Il ciclo del Fosforo è spesso definito un non-ciclo sedimentario perché si sposta da una componente litosferica ad un’altra componente litosferica senza ritorno. Si sposta cioè dalla crosta terrestre attraverso il dilavamento e va a confinarsi nei sedimenti oceanici per ere geologiche. I meccanismi di ritorno ci sono ma si tratta di spostamenti di materiale così piccoli da essere trascurabili (pesca e feci degli uccelli marini).
Il pool di riserva è nella litosfera (quindi è un ciclo sedimentario) più precisamente nei sedimenti oceanici e si stima che ce ne sia 4*109 Mt. Non esiste una forma atmosferica, una forma volatile, di fosforo, notare bene che quando viene trasportato dal vento si tratta, appunto, di un trasporto di pulviscolo, non c’è una forma chimica del fosforo volatile.
Le polveri suddette si creano dall’attività estrattiva. Se esistesse un processo che volatilizza il fosforo allora sarebbe probabilmente un ciclo vero e proprio.
Il suolo, che è un ecosistema eterogeneo e molto poco definibile possiede 200’000 Mt di fosforo di cui il 99,9% non è biodisponibile. È fosforo che proviene dalla degradazione della sostanza organica ed è chelato e inerte, si dice che è legato. Solo 60 Mt tornano disponibili quasi immediatamente.
L’uomo preleva 12 Mt all’anno di fosforo e si stima che ce ne siano 10’000 Mt disponibili.
Delle 21 Mt che arrivano al mare con il dilavamento 19 Mt si legano nel suolo e 2 Mt entrano effettivamente nell’oceano libero. Il fosforo è un materiale limitante che passa velocemente da reattivo a non reattivo. È fondamentale perché media le reazioni energetiche, costituisce gli acidi nucleici, è presente nelle proteine fosforilate.
Le forme che troviamo sono:
- Ortofosfato, una forma inorganica e solubile, biodisponibile
- Fosforo legato, una forma organica insolubile, non biodisponibile
- DNA ambientale, una forma di fosforo organico solubile, molto stabile e attivo
C’è un riciclo interno nell’oceano che vale 1000 Mt. In generale il ciclo del fosforo è un ciclo semplice perché come attori abbiamo poche forme chimiche e poche reazioni. È importante perché è un fattore limitante.
Fonte: Elementi di Ecologia, di Thomas M. Smith e Robert L. Smith. Pearson editore.