Quando pensiamo ad un bisonte tendiamo ad immaginare uno scenario Western: mandrie di bestioni cornuti che corrono in gigantesche praterie, braccati da indiani e cowboy. Tuttavia, anche il bosco che avete sotto casa sarebbe un ottimo candidato per ospitare questi giganti. Non stiamo parlando però di bisonti americani (Bison bison), ma di un’altra specie meno conosciuta: il bisonte europeo (Bison bonasus). Ma allora perché non vediamo bisonti che puntualmente ci tagliano la strada? Dove sono? La risposta è molto più lunga e malinconica di quanto si possa pensare.
Un’auto con gli zoccoli
Il bisonte europeo è il più grande animale terrestre del nostro continente: sono animali che raggiungono i 2 metri di altezza al garrese e tra i 300 e i 920 kg di peso, seppur non siano rari esemplari che superino la tonnellata. Nonostante le somiglianze, il bisonte europeo si distingue dal cugino americano per possedere corna più lunghe, meno peluria e una massa corporea, in media, leggermente inferiore. La posizione della testa della specie europea inoltre è più rialzata dal terreno, rendendo l’animale adatto a brucare fogliame oltre che a pascolare.
Una storia molto travagliata
I resti più antichi di Bison bonasus sono datati a 9500-8700 anni fa; a quel tempo, il continente europeo era un mosaico di foreste e steppe, un habitat ottimale per il nostro bisonte. Nel punto di apogeo, la specie doveva occupare buona parte del territorio europeo se non una porzione dell’Asia occidentale.
La sua origine evolutiva è a dir poco singolare: sembra infatti che il bisonte europeo sia frutto dell’ibridazione naturale fra l’estinto bisonte della steppa (Bison priscus) e l’uro (Bos taurus primigenius, antenato selvatico della vacca).
Le prime grandi persecuzioni
Nel Medioevo, l’espansione degli insediamenti umani portò gradualmente alla scomparsa del bisonte europeo. Le prime popolazioni a scomparire furono quelle della Grecia e Bulgaria nel III secolo a.C., seguite da Gallia e Spagna 500 anni dopo.
Nel 1500 la specie era presente solo nell’Europa Centro-Orientale; la costante rarefazione delle popolazioni rimaste portò il re di Polonia ad istituire pene di morte per chi cacciasse di frodo i bisonti. Nonostante ciò, le persecuzioni continuarono.
Il colpo di grazia
All’inizio del 1900, Bison bonasus contava due popolazioni isolate, localizzate in Polonia e Russia.
I conflitti della Prima Guerra Mondiale però furono una carneficina per i bisonti polacchi, ridotti a soli 9 esemplari nel 1918. Nel 1927 l’ultimo bisonte europeo in natura venne abbattuto dai bracconieri sul Caucaso. La specie era completamente estinta, salvo alcuni esemplari in cattività sparsi per l’Europa.
Tentare l’impossibile e riuscirci: la ripresa
Dal 1923 cominciarono i primi programmi di riproduzione in cattività del bisonte, per salvare in extremis la specie. Con i bisonti racimolati dagli zoo si crearono due nuclei riproduttivi, per un totale di 12 esemplari. I tentativi non furono vani, e nel giro di un decennio la popolazione toccò i 100 individui, crescendo esponenzialmente negli anni successivi. Dal 1951 in poi cominciarono le prime reintroduzioni, che interessarono principalmente Polonia e Russia.
Nel 2017, la popolazione totale di bisonte europeo era stimata sui 6573 capi, compresi gli individui in cattività e allo stato semi-brado.
Dove si trova oggi il bisonte?
Grazie a varie organizzazioni di tutela e conservazione (come Rewilding Europe), il bisonte europeo ha potuto finalmente rivendicare parte del suo vecchio areale. Le popolazioni selvatiche più numerose si possono trovare in Polonia, Russia e Bielorussia, che costituiscono da sole l’80% dei bisonti in libertà .
Altri esemplari allo stato semi-brado si trovano in varie riserve di Spagna, Germania e Francia.
I bisonti utilizzati invece per la riproduzione in cattività sono sparsi in tutto il suolo europeo; in Italia, un centro di riproduzione è situato nel parco Natura Viva di Bussolengo.
Il ruolo del bisonte nell’ecosistema
Ma perché c’è tutto questo interesse nel reintrodurre questo grande animale sul suolo europeo?
Le motivazioni non sono limitate alla sola conservazione della specie, ma comprendono anche l’importante ecologia di questo bovino. Il bisonte, in quanto animale di grosse dimensioni, è capace nel modificare l’ambiente circostante: la dieta di questo bovino comprende al 20% fogliame degli alberi e, a differenza dei bovini domestici, per cibarsene tendono a sradicare intere piante. Questo comporta un controllo sull’avanzamento del bosco e dunque la preservazione di radure e foreste aperte, fondamentali per molte specie animali (come cervi e molto uccelli).
Il bisonte aumenterebbe inoltre le prede a disposizione per i grossi carnivori europei (lupi e orsi), facendo diminuire gli sporadici attacchi al bestiame. Un altro beneficio sarebbe rappresentato dall’aumento di materiale organico nel terreno, grazie all’abbattimento di alberi e la grande produzione di feci (un bisonte adulto consuma 30 kg di materiale vegetale al giorno!); ciò contribuirebbe all’aumento di moltissimi insetti e invertebrati decompositori.
Il futuro della specie
Nonostante la sua grande ripresa, il bisonte europeo resta una specie in pericolo d’estinzione. Il numero di individui è infatti troppo basso per essere dichiarato fuori pericolo.
I rischi che corre oggi la specie sono dovuti principalmente al bracconaggio: la popolazione di bisonti in Ucraina, ad esempio, si è dimezzata in soli 10 anni per gli abbattimenti illegali.
Anche la bassa variabilità genetica dovuta al collo di bottiglia rappresenta un fattore di rischio, rendendo la specie più vulnerabile in caso di epidemie.
Infine, il suo areale risulta ancora molto limitato e necessiterebbe di ulteriori reintroduzioni e/o espansioni in nuovi territori. Se le azioni di tutela e campagne di sensibilizzazione continueranno, il nostro bovino riuscirà a riprendersi le sue terre. E chissà , forse vedremo finalmente un bisonte tagliarci la strada.
Bibliografia
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- REWILDING EUROPE
- EUROPEAN WILDLIFE