Per chemofobia intendiamo la generalizzazione che vede la totalità dei prodotti ”chimici” come dannosi. Possiamo definirla come una fobia che sta partorendo un terrorismo alimentare dunque è doveroso entrare nel merito e analizzare la questione.
Chemofobia, tutta colpa dell’acqua
Il monossido di diidrogeno è una sostanza chimica presente in quasi ogni ambiente. Se inalata, anche in piccole quantità, causa la morte e, allo stato solido, è dannosa per le cellule e i tessuti. Il monossido di diidrogeno è ampliamente usato nella produzione di energia nucleare, ed è il maggior responsabile delle piogge acide. Nel 2010, alcuni rappresentanti delle nazioni unite hanno firmato una petizione per la messa al bando di questa sostanza ma, malgrado ciò, essa rimane largamente utilizzata in quasi ogni processo industriale, così come nelle preparazioni alimentari.
Tutta la questione sarebbe molto inquietante, se non fosse che “monossido di diidrogeno” è semplicemente il nome scientifico dell’acqua. Eppure centinaia di persone, inclusi alcuni delegati dell’ONU, hanno firmato, inconsapevolmente, una petizione per la sua messa al bando, per vietare, di fatto, l’utilizzo dell’acqua.
La beffa del monossido di diidrogeno
Questa comica vicenda rappresenta solo uno dei tanti esempi di quel fenomeno dilagante, frutto dell’ignoranza scientifica, che prende il nome di chemofobia. La paura delle sostanze chimiche. L’irrazionale certezza che ogni cosa classificata come “chimica” sia intrinsecamente pericolosa, mentre ogni sostanza “naturale” sia benefica.
Di esempi di questo fenomeno ne esistono a volontà: è il caso del recente sondaggio condotto dalla Stanford University, secondo cui l’80% degli americani vorrebbe un’etichetta sugli alimenti indicante “contiene acido desossiribonucleico (DNA)”. Anche se, naturalmente, il DNA è la molecola alla base della vita, presente in ogni essere vivente (e in ogni alimento).
Queste curiose richieste sono, come dicevamo, il frutto della sempre più diffusa convinzione che tutte le sostanze sintetiche (e quindi con nomi strani e misteriosi) siano più pericolose delle sostanze presenti in natura. Questa convinzione è ovviamente errata: ogni cosa esistente è composta da sostanze chimiche, e la loro pericolosità dipende dalle loro caratteristiche, e non dalla loro natura sintetica (“artificiale”) o naturale, ne tantomeno dalla complessità del loro nome.
Alcuni esempi?
L’arsenico è un elemento assolutamente “naturale”, presente in svariati minerali, eppure nessuno se ne farebbe una tazza. Al contrario, bere monossido di diidrogeno (acqua) è assolutamente necessario, pena la morte.
L’acido acetilsalicilico è una sostanza ottenuta principalmente tramite sintesi chimica, eppure è il principio attivo dell’aspirina, quello che garantisce al farmaco la sua funzione.
La cocaina è invece una sostanza chimica completamente naturale, che si estrae dalle foglie della pianta di coca; un’erba naturale, dunque, eppure i suoi effetti dannosi sono noti a tutti.
Si potrebbe andare avanti all’infinito, ma una cosa è chiara: i composti chimici di sintesi non sono necessariamente pericolosi, e quelli naturali non sono per forza di cose utili e benefici. L’antitesi tra “naturale buono” e “chimico cattivo” non ha quindi nessun fondamento: siate attenti, informatevi, o potreste ritrovarvi a firmare per chiedere che l’acqua sia resa illegale.