Come probabilmente saprete, i cetacei odontoceti (sottordine Odontoceti) si distinguono dai misticeti (Mysticeti) per caratteristiche ben precise, non ultima la presenza dei denti. Certo, non si tratta di denti diversificati come i nostri, ma di denti conici e tutti uguali fra loro. Delfini e compagnia non li usano certo per masticare, ma solo per afferrare e trattener le prede. Nei misticeti (balene e balenottere), i denti sono stati “sostituiti” dai fanoni, che sono funzionali alla dieta di questi animali perlopiù filtratori.
Questo sottordine comprende la stragrande maggioranza delle specie conosciute di cetacei. Molte di esse sono estremamente celebri, basta pensare al celebre tursiope (Tursiops truncatus), alla comune stenella striata (Stenella coeruleoalba), alla meravigliosa orca (Orcinus orca) o al maestoso capodoglio (Physeter macrocephalus).
Tuttavia, svariate specie di cetacei odontoceti sono pressochè sconosciute. Ecco quindi un breve elenco (ne ho scelte sei) per approfondire la conoscenza di questi incredibili animali.
Berardio
Berardius è un genere di cetacei odontoceti che presenta due specie. Si tratta del berardio australe (B. arnuxii) e quello boreale (B. bairdii), così simili tra loro che sarebbe difficile distinguerle se non vivessero in areali ben distinti: il primo vive nelle acque antartiche, il secondo nel Pacifico settentrionale.
I berardi possono raggiungere dimensioni considerevoli, probabilmente di 12-13 metri, possiedono un rostro piuttosto pronunciato e un rigonfiamento bulboso sulla fronte (melone). Si sa molto poco sulle loro abitudini, se non che si muovo in branchi non molto numerosi. Sono visibili un paio di denti esterni, sulla punta della mandibola, e appartengono alla stessa famiglia dello zifio (Ziphius cavirostris, presente nel Mediterraneo), quella degli zifidi (Ziphiidae). Questi cetacei sono conosciuti anche per la loro abitudine di nutrirsi “aspirando” le prede, e sono capaci di immersioni piuttosto profonde. Presentano una piccola pinna dorsale e pinne pettorali piccole e arrotondate.
Cogia
Kogia sima e Kogia breviceps sono le due specie appartenenti al genere Kogia. Fino a non molto tempo fa erano considerate una sola specie, e molto si dibatte anche sulla loro famiglia. Gran parte degli studiosi ritiene che le due cogie e il capodoglio siano le uniche tre specie ad appartenere alla famiglia Physeteridae, mentre altri hanno proposto una famiglia a parte per le cogie, quella dei Kogiidae.
Di certo, le cogie hanno molto in comune col capodoglio: pur essendo molto più piccole (Kogia breviceps supera a malapena i tre metri di lunghezza) possiedono un capo allungato e sporgente, con la bocca che si apre inferiormente e i denti che sono presenti solo sulla mandibola. Anche loro, all’interno del capo, presentano spermaceti. E lo sfiatatoio è piegato in modo da direzionare lo “sbuffo” a sinistra. Entrambe le specie sono diffuse in tutti gli oceani, sia in zone tropicali che temperate. Non sono affatto comuni, e difatti non sono mai state molto studiate e nè siamo a conoscenza dello stato delle loro popolazioni.
Inia
Inia geoffrensis è il delfino di fiume sudamericano. Ebbene sì, in alcune zone del mondo esistono delfini di fiume. Chiamato anche “boto”, è diffuso nei sistemi fluviali del Rio delle Amazzoni e dell’Orinoco, risultanto di fatto presente in svariati paesi e in buona parte della foresta amazzonica.
La colorazione è assai variabile, e mentre i giovani sono grigi gli adulti assumono una colorazione più chiara che dipende da vari fattori. Alcuni esemplari, per effetto della fitta rete di capillari sottocutanei, appaiono anche di un tenue color rosa. Le inie possiedono un melone pronunciato e globoso, che unito al rostro sottile e particolarmente allungato donano a questo delfino un aspetto inconfondibile. Raggiunge una lunghezza di tre metri, ma generalmente la maggior parte degli esemplari non supera di molto di due metri.
Le pinne pettorali sono abbastanza larghe, mentre la pinna dorsale ha più l’aspetto di una gobba. Gli occhi sono molto piccoli, ma l’inia sembra essere comunque provvista di buona vista. Tuttavia, poichè si trova spesso a dover nuotare in acqua stagnanti, torbide o fangose, l’inia si affida spesso al sonar per l’ecolocazione.
Lipote
Il lipote (Lipotes vexillifer), detto anche baiji, è un delfino d’acqua dolce che popola (popolava?) il Fiume Azzurro, in Cina. rappresenta un caso assai particolare. Si tratta probabilmente del cetaceo odontoceto più raro al mondo, ed è classificato come una delle specie di mammiferi a maggior rischio di estinzione sul globo. Anzi, forse è già estinto.
Dichiarato a rischio critico già negli anni 80, nel 2006 una spedizione alla ricerca di esemplari rimasti non ne ha avvistato nemmeno uno. Lo stesso anno, quindi, il lipote è stato dichiarato estinto. Nel 2007, poi, a sorpresa è stato avvistato uno di questi delfini. Lo status del lipote è stato quindi “riesumato”, ma da quel momento nessun altro esemplare è stato visto. Purtroppo Lipotes vexillifer è verosimilmente estinto, ma anche se alcuni di questi delfini fossero ancora vivi la loro popolazione sarebbe così esigua da avere il destino segnato.
La colpa è ovviamente dell’uomo, che oltre ad inquinare i fiumi modifica continuamente l’habitat. Il colpo di grazia a questa specie? La costruzione di un sistema di dighe che ha di fatto isolato le sue esigue popolazioni. Non si sapeva molto di questa specie: presenta(va) una lunghezza di due metri abbondanti, e un colore grigio chiaro.
Mesoplodonte
Mesoplodon è un genere piuttosto numeroso di specie appartenenti alla famiglia degli zifidi (Ziphiidae). Sono conosciute una quindicina di specie di mesoplodonti, ma è così difficile osservarli che di alcune specie sono stati studiati solo esemplari morti spiaggiati. Sono cetacei dal rostro piuttosto pronunciato e dalle forme snelle, con un paio di grossi denti esterni, rivolti verso l’alto e infissi nella mandibola, visibili lateralmente.
Mesoplodon è il genere di cetacei che comprende il maggior numero di specie, e secondo gli studiosi altre specie devono ancora essere scoperte. Presentano un colore che varia a seconda della specie, di solito bruno/grigiatro. Le dimensioni sono piuttosto contenute rispetto ad altre specie della famiglia degli zifidi, e vanno dai tre ai sei metri circa.
Hanno un nuoto tranquillo, pinne dorsali piccole e pinna dorsale anch’essa piuttosto minuta. Sono capaci di immersioni profonde, e alcuni mesoplodonti si nutrono quasi esclusivamente di cefalopodi.
Narvalo
Il narvalo (Monodon monoceros, famiglia Monodontidae) è forse il più famoso fra i meno famosi odontoceti. Questa sensazionale creatura era chianata (e lo è tuttora) “unicorno del mare” per la sua inconfondibile zanna spiralata, lunga e affilata, che spesso supera i due metri di lunghezza.
Essa è caratteristica dei maschi, le femmine la presentano molto raramente. Questi cetacei possiedono solo due denti anteriori nella mascella superiore, quello sinistro cresce a dismisura forando il labbro.
A volte capita anche di avvistare esemplari con due zanne. La funzione di queste armi è ancora ignota, probabilmente si tratta di un carattere sessuale con cui le femmine giudicano la prestanza di un maschio. Se fossero funzionali alla sopravvivenza dell’animale, anche le femmine le sfoggerebbero.
Questi cetacei, estremamente socievoli, presentano una livrea superiormente grigiastra e macchiettata di scuro, e inferiormente bianca. Non è presente una pinna dorsale, e le dimensioni si attestano sui quattro metri. Popolano principalmente le acque artiche, e raggiungono una lunghezza compresa fra i quattro e i cinque metri, zanna esclusa.