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Comunicazione animale

Perché e come comunicano gli animali?

Gli animali sono continuamente posti di fronte a decisioni su come comportarsi: difendersi o fuggire? Attaccare o lasciar perdere? La trasmissione di informazioni consente di compiere queste scelte ed è, quindi, fondamentale per la sopravvivenza delle specie. La comunicazione animale, che assolve a tale scopo, è ancora poco conosciuta, perché per studiarla occorre tenere in considerazione molti fattori, talvolta difficili da indagare o persino immaginare.

Che cos’è la comunicazione animale?

La comunicazione è un processo in cui un essere vivente trasmette un’informazione a un altro per modellarne il comportamento, sia tramite riflessi sia tramite risposte apprese. In altre parole: tramite il messaggio, il primo individuo fornisce un elemento in più che aiuta o induce il secondo individuo a comportarsi in un certo modo piuttosto che in un altro, sul breve o sul lungo termine.

Può avvenire per via olfattiva, visiva e così via a seconda di come il ricevente può percepirla; infatti, a causa della loro funzione evolutiva, questi meccanismi si sono evoluti plasmandosi sull’ambiente e sui preadattamenti di cui sono dotati i riceventi (ipotesi dello sfruttamento sensoriale). Talvolta, alcuni destinatari del “messaggio” sono fuori dal vero target del mittente, come i predatori.

Il numero di possibili segnalazioni presenti nel repertorio di una specie varia dalle 5 nelle più solitarie alle oltre 40 in vertebrati sociali come i primati e i lupi. In genere, queste possono anche essere modulate in base al contesto e all’ambiente.

Tipi di segnalazioni

Tutti gli esseri viventi comunicano, anche inconsapevolmente: è sufficiente che abbiano una caratteristica che può essere recepita da un altro organismo come un’informazione.

Infatti, esistono due tipi di veicoli di informazioni comunicative:

  • i cue, o stimoli, sono trasmessi in modo involontario. Ne è un esempio il calore emesso da un piccolo mammifero, che lo rende una preda individuabile da un serpente;
  • i segnali, che sono volontari, perfettamente controllabili e modulabili.

In genere, veicolano più informazioni contemporaneamente e possono essere più o meno complessi, protratti nel tempo o stereotipati (ovvero compiuti in modo ripetitivo e costante tra gli individui di una stessa specie).

Con le dovute eccezioni, un segnale comunicativo è quasi sempre onesto (cioè rispecchia caratteristiche vere) e vantaggioso (cioè apporta vantaggi evolutivi) per entrambe le parti in causa. Questo perché qualsiasi segnale è costoso: comporta dispendio energetico e rischi (ad esempio di predazione), per cui se risulta svantaggioso o non efficace per una delle due parti, tende a scomparire.

Produzione e trasmissione dei segnali comunicativi

L’ambiente degrada, distorce e può ostacolare le segnalazioni impiegate nella comunicazione animale. Per ovviare a questo problema, l’evoluzione ha promosso segnali e stimoli con certe caratteristiche, che risultano ottimali a seconda del tipo di habitat, dal momento della giornata, delle caratteristiche degli animali coinvolti nella comunicazione e dalla velocità di risposta necessaria.

Ad esempio, in genere:

  • i segnali sonori tendono a essere a bassa frequenza per le lunghe distanze, intensi e ripetuti;
  • gli stimoli visivi tendono a essere a forti contrasti oppure a sfruttare la bioluminescenza per essere visti al buio;
  • i segnali odorosi possono sfruttare il vento per coprire maggiori distanze o essere accompagnati a molecole che ne ritardano il rilascio perché risultino più duraturi.

La limitazione di questi messaggi, comunque, è anche evolutivamente vantaggiosa in quanto fornisce indizi sulla distanza degli individui che li producono.

In genere, questi stimoli o segnali sono enfatizzati dalla presenza di caratteristiche fisiche che le evidenziano, ad esempio rendendo più forti i suoni emessi (come nel caso delle sacche vocali delle rane, che ne amplificano i gracidii) o mettendo in risalto il corpo dell’animale (o una sua parte).

Ricezione dei segnali comunicativi

Spesso, gli animali presentano organi di senso e processi neurali simili per individuare gli stessi stimoli esterni. Al punto che alcuni segnali sono interpretati allo stesso modo, come i colori aposematici, quasi universalmente recepiti come sintomo di pericolosità.

Tuttavia, ogni specie è adattata meglio a certi stimoli piuttosto che altri. Infatti, in genere la specie che riceve il segnale presenta caratteristiche che ottimizzano la sua percezione del segnale o stimolo.

Alcuni esempi:

  • i tre ossicini negli organi uditivi dei mammiferi o il collegamento tra vescica natatoria e organi uditivi nei pesci, che amplificano i suoni ambientali per una migliore ricezione;
  • le antenne di alcuni insetti, l’organo vomeronasale (o organo di Jacobson) e i bottoni gustativi, specializzati nella percezione di sostanze chimiche.

Il principio dell’antitesi

Secondo il principio dell’antitesi, a emozioni opposte si associano comportamenti opposti. Questo potrebbe spiegare perché alcuni segnali sono quasi universalmente percepiti allo stesso modo; ad esempio, suoni bassi sono diffusamente associati al pericolo (e in effetti sono spesso emessi da individui più grandi), al contrario dei suoni più acuti.

Costi e benefici della comunicazione animale

Produrre un messaggio è costoso: ad esempio, l’emissione di vocalizzazioni (soprattutto in zone con inquinamento acustico) o i piumaggi molto colorati degli uccelli richiedono energia per essere prodotti o sviluppati e rendono l’animale più visibile ai predatori. Inoltre, occorre tenere in considerazione che ci possono essere errori nell’emissione o nella ricezione di un messaggio.

Quindi, perché una forma di comunicazione venga mantenuta nel corso dell’evoluzione di una specie, deve controbilanciare i costi con i vantaggi. In sintesi: un segnale o stimolo di una specie resta in una popolazione o una specie se beneficio – costo – possibili errori > 0 sia per chi lo emette, sia per chi lo riceve. Questo avviene quando chi produce il segnale avrà vantaggi superiori ai costi e chi lo recepisce riuscirà a interpretarlo correttamente e ricavarne dei vantaggi.

Eterocefali glabri in una galleria sottoterra
Gli eterocefali glabri vivono in tunnel sotterranei, per cui la loro vista è molto scarsa. Per comunicare, si affidano prevalentemente a vocalizzazioni. Foto di Javier Ábalos, condivisa secondo la licenza CC BY-SA 2.0.

La capacità di vedere i colori (o vedere in assoluto) risulterebbe un investimento energetico che non darebbe alcun vantaggio agli animali prevalentemente notturni o che vivono sottoterra oppure in gallerie, come le formiche e gli eterocefali glabri (Heterocephalus glaber): per questo non comunicano visivamente.

I segnali devono essere onesti

Un segnale è detto onesto quando rispecchia il vero. Questo si verifica quando non c’è conflitto di interessi tra mittente e destinatario.

Cervo rosso
Un esempio classico di segnale onesto “unbluffable” è quello del bramito dei cervi. Questo segnale, impiegato dal maschio durante il corteggiamento, indica alla femmina la dimensione dell’individuo. Infatti, il suono emesso sarà tanto più alto quanto più grande sarà il maschio – una caratteristica che le femmine preferiranno. Non c’è possibilità per gli altri maschi di fingere di essere più prestanti perché dipende dalla struttura del corpo. Foto di gailhampshire, condivisa secondo la licenza CC BY 2.0.

Inoltre, un segnale è sempre per forza onesto in tre casi:

  1. quando chi comunica non può fingere, a causa di limitazioni (constrain) fisici o fisiologici. Indizi simili sono quelli che derivano dall’invecchiamento dell’individuo, che può risultare vantaggioso quando, ad esempio, per una femmina in cerca di partner l’età indica esperienza e capacità di sopravvivere a situazioni difficili.
  2. laddove il segnale o stimolo non è realizzabile perché troppo costoso (handicap signal). In questi casi, il costo è correlato alla qualità del segnale. Lo si osserva, ad esempio, nei display ripetuti e molto visibili: solo gli individui molto in salute, e quindi capaci di foraggiare e di scappare da eventuali predatori, possono permetterselo. Lo stotting delle gazzelle di Thomson, eseguito dall’animale quando vede un potenziale predatore, consiste in salti molto energetici, che comunicano al cacciatore che la preda è in ottima forma, scoraggiandolo quindi dal provare a mangiarla.
  3. Nel caso in cui dopo aver mentito si verrebbe messi duramente alla prova. Come in uno scambio di minacce prima di uno scontro fisico: un bluff potrebbe convertirsi in una battaglia persa, anche a costo della vita.

Lo sfruttamento nella comunicazione animale: i segnali disonesti

Ma ci sono anche dei conflitti di interesse fra mittente e destinatario. Se è vero che un segnale è quasi sempre onesto, dove possibile esistono moltissime eccezioni. Proprio la regola generale consente ad alcuni individui di sfruttare un segnale senza che risponda a verità. I segnali disonesti sono comuni soprattutto laddove aumentano le probabilità di nutrirsi o accoppiarsi.

Sono diversi gli esempi di segnalatori illegittimi, animali che simulano la comunicazione di altri individui per ottenere vantaggi.  Il fenomeno è frequente anche fra specie diverse, come nel caso delle lucciole predatrici del genere Photuris che imitano i segnali riproduttivi emessi dai maschi delle lucciole del genere Photuris per attrarle e mangiarle. O nel caso delle mosche tefritide, che ondeggiano le proprie ali a bande simulando i segnali di minaccia dei ragni salticidi, dissuadendo così ragni potenzialmente predatori.

Quanto alla riproduzione, generalmente le femmine selezionano, grazie alla comunicazione ricevuta, i maschi di maggiore qualità. Quelli di minore qualità tendono quindi a fingersi migliori. Nei galli (Gallus gallus domesticus), un segnale di corteggiamento è il tidbitting, in cui l’esemplare, in presenza della femmina, mentre emette particolari suoni afferra un po’ di cibo prelibato e lo solleva per poi farlo ricadere. Talvolta, il gallo può mettere in atto questo comportamento anche se non c’è del cibo, purché la potenziale compagna sia abbastanza lontana da non accorgersi che non c’è nulla da mangiare.

Naturalmente, chi emette un segnale disonesto può essere scoperto facilmente. Per questo i segnali disonesti non sono frequenti: sarebbero individuati e verrebbero ignorati, perdendo la loro efficacia e portando quindi all’estinzione del comportamento. Di conseguenza, sono poco diffusi in natura i segnali facilmente riproducibili.

Lo sfruttamento nella comunicazione animale: l’eavesdropping

Quando un animale riceve e sfrutta comunicazioni che non erano destinate a lui, si dice che “origlia”: il fenomeno è noto proprio come eavesdropping. Questo avviene spesso con individui che emettono segnali per il proprio gruppo e sono intercettati da predatori.

È il caso dei maschi della rana tungara (Physalaemus pustulosus), che risulta più attraente per le femmine se emette sia suoni lamentosi sia schiocchi, ma se emette schiocchi rischia maggiormente di essere predato perché i pipistrelli Trachops cirrhosus sono doppiamente attratti dai canti con componenti schioccanti. Non a caso, queste rane emettono schiocchi più spesso se si trovano in gruppi più numerosi, che riducono la probabilità che siano predati.

Il fenomeno dell’eavesdropping ha favorito in molte specie l’emergere di segnali difficili da percepire per i predatori. Infatti, i segnali d’allarme di diversi uccelli suonano molto simili, in quanto accomunati dalla difficile localizzabilità e dalla frequenza poco percepibile da alcuni rapaci.

Tipi di comunicazione animale: i destinatari

In base al destinatario, la comunicazione animale può essere classificata in:

  • autocomunicazione, volta a se stessi. È il caso dell’ecolocalizzazione.
  • Comunicazione diretta ai cospecifici, come nel caso dei segnali d’allarme dei suricati (Suricata suricatta). Questi vivono in gruppi familiari di circa 30 individui, che a turno svolgono il ruolo di sentinella, appoggiati sulla coda in posizione eretta. Quando individuano un rapace in lontananza, emettono un grido, che spinge gli altri membri del gruppo a rintanarsi.
  • Comunicazione diretta ad altre specie. Ad esempio, la cernia indo-pacifica (Plectropomus pessuliferus) può comunicare visivamente con altre specie di pesci per attuare una caccia cooperativa.

Uno stesso comportamento può entrare in più categorie. Ad esempio, gli scoiattoli terricoli della California (Spermophilus beecheyi) scodinzolano quando percepiscono la presenza dei crotali. Tale comportamento è un segnale di avvertimento per i suoi conspecifici e in più segnala al predatore stesso che probabilmente riuscirà a sfuggirgli: nonostante la velocità di questi rettili, quando gli scoiattoli scodinzolano riescono a scappare l’80% delle volte.

Ghiandaia azzurra americana
I versi di allarme delle ghiandaie sono compresi dalle specie che abitano nelle stesse zone, inclusi gli scoiattoli rossi. In foto: ghiandaia azzurra americana (Cyanocitta cristata). Foto di dominio pubblico, realizzata dal U. S. Fish and Wildlife Service (Northeast Region).

Tipi di comunicazione animale: le funzioni

Comunicazione animale per la mediazione dei conflitti

La comunicazione relativa ai conflitti include due tipi di segnali: quelli aggressivi e quelli di sottomissione. Si hanno tra individui che competono direttamente per una stessa risorsa, che sia un potenziale partner, un territorio o un alimento.

Leggi anche: Competizione intraspecifica 

Questo tipo di comunicazione è fondamentale per la sopravvivenza delle specie molto forti. Infatti, nella maggior parte dei casi previene gli scontri fisici, che sarebbero svantaggiosi sia per i vincitori sia per i vinti perché comportano fatica e ferite a entrambi.

Durante lo scambio di messaggi che si hanno prima di un conflitto fisico, in genere i due individui valutano le caratteristiche dell’altro per decidere come comportarsi. Il primo che intuisce che perderebbe, dà segni di sottomissione, ponendo fine allo scontro. Un esempio di questo comportamento lo si vede nella colorazione a righe bianche e nere che il polpo comune di Sydney (Octopus tetricus) rivolge al suo avversario (e solo sulla parte del corpo rivolta verso l’avversario).

Comunicazione animale e territorialità

La comunicazione per la difesa del territorio consiste nei comportamenti di marcatura, che indicano ai gruppi vicini che questo è occupato sfruttando diverse possibili modalità sensoriali, i segnali di difesa del territorio sono generalmente di lunga durata, efficaci su grandi distanze e specie-specifici. Talvolta codificano anche informazioni sul vigore o sull’abilità di combattimento del proprietario.

Tipici esempi di questa forma di comunicazione sono i canti territoriali di alcuni uccelli (marcatura acustica) e la marcatura odorosa dei mammiferi anosmici, come l’urina per alcune proscimmie e la defecazione degli ippopotami (Hippopotamus amphibius).

Comunicazione animale per la riproduzione

La comunicazione a fini riproduttivi consiste in segnali o stimoli atti a:

  • attrarre un potenziale partner (sexual advertisement);
  • convincerlo ad accoppiarsi;
  • coordinare l’atto riproduttivo.

Ovviamente, devono consentire l’identificazione di chi emette il segnale, affinché i partner siano certi di avere a che fare con la propria specie e possano valutare la qualità dell’altro individuo. Ad esempio, esistono tre specie di crisopidi che sembrano identiche, ma in realtà sono isolate dal punto di vista riproduttivo perché le femmine rispondono solo ai canti della propria specie.

In genere i segnali sessuali sono sesso-specifici e su brevi distanze e spesso coinvolgono molteplici modalità sensoriali. Generalmente comunicano lo stato di buona salute di chi attua il comportamento, come in alcuni uccelli cantanti che cantano più riccamente perché hanno cervelli meglio formati o nei maschi di Poecilia. Questi pesci presentano macchie arancioni sul proprio corpo: queste sono tanto più accese quanto più essi si nutrono di carotenoidi, che rafforzano il loro sistema immunitario. In effetti, le femmine preferiscono i maschi più brillanti.

Generalmente è il maschio della specie ad attuare il sexual advertisement (come nel caso della ruota del pavone), perché le femmine investono molto più dei maschi nella riproduzione. Ci sono anche alcune eccezioni, come nel caso del Syngnathus typhle, il pesce ago cavallino, in cui le femmine producono un pattern a strisce che attrae i maschi.

Comunicazione animale per le cure parentali

Quando l’adulto deve badare ai suoi piccoli, la comunicazione è necessaria per coordinare in entrambe le direzioni. I genitori possono emettere segnali per avvertire la prole dell’arrivo di predatori; i piccoli emettono segnali di supplica, che generalmente comportano un aumento del cibo che i genitori forniscono loro. Lo si osserva bene nei nidi di cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) in cui viene introdotto un piccolo cuculo (Cuculus canorus), un parassita di cova. Questo è capace di produrre segnali pari a quelli di un intero nido di cannaiola, per cui viene nutrito quanto quattro pulli di tale specie!

pullo di cuculo
I cuculi sono parassiti di cova: la femmina deposita il proprio uovo nel nido di un’altra specie, della cui prole il pullo di cuculo saprà imitare i segnali di supplica. Foto concessa da NTNU, Faculty of Natural Sciences, secondo la licenza CC BY 2.0..

Il comportamento di supplica può avere diverse funzioni a seconda della specie.

  • Per farsi localizzare e riconoscere. I pipistrelli brasiliani a coda libera (Tadarida brasiliensis) vivono in colonie di milioni di individui. Quando le madri, che sono andate a procacciare il cibo, tornano per nutrire i propri piccoli, li individuano con una probabilità dell’83%: questo dipende dalla loro memoria, ma anche dalle isolation call dei piccoli, uniche, che le fanno avvicinare, e dal loro odore.
  • Per prevalere sui fratelli (ipotesi della competizione a tutto campo tra fratelli). I nidiacei che chiamano più forte sembrerebbero ricevere più cibo degli altri nati.
  • Come segnale onesto di vitalità. Infatti, le vocalizzazioni più intense dei nidiacei potrebbero corrispondere a maggiore forza, e quindi a maggiori probabilità di sopravvivere. Si tratterebbe, quindi, di un segnale onesto che consentirebbe ai genitori di distribuire il cibo nel modo più efficiente possibile.
  • Come segnale onesto di necessità. In alcune specie, il comportamento di supplica è tanto più forte quanto più l’individuo è affamato.

Comunicazione animale con funzioni sociali

Gli animali sociali comunicano con i membri della propria specie per:

  • coordinare movimenti di gruppo e richiamare compagni, come nel caso dei segnali di reclutamento, impiegate da diversi mammiferi, insetti sociali e uccelli;
  • mostrare appartenenza sociale. Ad esempio, le vespe del genere Polistes si riconoscono tramite i pattern del volto o dall’odore;
  • aumentare la coesione del gruppo. Questo è fondamentale nelle specie in cui esistono gerarchie di gruppo poco dispotiche, come gli scimpanzé (Pan troglodytes), in cui è fondamentale che dominanti e subordinati abbiano rapporti equilibrati;
  • condividere informazioni sulla posizione di alimenti o sull’arrivo di predatori (segnali d’allarme). Un esempio molto interessante di segnale d’allarme è quello del cercopiteco verde (Chlorocebus pygerythrus), che varia in base al tipo di predatore che sta arrivando: termina con suoni diversi per predatori aerei, terrestri a quattro zampe o serpenti. In questo modo, i compagni possono ripararsi al meglio.

Comunicazione animale per acquisire informazioni sull’ambiente

Pipistrelli, pesci elettrici, focene e guaciari (Steatornis caripensis) recepiscono e sfruttano la riemissione dei propri segnali per estrarre informazioni sull’ambiente che li circonda, come la vicinanza di ostacoli e di possibili prede.

Leggi anche: Ecolocalizzazione: vedere con l’udito

Tipi di comunicazione animale: ipotesi dello sfruttamento sensoriale e le modalità sensoriali

I segnali e gli stimoli possono sfruttare qualsiasi senso: possono essere suoni, colori, movimenti, posture, scariche elettriche, odori, elementi da sentire al tatto e combinazioni, a seconda di ciò che il ricevente può percepire.

L’ipotesi dello sfruttamento sensoriale

Nel 1990, l’etologo Michael J. Ryan propose l’ipotesi dello sfruttamento sensoriale, secondo la quale una forma di comunicazione va a plasmarsi su messaggi che il ricevente è già in grado di cogliere.

Comunicazione animale. Foto di due gerridi
Due gerridi in procinto di accoppiarsi. Foto di Alexander, condivisa secondo la licenza CC BY-SA 2.0.

Un esempio è quello dei gerridi. Questi insetti percepiscono le vibrazioni tramite le zampe: in questo modo, possono capire se ci sono prede nelle vicinanze. Durante il corteggiamento, i maschi simulano vibrazioni simili a queste per attrarre le femmine, come se le “sfruttassero”. Si osserva qualcosa di analogo in alcune specie di acari acquatici: dato che sono geneticamente portati a catturare ciò che vibra, come le loro prede, i maschi attuano il corteggiamento tremolante, in cui fanno tremare una zampa di fronte alla femmina. Questa si avvicina, come a catturarli, così che il maschio può provare ad accoppiarsi con lei.

Comunicazione acustica

Efficace sulle lunghe distanze e molto adattabile ai diversi tipi di ambienti, la comunicazione acustica è molto diffusa nel mondo animale.

Questi segnali includono:

  • stridulazioni, emesse tramite lo sfregamento di due parti del corpo, come negli ortotteri e altri artropodi;
  • battito di parti del corpo, come la vibrazione delle code dei crotali (“serpenti a sonagli”) o il chest drumming dei gorilla;
  • vibrazioni delle vesciche natatorie nei pesci ossei;
  • vocalizzazioni, che a loro volta si possono distinguere in:
    • canti, lunghi e complessi, spesso associati al corteggiamento. Anche se spesso associati solo agli uccelli, sono diffusi anche in altri animali, come i cetacei e alcuni primati;
    • richiami, brevi e semplici, con funzioni più quotidiane come indicare la propria posizione ai compagni.

Un segnale sonoro può variare per ampiezza, frequenza, silenzi, intensità e lunghezza, dando possibilità infinite di combinazioni, più o meno complesse. Ad esempio, il mimo rossiccio (Toxostoma rufum) nel suo repertorio include oltre 2mila canti differenti.

Comunicazione visiva

I segnali e gli stimoli visivi sono efficaci fino a distanze medio-lunghe in condizioni di buona luminosità: sono diffuse tra gli animali diurni che vivono in spazi aperti. Includono segnali permanenti, come i colori sottogolari di alcune lucertole, e altri transitori, come bioluminescenza, gesti, espressioni del volto e danze. Uno spettacolare esempio è quello degli uccelli del paradiso.

Comunicazione chimica

Sebbene sia molto più lenta di altre forme comunicative, la comunicazione chimica è vantaggiosa e diffusa nel mondo animale perché è specifica (in quanto può incorporare diverse molecole) e duratura (quando include sostanze che consentono il rilascio graduale delle molecole odorose). Inoltre, una sostanza chimica volatile o solubile può viaggiare per lunghe distanze, trasportata dal vento o dall’acqua.

Questo tipo di comunicazione è poco presente negli uccelli e diffuso nei mammiferi, che infatti sono spesso dotati di un organo accessorio, l’organo vomeronasale, deputato a percepire particolari sostanze chimiche, i feromoni. Nei mammiferi, la comunicazione chimica ha spesso una funzione sociale, come il riconoscimento degli individui, la sincronizzazione riproduttiva e la marcatura del territorio.

La comunicazione animale nell'iguana
Le iguane del deserto (Dipsosaurus dorsalis) rilasciano feromoni che emettono odori solo quando un’altro individuo le lecca. Questi sono presenti in granuli ben visibili, perché assorbono la luce ultravioletta, quindi appaiono neri agli animali che possono vedere nello spettro ultravioletto (come le iguane). Così, gli altri individui della specie possono avvicinarsi e leccare, liberando così i feromoni. Foto di Joshua Tree National Park, di dominio pubblico.

Comunicazione tattile

La comunicazione tattile è quella percepita tramite il senso del tatto. Può includere:

  • segnali trasmessi tramite contatto tra un animale e l’altro, possibili soltanto su brevissime distanze. Sono tipici degli animali sociali, come nel caso dell’allogrooming, comportamento in cui molti mammiferi e uccelli si puliscono a vicenda. Oltre a essere un comportamento igienico, ha una funzione di comunicazione sociale, rafforzando i legami tra individui o stabilendo le gerarchie nei gruppi.
  • Vibrazioni. Questa modalità comunicativa è molto diffusa negli artropodi. Ad esempio, alcune specie di ragni trasmettono vibrazioni tramite le proprie ragnatele per attrarre partner o cacciare prede.

Comunicazione elettrica (elettroricezione)

La produzione di campi elettrici per la comunicazione animale è limitata a distanze di circa un metro ma molto utile in caso di visibilità ridotta. Infatti, è tipica degli organismi acquatici notturni o che vivono in acque torbide.

Principalmente, svolge una funzione di elettrolocazione: aiuta l’animale a orientarsi, individuare prede o partner. Può anche essere utile per comunicare con altri membri della propria specie. Alcuni pesci cartilaginei (squali e razze) possiedono organi tuberosi capaci di individuare scariche elettriche rapide, così che percepiscono molto bene la velocità di scarica dei conspecifici o di altre specie.

Lo sviluppo delle capacità comunicative

In ambito evolutivo, nulla si crea dal nulla: nuove strutture e nuovi comportamenti derivano da altri preesistenti e cooptati, cioè che finiscono per avere una nuova funzione. Quindi, ciò che già si è evoluto influenza la possibilità di cambiamenti ulteriori.

Persona che grida
Molti animali emettono vocalizzazioni acute quando provano paura. Questo deriva dalla contrazione istintiva dei muscoli che consegue allo spavento. Immagine di Andrea Piacquadio, condivisa secondo la licenza Pexels.

Un esempio di struttura atta ad altre funzioni e cooptata per la ricezione sensoriale è quello dei meccanocettori di alcune farfalle notturne. Inizialmente erano impiegati per monitorare la posizione del corpo e, nel corso dell’evoluzione, si sono evoluti come recettori acustici.

Nel caso della comunicazione, è sufficiente che il protosegnale sia interpretato correttamente dal ricevente (e sia sufficientemente vantaggioso per entrambe le parti) perché si fissi nel repertorio comportamentale della specie. Come nel caso delle danze di corteggiamento dei maschi di molti uccelli: in diversi movimenti ricalcano comportamenti necessari alla sopravvivenza, come la capacità di costruire il nido o procacciarsi il cibo. Probabilmente, si sono cristallizzati perché attraevano l’attenzione delle femmine.

Altri segnali ritualizzati sono i movimenti intenzionali, ovvero atti incompleti o preparatori che anticipano comportamenti come attacchi, riconciliazioni e involi. Talvolta, si ritualizzano e accompagnano ad altre azioni che li rendono più evidenti, come il display aggressivo dell’apertura boccale in lupi, cani e gatti, accompagnata a segnali vocali.

Influenza genetica e ambientale

Come per tutti i comportamenti, anche la comunicazione animale si basa sia sulla genetica sia sull’ambiente, anche se in misure diverse a seconda del caso. Per questo un comportamento può restare uguale attraverso le generazioni, oppure cambiare da una generazione all’altra, oppure ancora essere modificabile nel corso della vita di un individuo.

Comunicazione animale e genetica

In molte specie, le strutture fisiologiche che consentono di produrre un segnale o un indizio possono presentare variazioni più o meno grandi a causa della genetica. Ad esempio, i maschi dei granchi violinisti (genere Uca) possiedono una chela ipertrofica, che oscillano per comunicare (nelle lotte o nel corteggiamento); queste hanno dimensioni che dipendono in gran parte dalla genetica.

Anche la ricezione di segnali può essere soggetta alla genetica: ad esempio, le femmine di diamante mandarino (Taeniopygia guttata), che non hanno antenati con grandi penne sul capo, sono maggiormente attratte da conspecifici a cui queste vengono incollate. Si osserva, quindi, una preferenza estetica inespressa, che potrebbe favorire l’affermarsi di questa caratteristica se emergesse.

Talvolta, l’influenza genetica si osserva in echi di comportamenti. Le lucertole del genere Cnemidophorus si riproducono per partenogenesi: sono solo femmine e non si accoppiano tra loro. Tuttavia, c’è molta più probabilità che producano uova se un’altra femmina attua un comportamento sessuale pseudomaschile, corteggiandole e montandole. Probabilmente questo si deve al fatto che derivano da antenati sessuati.

Influenza ambientale

In altri casi, il contributo dell’ambiente è molto più determinante. È il caso degli uccelli cantanti che apprendono il canto dalla propria specie: pappagalli (Psittaciformes), colibrì (Trochiliformes) e passeriformi (Passeriformes). Si osserva che comunque vi sono basi genetiche. Questi tre gruppi, infatti, presentano cellule cerebrali adibite all’analisi degli stimoli canori in una cui parte (il nucleo neostriato caudo-mediale, NCM) si esprime il gene ZENK quando percepiscono canti altrui.

I passeri corona bianca (Zonotrichia leucophrys) non riusciranno a produrre canti normali se cresciuti lontano da membri della propria specie da cui sentirne il suono o se non potranno sentirsi cantare. In effetti, il loro apprendimento del canto prevede tre fasi, che si verificano in periodi critici (memorizzazione, training con confronto basato sull’autoascolto, consolidamento).

Tuttavia, i passeri corona bianca possono apprendere il canto di altre specie con cui sono in contatto, anche se in presenza di membri della propria, se stringono rapporti sociali solo con la specie diversa. Inoltre, è stato visto che l’inclusione sociale può portare l’apprendimento di parole in altre specie, come lo storno comune (Sturnus vulgaris).

Alcune specie possono continuare a imparare nuovi elementi comunicativi da aggiungere al proprio repertorio per tutta la vita, così che popolazioni che frequentano luoghi differenti avranno diversi dialetti. Questo consente, ad esempio, di superare meglio le interferenze acustiche presenti negli specifici ambienti. Ne troviamo esempi nei capodogli (Physeter macrocephalus) e nei fringuelli (Fringilla coelebs).

 

Referenze

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