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Correre fa bene al cervello

Qualcuno forse è addirittura ormai stanco di sentire la costante morale a riguardo. Per certi versi potrebbe essere anche scusato dal momento che tale suggerimento viene ripetuto in continuazione in diversi spaccati della nostra quotidianità: l’esercizio fisico non è solo un’attività divertente da condividere o con cui ingannare il tempo, né una panacea dopo le festività per poter compensare gli sgarri fatti a tavola nei vari periodi dell’anno. Correre fa bene al cervello! Muoversi e fare moto anche solo con una camminata veloce ogni giorno è decisamente un ottimo toccasana per la nostra salute, un piccolo piolo a cui appigliarsi nella lunga e difficile scalata verso il benessere.

Per chi ancora non è stanco di ascoltare consigli a riguardo sarà dunque curioso scoprire che, a quanto suggerisce un’innovativa ricerca a tal proposito, l’esercizio fisico può avere persino un portentoso effetto in uno dei sistemi più importanti del nostro corpo: il sistema nervoso.

correre fa bene al cervello?

Correre fa bene al cervello

L’attività fisica come strumento di miglioramento cerebrale. Arriva direttamente dal Canada, in particolare dall’Università di Ottawa, in uno studio che ha visto la collaborazione col presidio ospedaliero locale, l’ipotesi che la corsa possa essere un tassello fondamentale per migliorare le condizioni del nostro cervello. Da un articolo pubblicato infatti su Cell Reports, si evince che una delle molecole responsabili del rivestimento mielinico dei neuroni, il fattore di crescita VGF, sia presente in maniera maggiore in associazione all’esercizio fisico.

Non solo questa curiosa correlazione esiste, ma sembra che essa stessa possa rendere l’attività più piacevole. La scoperta è giunta grazie a uno studio su topi che avevano subito un’alterazione genetica legata alla riduzione della porzione del cervelletto; tale cambiamento cerebrale aveva comportato numerose conseguenze comportamentali negli animali, in modalità diverse a seconda della loro possibilità di movimento.

Coloro che infatti rimanevano sedentari avevano un’aspettativa di vita inferiore, oltre a problemi legati al movimento, mentre coloro che potevano correre su una ruota avevano la possibilità di vivere come un topo sano. Nel caso di rimozione parziale della ruota, si ripresentavano i sintomi dell’altro gruppo di cavie con riduzione dell’aspettativa di vita.

Conclusioni

L’analisi post mortem delle aree del cervelletto ha fatto venire alla luce anche una maggior presenza di isolamento mielinico nei topi soggetti ad attività su ruota rispetto agli altri. Questo dettaglio è imputabile proprio all’esercizio fisico, attività nella quale il cervello rilascia molte molecole, tra cui il fattore di crescita VGF, che sembra quindi avere il potere di riparare la guaina mielinica dei neuroni.

Ovviamente tale scoperta è attendibile al momento solo per la sperimentazione sui topi, ma chi ci vieta di non approfittarne per una corsetta?

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