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Così il glioblastoma sopravvive alle terapie

È in parte italiana la scoperta riguardante i meccanismi attraverso i quali le cellule tumorali di glioblastoma riescono ad aggirare le cure rendendo questa forma neoplastica una delle più aggressive, con percentuale di sopravvivenza a tre anni del 7%. Ad oggi il protocollo terapeutico è composto da chirurgia, chemioterapia e radioterapia ma, nella maggior parte dei casi, questo non è sufficiente ad eradicare il tumore, il quale si ripresenta sotto forma di recidiva.

La spiegazione alla base del meccanismo che consente alle cellule neoplastiche di sopravvivere è stata data dal medico italiano Antonio Iavanone, oggi Professore alla Columbia University. Iavanone ed altri collaboratori hanno studiato le cellule tumorali di pazienti con glioblastoma evidenziando la presenza di un fenomeno che può essere definito come “selezione darwiniana”: alcune cellule tumorali presentano peculiari alterazioni geniche o cromosomiche grazie alle quali vengono selezionate positivamente e sopravvivono alle terapie, determinando la riformazione del tumore.

Queste cellule possono acquisire nuove mutazioni sia prima che durante la terapia, e in questo modo sopravvivono, ma anche in fasi successive, diventando più aggressive.

Che l’aggressività e le probabilità di recidiva nel glioblastoma fossero correlate a particolari profili molecolari era già stato evidenziato da uno studio precedente del Professor Iavanone (et al.) il quale, analizzando 1122 campioni di glioblastoma derivanti da diversi pazienti, aveva messo in evidenza la complessità del tumore le cui cellule possono presentare, in pazienti diversi, sia differenti mutazioni che differenti alterazioni nel profilo epigenetico, in particolare nella metilazione del DNA.

Quello che il nuovo studio mette in luce è che le alterazioni non solo possono variare in soggetti diversi ma che, nelle differenti fasi dello sviluppo tumorale, quindi pre/post e durante la terapia, possono insorgere nuove mutazioni.

È proprio sullo studio di queste mutazioni e alterazioni, e sul loro monitoraggio continuo, che, secondo Iavanone, dovrebbe focalizzarsi la ricerca di nuove terapie per la cura del glioblastoma. Infatti, l’analisi del profilo molecolare del tumore, volta all’individuazione di nuovi target terapeutici, potrebbe portare alla scoperta di cure più efficaci, e soprattutto personalizzate, dirette a colpire proprio le cellule più resistenti ai protocolli terapeutici convenzionali.

Glioblastoma, leggi anche: www.fondazioneveronesi.it

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