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Consulente Brevettuale: un lavoro da Biologo

Le scienze della vita sono tra gli ambiti più prolifici di scoperte e invenzioni, in particolare in ambito biotecnologico. Basti pensare ai passi da gigante compiuti negli anni recenti con il perfezionamento di tecniche avanzate di gene editing come Crispr-CAS9 e con la produzione su larga scala dei vaccini a RNA. Il sogno di molti biotecnologi è proprio scoprire nuove tecniche e protocolli, migliori dei precedenti, che si affermino sul mercato come valide innovazioni. Per proteggere questo sogno esistono alcune figure preposte alla tutela della proprietà intellettuale, tra le quali quella del consulente brevettuale.

Ci racconta di questa professione Alessandra Bosia, che lavora proprio come Consulente Brevettuale in uno studio privato.

In che ambito opera un Consulente Brevettuale

Può capitare che, in università e centri ricerca che si occupano di biotecnologie, nascano nuove tecniche, metodi o protocolli destinati a innovare il proprio settore. Gli inventori di queste tecnologie raramente hanno, però, i mezzi per valorizzarle sviluppandole in prodotti da avviare alla fabbricazione e alla vendita. Per questo motivo devono rivolgersi ad attori dotati dei mezzi per portare a compimento l’iter dell’invenzione dalla scoperta alla commercializzazione, come le aziende private.

A tutela dei diritti degli inventori sulle loro opere di ingegno esiste lo strumento del brevetto. Questo titolo giuridico contiene una descrizione chiara e completa dell’invenzione in modo che – come avviene per gli articoli scientifici – un esperto del ramo sia in grado di riprodurla.

I brevetti garantiscono ai titolari un diritto ventennale allo sfruttamento economico esclusivo. In alcuni casi la titolarità dell’opera di ingegno spetta ai suoi stessi inventori, in altri va alle aziende nelle quali questi svolgono attività retribuite di Ricerca e Sviluppo.

Diverse figure si occupano di proteggere la proprietà intellettuale legata alle invenzioni. I brevetti, infatti, vengono rilasciati dagli uffici brevetti, nei quali appositi esaminatori analizzano i documenti forniti a supporto delle richieste di deposito brevettuale.

Dall’altra parte dello sportello, invece, stanno coloro che devono preparare le proposte di brevetto, scrivendole in modo che siano accettate il più agevolmente possibile. Nel settore privato operano i consulenti brevettuali, professionisti in organico alle aziende o a studi consulenziali che rappresentano i propri clienti e li consigliano sulla loro proprietà intellettuale. Nelle università, invece, se ne occupano gli uffici di Technology Transfer, che fanno anche da raccordo tra inventori, consulenti e aziende.

Cosa fa una Consulente Brevettuale

Non tutte le invenzioni sono brevettabili. I requisiti che un’opera di ingegno deve avere per esserlo – cioè per essere considerata a tutti gli effetti un’invenzione – sono principalmente due:

  • novità, cioè non deve essere mai stata divulgata in precedenza;
  • altezza inventiva, cioè deve risolvere un problema tecnico ed essere frutto di uno sforzo che renda chiaro che non sia una conseguenza ovvia delle sue premesse.

Per questo motivo, quando un consulente brevettuale vaglia un’invenzione presentata da un cliente, come prima cosa può effettuare una ricerca di anteriorità. Questa gli permette di capire se l’opera di ingegno è nuova e innovativa o se, invece, è già stata anticipata nella letteratura di settore.

I passi successivi sono scrivere il brevetto e depositarlo all’Ufficio Brevetti. In seguito, si instaura un meccanismo simile a quello che interviene tra riviste di settore e i ricercatori che propongono la pubblicazione di un articolo scientifico. Anche l’esaminatore dell’Ufficio Brevetti, infatti, compie una ricerca di anteriorità dell’invenzione, solleva le sue obiezioni e si instaura un contraddittorio con il consulente. Per giungere a una conclusione sulla brevettabilità dell’opera di ingegno, quindi, il consulente brevettuale deve difendere l’invenzione dalle obiezioni dell’esaminatore e sistemare la richiesta di brevetto seguendo le sue osservazioni, in modo che assolva a tutti i requisiti previsti dalla legge brevettuale in vigore in quel paese.

Come opera un Consulente Brevettuale

Non tutte le invenzioni brevettabili, però, sono anche liberamente commerciabili. A brevetto concesso, non è detto che il prodotto o metodo brevettato possa essere utilizzato liberamente perché potrebbero esistere altri brevetti, magari più ampi, che coprono comunque l’invenzione. Per questo motivo, è consigliabile eseguire una ricerca di libertà di attuazione per verificare che commercializzando l’idea da brevettare non si vada a ledere i diritti brevettuali di altri. Farlo al momento giusto permette di scegliere con miglior cognizione quanto convenga investire fondi nel suo sviluppo e nella sua commercializzazione.

Le biotecnologie sono tendenzialmente molto complesse, e il rischio di “pestare i piedi” ad altri attori appoggiandosi su aspetti della loro proprietà intellettuale è elevato. Da questo nasce il bisogno di una ricerca accurata per valutare se sussistono vincoli derivanti da brevetti in vita che coprono aspetti del prodotto o del metodo da brevettarsi.

Alessandra fa l’esempio di un nuovo kit diagnostico che, pur basandosi su metodi di biologia molecolare del tutto originali e adeguati a essere brevettati, fa utilizzo in un suo passaggio della metodica della PCR. In questo modo per poter utilizzare il kit occorre usare anche tecnologie coperte da brevetti di terzi: per poter liberamente commercializzare il kit è necessario un accordo con i titolari dei brevetti coinvolti. Questo può consistere nella concessione di una licenza sul brevetto, solitamente a titolo oneroso. Le licenze sono a tutti gli effetti dei contratti, e possono quindi essere configurate nel modo più adatto alla situazione specifica.

La difesa dei brevetti

Un altro aspetto in cui vengono coinvolti i consulenti brevettuali riguarda la difesa delle invenzioni coperte da brevetto nei casi di contraffazione. Questa ovviamente avviene in tribunale: i titolari di brevetto possono citare in causa chi utilizza l’invenzione senza averne licenza.

La difesa della proprietà intellettuale avviene su scala locale, appellandosi a ciascun tribunale competente per la rispettiva zona. Ad esempio, per tutelarsi da una contraffazione che avvenga sia negli USA, sia sul suolo europeo, dovranno essere intentate cause in entrambi i continenti. Finora, in Unione Europea le cause brevettuali sono state gestite su scala nazionale. Da giugno 2023, però, l’UE ha istituito un tribunale unificato dei brevetti che permetterà di discutere le cause di contraffazione o di invalidità brevettuale in modo centralizzato e valido per i 17 Paesi che hanno finora aderito all’accordo.

In Italia, i consulenti brevettuali supportano i propri clienti nelle cause di contraffazione o di invalidità brevettuale come CTP (Consulenti Tecnici di Parte) ma, in altre occasioni, possono anche avere il ruolo di CTU (Consulenti Tecnici d’Ufficio) nei tribunali. In questa veste forniscono ai giudici il proprio parere esperto sulle cause relative alla proprietà intellettuale sotto forma di perizie per consentire loro di emettere verdetti con la miglior cognizione di causa.

Chi può fare il Consulente Brevettuale

In uno studio consulenziale operano diverse figure che vanno dai traduttori tecnici ai paralegal, per arrivare ai consulenti brevettuali veri e propri, che più propriamente sono detti mandatari brevettuali (in inglese, patent attorney).

Per le specifiche necessità della professione, i consulenti brevettuali devono avere una formazione tecnica relativa all’ambito di applicazione. A seconda del caso può significare plus molto gradito, sebbene non indispensabile, perché una formazione di quel tipo aiuta a meglio interpretare i dati sperimentali mandati dagli inventori. Inoltre, torna molto utile per collaborare con clienti o colleghi esteri, che lo valutano molto positivamente.

Ma le competenze tecniche non bastano: è essenziale conoscere le normative relative ai brevetti. Per operare in uno studio privato occorre superare un esame di abilitazione a livello italiano e uno a livello europeo (European Qualification Exam – EQE). Indispensabile è anche sapere bene le tre lingue più utilizzate negli uffici brevetti europei, cioè inglese, tedesco e francese. Completano il profilo ideale un buon grado di precisione e molta voglia di studiare, perché per definizione un consulente brevettuale si trova costantemente a dover comprendere in modo approfondito nuove tecnologie.

Cosa aspettarsi

In base alla realtà per la quale operano, alcuni consulenti brevettuali devono occuparsi principalmente di uno stesso cliente e, quindi, di uno stesso ambito. Altri hanno invece un portfolio clienti più vario e hanno quindi l’opportunità di spaziare tra più contesti e tecnologie.

Se opera all’interno di uno studio consulenziale, un consulente brevettuale può arrivare a occuparsi di molti brevetti allo stesso momento, alle volte anche centinaia. Fortunatamente non richiedono tutti lo stesso impegno. Questo dipende da quali fasi di istruzione della procedura deve seguire, dalla complessità intrinseca dell’invenzione e anche dal numero di passaggi necessari per finalizzare il deposito all’Ufficio Brevetti.

Le giornate di un consulente brevettuale sono molto diverse. Ne dedicano alcune, infatti, agli incontri con i clienti, per parlare delle loro invenzioni. Altre, le spendono in ufficio a scrivere i brevetti e occasionalmente devono passare il loro tempo in tribunale per difendere una causa brevettuale.

Nel suo caso Alessandra, che si occupa di marketing nel mercato USA e deve interfacciarsi con colleghi locali, dedica molto tempo anche a viaggiare. È frequente che consulenti brevettuali di paesi diversi, specializzati nelle rispettive legislazioni, collaborino per estendere la copertura brevettuale delle invenzioni dei clienti in nuovi mercati. Per un consulente brevettuale risulta molto importante, quindi, essere in grado di coltivare e mantenere una rete di relazioni professionali a livello internazionale.

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