Recentemente è stato pubblicato il rapporto grandi carnivori della provincia di Trento, che annualmente effettua il censimento degli orsi (ma anche lupi e linci) nel territorio trentino. I dati sono ancora una volta positivi. Nel 2019 sono contate 9-12 nuove cucciolate, per un numero totale di 16-21 cuccioli. Le stime parlano di 82-93 orsi sul suolo provinciale.
Un grosso ma resiliente “carnivoro”
Nonostante la stazza (i maschi superano i 2 quintali di peso), l’orso bruno è una specie piuttosto resiliente, paragonato ad altri grandi carnivori. Questo è dovuto alla sua dieta molto variegata, composta per la maggior parte da materia vegetale (oltre il 65%). Il restante è composto da insetti (in particolare imenotteri), carcasse e in minima parte da mammiferi predati (selvatici o non)[3]. Causa la sua dieta, l’orso opera come dispersore di semi, poiché si nutre in grande quantità di frutti nel periodo autunnale.
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Una storia travagliata
L’orso, fino a 200 anni fa, era ancora relativamente abbondante e distribuito su tutta la catena alpina. Nel 1900 però il loro numero si era enormemente ridotto, con popolazioni frammentarie solo nel Triveneto. In tempi più recenti, l’unica popolazione rimasta sulle Alpi italiane era quella del Trentino occidentale, nelle Dolomiti di Brenta. Il motivo di questa riduzione è dovuto, oltre che alla perdita di habitat, alla forte persecuzione umana, motivata dagli occasionali attacchi sul bestiame e arnie[3].
Prima della reintroduzione però venne effettuato preventivamente uno studio di idoneità ambientale, per valutare la fattibilità del progetto; lo studio ha mostrato come l’ambiente alpino fosse migliorato rispetto al secolo scorso, con un incremento della copertura boschiva e delle zone idonee per l’orso[4].
La situazione odierna e le sfide future
Attualmente, secondo l’ultimo rapporto provinciale, la popolazione ursina viene stimata a 82-93 esemplari. Nell’anno 2018 invece, il numero di orsi era tra i 60 e 78 capi, mostrando quindi un buon incremento. L’areale delle femmine, molto ridotto in confronto a quello dei maschi, ha subito una drastica espansione nel 2019, raggiungendo una superficie di 1516 km2.
La mortalità infantile degli orsi in Trentino risulta molto più bassa rispetto a quella dell’orso marsicano, una popolazione ursina situata in Abruzzo (circa 10% contro il 50% dei marsicani). I danni causati dalle incursioni ursine nella provincia hanno registrato un aumento rispetto all’anno scorso, mentre i danni dei lupi sono drasticamente calati.
È comprovato che la prevenzione, come l’utilizzo di recinti elettrici e cani da guardia, risulta molto efficace nei confronti dei grandi carnivori. I danni ovviamente non verranno mai azzerati, ma saranno comunque molto contenuti, permettendo una coesistenza di qualità accettabile con la popolazione umana [1].
La Val d’Adige però, causa una forte urbanizzazione, i coltivi e l’autostrada A22, costituisce una grande barriera difficilmente attraversabile dall’orso. Attualmente i plantigradi sono presenti in maniera stabile solo nel Trentino occidentale; l’unico orso presente nella parte orientale è il noto esemplare M49, fuggito dal recinto del Centro Casteller. Per facilitare l’unione fra le due popolazioni sarà necessario costruire dei corridoi ecologici nella Val d’Adige, oltre che favorire l’avanzata dell’orso dal Friuli verso il Veneto.
Non solo orsi
Nel Rapporto provinciale 2019 non si è parlato solo di orsi, ma anche di altri grandi carnivori: il lupo e la lince. Il lupo, ritornato in Trentino nel 2008, ha anch’esso mostrato un trend positivo, con la creazione di 6 nuovi branchi rispetto al 2018, per un totale di 13. Per la lince, invece, l’unico esemplare noto è il maschio B132, arrivato dalla Svizzera nel 2008 dopo uno spostamento record di oltre 200 km[1].
Referenze
- Rapporto Grandi carnivori 2019 (pdf)
- Rapporto Grandi carnivori 2018 (pdf)
- Grandi Carnivori Provincia di Trento
- Duprè, E., P. Genovesi, and L. Pedrotti. “A feasibility study on the reintroduction of the brown bear (Ursus arctos) in the Central Alps.” Biologia E Conservazione Della Fauna 105 (2000): 3-89.