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Balenottera azzurra: il più grande animale vivente

Notizie e curiosità del gigante dalla memoria sorprendente

La balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), conosciuta in inglese come blue whale, è un mammifero marino appartenente alla famiglia Balaenopteridae e imparentato con la balenottera comune e con la megattera[1].

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Con record di 30 metri di lunghezza e 180 tonnellate di peso, la balenottera azzurra è, in termini di massa, il più grande animale vivente conosciuto[2] e ad oggi se ne distinguono 4 sottospecie[1].

Caratteristiche generali della balenottera azzurra

Dimensioni e peso

La balenottera azzurra è la più grande tra tutte le balenottere. Gli adulti raggiungono in media 24-27 m di lunghezza[2], quasi quanto un Boeing 737! Il peso oscilla invece approssimativamente tra 100 e 120 tonnellate[2], l’equivalente in peso di ben 2000 persone (assumendo come peso medio 60 kg)!

I record per le dimensioni ad oggi registrati sono: 33,5 m di lunghezza e 190 tonnellate di peso[2, 3]. Generalmente, sono le femmine ad essere più grandi dei maschi[2].

Che si tratti di un fortunato incontro o che si stia guardando una fotografia, la parte del corpo che si apprezza immediatamente è però la testa. Questa può rappresentare fino a 1/4 della lunghezza totale del corpo.

La pelle della balenottera azzurra, come suggerisce il nome, è di colore blu pallido o grigiastro, con macchie bianche e grigie. Il ventre è solitamente biancastro o blu[2]. Il grosso capo è sormontato da una piccola pinna dorsale, di circa 35 cm[3].

balenottera azzurra modello
Modello a grandezza naturale della balenottera azzurra nel Museo Americano di Storia Naturale di New York (di Tim Wilson, Flickr, CC BY 2.0).

Fanoni e sfiatatoi

La balenottera azzurra è un cetaceo misticete e, in quanto tale, si nutre utilizzando i fanoni, che gli permettono di filtrare lo zooplancton (krill)[3]. I fanoni sono costituiti da circa 300 lamine di cheratina (la stessa proteina da cui sono composte unghie e capelli) che scendono dalla mascella superiore verso quella inferiore. I fanoni possono essere lunghi fino a 1 metro e presentano inoltre delle fessure che, come un filtro, trattengono lo zooplancton[2].

Come gli altri cetacei misticeti (balene, megattere e caperee), la balenottera azzurra ha due sfiatatoi posti sul capo che mediano gli scambi gassosi. Va ricordato che, essendo un mammifero marino, questo animale respira per mezzo di polmoni e il tempo che trascorrono sott’acqua è tempo di apnea! La balenottera azzurra ha quindi bisogno di respirare aria e lo fa proprio attraverso questi due fori posti sul capo (gli sfiatatoi, appunto).

Lo sfiatatoio è invece singolo negli altri cetacei, gli odontoceti (ad esempio capodogli, delfini ed orche): questa differenza, unita alle caratteristiche del soffio (forma e altezza) è un valido strumento di identificazione dei cetacei in mare. Le balenottere azzurre sono infatti facilmente riconoscibili perché quando espirano, il soffio che attraversa gli sfiatatoi può variare tra 6 e 12 m di altezza[2, 3].

Vita media

Le stime sull’età delle balenottere azzurre suggeriscono che esse siano animali piuttosto longevi, con una vita media di 80-90 anni[3].

La longevità della balenottera, così come degli altri cetacei, viene stimata in diversi modi:

  • contando il numero di cicatrici ovariche nelle femmine sessualmente mature;
  • valutando i cambiamenti della colorazione della lente degli occhi;
  • contando il numero di creste sulle placche dei fanoni[3].

Distribuzione e nuoto della balenottera azzurra

Le balenottere azzurre si trovano generalmente nelle acque oceaniche di tutto il mondo[1].

Le balenottere azzurre nuotano di solito lentamente e per questo sono facili da avvicinare se si vince la timidezza che caratterizza la specie[2]. La velocità media è di 22 km/h, ma possono raggiungere quasi i 50 km/h in caso di pericolo[3].

Probabilmente, le balenottere sono in grado di immergersi fino a 150 m di profondità e oltre. Il tempo di immersione è di 10-20 minuti e, tra un’immersione e l’altra, intercorrono 8-15 soffi in superficie[3].

Il breaching, tipico comportamento fatto di balzi e tuffi (noto nei delfini), è tipico degli esemplari giovani, mentre tende a scomparire negli adulti[2].

Alimentazione

Di solito, le balenottere azzurre adulte si nutrono da sole o al massimo in coppia. Probabilmente, questo comportamento è dovuto alla vastità dell’area necessaria a ciascun individuo per nutrirsi[2].

Una balenottera azzurra può ingerire da 3 a 4 tonnellate di krill al giorno, l’equivalente in peso di un elefante africano[3]!

Il krill è il loro alimento principale e le specie di crostacei cambiano in funzione dell’area geografica. Le specie più comuni preferite dalla balenottera sono comunque Thysanoessa inermis, Meganyctiphanes norvegica e Euphausia superba.

In quanto predatori del krill, le balenottere azzurre hanno una funzione indispensabile per l’ecosistema e il mantenimento degli equilibri delle reti trofiche [3].

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balenottera azzurra krill
Un individuo di  Euphausia superba (krill), specie predata dalla balenottera azzurra. (da WoRMS, CC BY-SA-NC 4.0)

Comportamento della balenottera azzurra

Migrazioni

Non tutte le popolazioni di balenottera migrano[3]. La migrazione, infatti, viene selezionata dall’evoluzione solo se i benefici netti che derivano dalla migrazione stessa (in termini di fitness) sono superiori a quelli ottenuti dal rimanere in una data regione.

Gli esemplari di balenottera azzurra che migrano, in particolare, passano l’inverno a basse latitudini e si spostano verso i poli in primavera. In questo modo, si assicurano il massimo nutrimento in primavera e scongiurano freddo e penuria di cibo in inverno tornando all’Equatore[3].

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Memoria: sulla rotta delle prede

È stato dimostrato che gli spostamenti delle balenottere azzurre sono sincronizzati con i picchi di abbondanza delle popolazioni di krill e non sono guidati dalla temperatura.

Questo implica che le balenottere siano in grado di memorizzare e seguire delle rotte lunghissime (come i più sofisticati GPS) sulla base delle zone in cui le prede sono massime. Le balenottere, in particolare, sono in grado di sincronizzare questi punti con le informazioni riguardanti il periodo dell’anno, assicurandosi quindi di giungere sul posto quando il banchetto è già imbandito.

Questo comportamento è sorprendente perché significa che le balenottere non si limitano a seguire dei segnali, come la variazione di temperatura, ma sono in grado di ricordare, e quindi di prevedere le situazioni. Una balenottera azzurra sarà già sul posto quando le condizioni di temperatura e riproduzione del krill ne determineranno il picco massimo di biomassa.

Questa evidenza è frutto di uno studio del 2019[4], che ha rielaborato le informazioni di oltre 10 anni di registrazioni satellitari. Le rotte di 60 individui di balenottera azzurra sono state confrontate con dei dati satellitari riguardanti i picchi di concentrazione di clorofilla-a (parametro utile per quantificare indirettamente l’abbondanza di krill). Dall’incrocio dei dati risulta evidente che le rotte dei mammiferi coincidono con l’abbondanza delle popolazioni delle prede. Tentando invece di sovrapporre le rotte con le variazioni della temperatura, non si evidenziano particolari legami.

In conclusione, quella delle balenottere azzurre è una memoria eccezionale, in grado di guidare efficientemente questi giganti marini!

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Memoria e cambiamento climatico

Un meccanismo di migrazione così raffinato, seppur evolutivamente vincente, potrebbe essere uno svantaggio in un mondo che cambia velocemente.

I cambiamenti climatici stanno infatti portando a rapide variazione nei picchi di abbondanza del krill, sia in termini temporali che spaziali, determinando una desincronizzazione dell’incontro tra balenottere e prede. Non è possibile prevedere come questi animali si adatteranno a tali variazioni[4].

Speriamo allora che le voci corrano più velocemente del cambiamento climatico!

Le balenottere azzurre, infatti, comunicano tra loro con suoni a lunga distanza (decine di km di distanza!), così come le cugine megattere, particolarmente note per le loro canzoni. Questo meccanismo con cui le balenottere si scambiano informazioni potrebbe quindi essere un mezzo per aggiornare gli altri individui rispetto alle variazioni di abbondanza del krill. Purtroppo, però, non è possibile prevedere se la comunicazione sarà utile in tal senso[5].

Stato di conservazione

La balenottera azzurra è attualmente indicata come “In Pericolo di Estinzione” (Endangered) dalla lista rossa dell’IUCN[6].

La balenottera non era inizialmente tra le specie più cacciate, per via delle sue dimensioni, della velocità di fuga e dell’habitat (cioè l’oceano aperto). Dal 1860, tuttavia, i balenieri hanno iniziato a cacciarla e, nel XX secolo, il bilancio delle vittime di questa caccia ammontava a 350.000 individui. Negli anni Sessanta, la balenottera azzurra giunse sull’orlo dell’estinzione: divenne così una specie protetta dopo la stagione baleniera del 1965/1966. La caccia è stata vietata nel 1966.

Le stime attuali sulla numerosità si aggirano tra 2.000 e 6.000 individui, lasciando ancora aperta la sfida per uscire dal pericolo di estinzione. Le popolazioni dell’emisfero meridionale sono state ampiamente esaminate e sono stimati tra i 400 e 1.400 animali; le popolazioni dell’emisfero settentrionale sono stimate invece in circa 5.000 individui, ma il rigore scientifico di queste indagini è stato criticato[3].

Conclusioni

La balenottera azzurra, come altri cetacei, potrebbe essere una chiave per combattere il cambiamento climatico globale. Ogni balena, in media, durante la sua vita sequestra 33
tonnellate di carbonio nella sua massa corporea (circa 550 kg all’anno, contro i 17 kg all’anno di un albero). Quando una balenottera muore, quindi, il carbonio sequestrato finisce sul fondo dell’oceano, rimanendo fuori dall’atmosfera per secoli e diventando uno strumento che potrebbe aiutare (seppur in maniera minima) a mitigare l’incremento di CO2 in atmosfera[7].

Eppure, il più grande mammifero del Pianeta sta soffrendo a sua volta, come altri, per i cambiamenti climatici. Nessuno è indenne, dalle piccole api ai grandi cetacei. Non basta quindi fermare la caccia alle balene, ma dobbiamo a piccoli passi smettere di far correre le lancette del Pianeta.

Referenze

  1. WoRMS – Balaenoptera musculus (consultato ad aprile 2022);
  2. Whale and Dolphin Conservation Society (WDCS) – Blue whale;
  3. Animal Diversity Web – Balaenoptera musculus;
  4. Abrahms, B., et al. (2019). Memory and resource tracking drive blue whale migrations. Proceedings of the National Academy of Sciences116(12), 5582-5587;
  5. Fagan, W. F. (2019). Migrating whales depend on memory to exploit reliable resourcesProceedings of the National Academy of Sciences116(12), 5217-5219;
  6. IUCN Red List – Blue whale;
  7. Chami, R., et al. (2019). Nature’s Solution to Climate Change: A strategy to protect whales can limit greenhouse gases and global warming. Finance & Development56(004);

Immagine di copertina del NOAA Fisheries (Public Domain).

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