].

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Plasmaderivati contro il Covid-19

Il plasma è appunto un antisiero di origine umana, si tratta della parte liquida del sangue in cui sono sospese le cellule sanguigne. Negli ospedali e nei centri analisi si ottiene routinariamente centrifugando le provette che contengono i campioni di sangue. La parte corpuscolata rimane sul fondo, il plasma in superficie (Figura 1).

Sangue centrifugato
Figura 1. Sangue centrifugato

Il San Matteo di Pavia e il Policlinico di Padova hanno avviato una sperimentazione con il plasma su soggetti con gravi patologie respiratorie da COVID-19, ma non ancora in terapia intensiva. Negli stadi molto avanzati è meno efficace, anche se non se ne esclude del tutto l’efficacia. Così spiega Giustina De Silvestro, direttore del servizio di medicina immunotrasfusionale del Policlinico di Padova. Il plasma è prelevato dai guariti dal COVID e raccolto con un separatore cellulare. Il costo della procedura è esiguo, i tempi si aggirano sulla mezz’ora e la resa è alta (da un solo donatore si ottiene la dose per due malati).

La terapia, che consiste nel somministrare una dose di plasma al giorno per 3 giorni, ha dato ottimi risultati: mortalità azzerata. l’Italia ha liberalizzato il protocollo, approvato dalla FDA che lo sperimenta presso la Mayo Clinic. In attesa della relazione scientifica non si dispone ancora di dati sufficientemente solidi per affermare di aver trovato la cura per il COVID, tuttavia quanto ottenuto finora è molto incoraggiante.

Il rischio di questo tipo di approccio è legato alla sicurezza del sangue dei donatori: è fondamentale assicurarsi quest’ultimi siano sani. A tal proposito si eseguono screening per HIV, Epatite B e C, Sifilide, West Nile[2]. Inoltre, come spiegano sempre dal centro trasfusionale di Padova, al plasma si addiziona una sostanza che si intercala tra le basi dell’RNA dei Coronavirus e ne impedisce la replicazione. Non tutti i donatori hanno sviluppato sufficienti anticorpi perché il loro plasma si riveli curativo. Negli ospedali dove è stata testata la terapia esiste, però, un semplice protocollo per selezionare chi è adatto a donare. Un’altra complicazione dell’immunità passiva è che è efficace solo per 2-3 settimane[1].

Conclusioni

Nonostante questi limiti, quella del plasma è comunque una via che potrebbe tornare utile nel caso di nuovi focolai epidemici. L’interesse intorno a questa terapia è alto, tanto che alcune case farmaceutiche hanno dato il via a collaborazioni (Kamada e Kedrion, CSL e Takeda) per sviluppare cure basate sui plasmaderivati. In questo caso il plasma si separa nei suoi vari componenti attraverso il frazionamento, le proteine così isolate vengono raffinate e trasformate in prodotti derivati come le gammaglobuline. Il prossimo obiettivo è proprio quello di isolare e purificare solo gli anticorpi utili conto il SARS-CoV-2, per poi somministrarli in dose controllata e farmacologica.

Referenze

  1. Poland G – Vaccinations – Elsevier Science Ltd 2018
  2. SIMIT, SIDEM – Convalescent plasma – 2020
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