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Cetacei nel mediterraneo

I cetacei chi sono? Sono vertebrati mammiferi che si classificano in due ordini: i misticeti (le balene con i baffi) e  gli odontoceti (i cetacei con i denti).Nel mediterraneo le specie regolari sono 8: il capodoglio (Physeter macrocephalus), il grampo (Grampus griseus), il delfino comune (Delphinus delphis), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il tursiope (Tursiops truncatus), lo zifio (Ziphius cavirostris), la balenottera comune (Balenoptera physalus) ed il globicefalo (Globicefala melas). Questi sono i cetacei  (link) regolari del mediterraneo, cioè che svolgono tutte le loro attività all’interno del mediterraneo. Alcune popolazioni, addirittura, come i capodogli e le balenottere sono geneticamente distinte dalle rispettive popolazioni oceaniche. I più grandi cetacei del mediterraneo sono il capodoglio con i suoi 18 m e la balenottera con i suoi 27 m.

I cetacei del mediterraneo si nutrono di:

  • pesci di vario tipo
  • cefalopodi (soprattutto i capodogli che per catturarli si spingono fino ai 3000 m di profondità)
  • organismi planctonici, di cui si ciba la balenottera

Cosa li minaccia?

I problemi che affliggono i cetacei nel mediterraneo sono:

  1. l’inquinamento acustico.
  2. il sovrasfruttamento delle risorse marine.
  3. gli inquinanti e le microplastiche.

Sappiamo che il suono si propaga 5 volte più velocemente nell’acqua che nell’aria. Infatti è un metodo efficientissimo per i cetacei, per la loro comunicazione, perchè possono comunicare anche per miglia. Però ultimamente ai rumori naturali si sono aggiunti i rumori prodotti dall’uomo, che riescono addirittura a coprire, a causa della loro intensità, i rumori del mondo marino. Le fonti principali sono state individuate nella navigazione, nell’attività di estrazione di gas e petrolio dai fondali, e di ricerca dei giacimenti e, soprattutto, nell’utilizzo dei sonar attivi da parte delle navi militari e commerciali.

I cetacei utilizzano la comunicazione sonora per vari motivi, ad esempio per mantenersi in contatto e per la caccia. E’ scientificamente provato che l’inquinamento acustico può provocare oltre al grave effetto di mascheramento, anomalie nel comportamento, perdita temporanea o permanente dell’udito, lesioni gravi e, in alcuni casi, persino la morte. E infine i rumori antropici possono far allontanare le fonti di cibo, come branchi di pesci. La sovra pesca è un problema molto grave nel mediterraneo già da tempo, e di questo ne risentono anche i cetacei. Infatti il delphinus delphis, 50 anni fa era una delle specie più diffuse nel mediterraneo, ma oggi è scomparso del tutto dal tirreno ed è diventato raro nel resto del mediterraneo.

E questo è dovuto alla sovra pesca prodotta con l’utilizzo di reti a circuizione che hanno causato la distruzione dell´ecosistema marino. Oggi il delfino comune è considerata una specie a rischio e occorrono immediate misure di gestione della pesca e di salvaguardia dell’ecosistema marino.

Dal nord della Sardegna fino alle coste liguri si estende l’area protetta per i cetacei detta Pelagos, dal 1999. Proprio in questa area protetta ci sono alti valori di microplastiche che mettono a rischio l’ecosistema delle balene. Infatti le microplastiche hanno un grande impatto sul plancton e quindi sugli organismi marini. In particolare la balenottera comune, che è una specie a rischio di estinzione, è risultata contaminata in modo preoccupante dai derivati della plastica, che vanno a interferire sulle capacità riproduttive. Secondo i dati raccolti da Green Peace il mediterraneo è un mare tra i più sporchi del mondo a causa della plastica, degli idrocarburi e degli inquinanti; perché è un mare piccolo, semi chiuso che ci impiega circa 90 anni per il riciclo dell’acqua ed è molto frequentato, sopratutto in estate.

Fonte: http://www.lifegate.it/persone/news/balene-delfini-mar-mediterraneo-tethys

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