Ambystoma mexicanum (Shaw & Nodder, 1798), comunemente chiamato axolotl, è un anfibio urodelo della famiglia Ambystomatidae[1]. Noto per le sue branchie esterne, che gli conferiscono un aspetto fiabesco, è particolarmente amato dagli acquariofili e rappresenta una delle specie modello più utilizzate per gli studi in laboratorio. Purtroppo però, le popolazioni naturali stanno subendo un importante declino, e la specie è sull’orlo dell’estinzione.
Evoluzione e pedomorfosi
L’axolotl appartiene al genere Ambystoma, che raccoglie diverse specie di salamandre tipiche del Nord America. Le salamandre, esattamente come le rane (loro parenti stretti), sono anfibi caratterizzati da una fase larvale acquatica e una fase adulta terrestre. Tale strategia evolutiva consente alle giovani salamandre di svilupparsi in bacini di acqua effimeri, tipicamente privi di predatori e altre specie potenzialmente competitrici. Quando il piccolo bacino si prosciuga, la salamandra metamorfosa e prosegue la sua vita terrestre[2]. L’axolotl rappresenta però un’eccezione.
Questo anfibio abita infatti laghi o canali permanenti[1] e ha sviluppato un particolare adattamento a questo ambiente. La larva presenta infatti uno sviluppo continuo e potenzialmente non raggiunge mai la metamorfosi per la transizione allo stadio adulto[3]. L’axolotl è infatti un esempio di pedomorfosi per neotenia, ovvero di un organismo i cui individui sessualmente maturi mantengono alcuni caratteri della forma giovanile, a causa di uno sviluppo piuttosto lento del corpo[2]. Nel caso specifico, l’anfibio raggiunge la maturità sessuale senza andare in contro a metamorfosi e mantiene dunque tratti tipicamente associati agli stadi larvali di altre specie simili, come le branchie esterne[3].
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In particolari condizioni ambientali, però, l’axolotl può comunque metamorfosare, assumendo l’aspetto tipico della fase adulta di altre salamandre. La metamorfosi può essere indotta anche artificialmente, somministrando ormoni tiroidei[4].
Anatomia e morfologia dell’axolotl
Grazie al suo particolare percorso di sviluppo, gli axolotl adulti presentano caratteristiche morfologiche tipiche degli stadi larvali di salamandre simili.
La più evidente è sicuramente la presenza di tre paia di branchie esterne collocate alla base del capo. Le branchie hanno funzione respiratoria, sebbene l’animale sia anche in grado di respirare aria grazie a polmoni funzionanti e riesca a scambiare gas attraverso la pelle. altra Altra caratteristica pedomorfica dell’axolotl è la presenza di una sorta di pinna dorsale che si sviluppa dal dorso e per tutta la coda.
La morfologia generale è comunque quella di una salamandra, con un grosso capo tondeggiante e un corpo allungato. La colorazione è piuttosto variabile, dal rosa molto chiaro a forme più grigie o tendenzialmente più scure. L’axolotl può raggiungere dimensioni ragguardevoli: fino a 30 cm di lunghezza, con un peso compreso tra i 60 e i 230 g[3].
Nel caso di metamorfosi naturale o indotta, l’aspetto diviene molto simile a quello di altre salamandre adulte nordamericane, con colorazione scura. L’animale perde infatti le branchie esterne e la pinna dorsale utile al nuoto, effettuando così una transizione alla vita terrestre.
Alimentazione dell’axolotl
L’axolotl è un vorace predatore, piuttosto generalista. Le prede vengono ingoiate aspirando acqua con un rapido movimento di apertura della bocca. La dieta è molto varia: crostacei, molluschi, insetti, uova e persino piccoli pesci[3].
Riproduzione e ciclo vitale
La stagione riproduttiva in natura si colloca a febbraio, quando i maschi vanno in cerca delle femmine. Dopo aver eseguito una sorta di danza riproduttiva ritualizzata, il maschio depone una sacca di sperma (chiamata spermatofora) sul fondale, che verrà poi prelevata dalla femmina. Una volta fecondate, le uova verranno deposte su rocce o sulla vegetazione sommersa, dove si schiuderanno dopo circa due settimane. Le larve sono in grado di sopravvivere autonomamente sin dai primi istanti di vita, e la specie non presenta dunque cure parentali[3].
L’anfibio mostra uno sviluppo continuo e raggiunge la maturità sessuale a circa un anno, generalmente senza effettuare alcun tipo di metamorfosi. A differenza di altre salamandre, gli axolotl possono riprodursi più volte all’anno, generando una prole numerosa[2]. Sono inoltre piuttosto longevi, arrivando a vivere anche per 10 -15 anni[1, 3].
Rigenerazione
Un’altra straordinaria caratteristica dell’axolotl, che accompagna l’assenza di una vera metamorfosi, è la capacità di rigenerare parti del corpo. Questo anfibio è infatti in grado di ricostruire completamente i propri arti, in caso di perdita di una o più zampe.
Le abilità rigenerative fuori dal comune sono dovute a particolari meccanismi cellulari, che permettono ad alcune cellule di de-differenziarsi (tornando totipotenti) e poi differenziarsi nuovamente per generare altre tipologie di tessuto. Una sorta di superpotere che pone l’axolotl al centro di interessi scientifici legati ai meccanismi di sviluppo, e lo rende uno degli animali modello più utilizzati per studi in laboratorio[6].
Distribuzione e conservazione
Un tempo particolarmente diffuso in diversi corpi idrici del Messico centrale, l’axolotl sopravvive oggi soltanto in tre siti a Città del Messico: i canali di Xochimilco, il lago Chalco, e il lago di Chapultepec[1].
Il suo habitat tipico è costituito da laghi o canali a lento scorrimento, sufficientemente profondi da garantire disponibilità d’acqua in ogni periodo dell’anno. Un’altra esigenza fondamentale è la presenza di vegetazione sul fondale o sulle sponde, necessaria per la deposizione delle uova. Le branchie esterne rendono questa specie particolarmente sensibile all’inquinamento e alla presenza eccessiva di sedimento nelle acque[1, 2].
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A partire dal 1990, la popolazione di axolotl a Xochimilco si è drasticamente ridotta, passando da una densità di circa 6000 individui per km2 nel 1998 a solo 100 individui per km2 nel 2008[2]. Si stima che oggi sopravviva in natura un numero di esemplari riproduttivi compreso fra 50 e 1000. La specie è considerata dunque a rischio critico dall’ultima lista rossa IUCN[1].
Il rapido declino è stato causato da una crescente urbanizzazione, che ha visto la popolazione di Città del Messico aumentare esponenzialmente[2]. Ne risulta una sempre minore disponibilità di acqua nei canali e nei bacini rimasti, sempre più inquinati. Al degrado dell’habitat si somma la pressione esercitata dalla presenza di specie aliene, tra cui carpe e ciclidi del genere Tilapia, che contribuiscono alla riduzione della popolazione per competizione o predazione. Fortunatamente, l’axolotl non sembra essere sensibile a parassiti fungini che possono risultare letali per altri anfibi, come Batrachochytrium dendrobatidis o Batrachochytrium salamandrivorans[1].
Gli attuali sforzi di conservazione si concentrano soprattutto su progetti di restauro ambientale dei canali di Xochimilco, con traslocazione di individui in aree protette da barriere semipermeabili che riducono il sedimento in sospensione e impediscono l’accesso di specie aliene[2, 3]. Si stanno valutando anche reintroduzioni di individui a partire da colonie mantenute in cattività a fini scientifici[1].
L’axolotl è incluso nell’appendice II della CITES e il suo commercio è dunque regolamentato da specifiche autorizzazioni. Gli individui in commercio provengono da allevamenti in cattività[1].
L’axolotl come modello di studio e animale da compagnia
Il particolare percorso di sviluppo, unito alle capacità rigenerative fuori dal comune, rendono l’axolotl un interessante modello di studio. Si tratta di uno degli animali più usati nella ricerca scientifica sin dagli inizi del Novecento. La gran parte degli axolotl in cattività discende infatti da 34 esemplari prelevati a Xochimilco e portati a Parigi nel 1863. Nella capitale francese ci si rese ben presto conto che si trattava di animali resistenti e facili da allevare, dei perfetti animali domestici da commerciare, ma anche degli ideali modelli di studio per indagare lo sviluppo dei vertebrati[2].
Oggi gli axolotl sono utilizzati per la ricerca medica sull’invecchiamento e sulla riparazione dei tessuti, negli studi sulle dinamiche di sviluppo e in laboratori di filogenesi molecolare.
Inoltre, l’axolotl è ancora un animale molto amato, e viene comunemente allevato in acquari domestici, soprattutto in Cina e Giappone[3].
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Nella cultura popolare
L’axolotl è un elemento centrale nella cultura azteca, che gli attribuirebbe un’origine divina[3]. Una leggenda narra che, all’alba dei tempi, per permettere al sole e alla luna di muoversi nel cielo, il dio Xolotl, gemello di Quetzalcoatl, dovesse sacrificarsi gettandosi nel fuoco. Per sfuggire al suo destino, Xolotl scappa e acquisisce le sembianze di diverse specie di piante e animali. L’ultima specie in cui si trasforma è proprio l’axolotl. Quetzalcoatl, adiratosi per il mancato sacrificio, condanna Xolotl a rimanere per sempre un axolotl, un mostro delle acque (è questa la traduzione del termine dall’antica lingua Nahuatl)[2, 3].
Conclusione
Incarnazione di una divinità, buffo animale fiabesco da tenere in acquario, eterno giovane in grado di rigenerare parti del corpo e modello di importanza centrale per la ricerca scientifica: questi sono i mille volti dell’axolotl. Volti di un piccolo anfibio messicano che rischia di scomparire per sempre dai contesti naturali, lasciando un’eredità di piccole popolazioni in cattività con problemi di scarsa variabilità genetica[2]. Ricercatori e popolazione locale stanno unendo le forze per evitare la sua scomparsa, ma l’axolotl rimane un emblema di una pressione antropica distruttiva, che non risparmia neanche le specie più note e carismatiche.
Referenze
- IUCN SSC Amphibian Specialist Group 2020. IUCN Red List of Threatened Species: Ambystoma mexicanum. IUCN Red List of Threatened Species;
- Voss, S. R., Woodcock, M. R., & Zambrano, L. (2015). A tale of two axolotls. BioScience, 65(12), 1134-1140.
- National Geographic (2010) – Axolotl;
- Page, R. B., & Voss, S. R. (2009). Induction of metamorphosis in axolotls (Ambystoma mexicanum). Cold Spring Harbor Protocols, 2009(8), pdb-prot5268;
- Monaghan, J. R., Stier, A. C., Michonneau, F., Smith, M. D., Pasch, B., Maden, M., & Seifert, A. W. (2014). Experimentally induced metamorphosis in axolotls reduces regenerative rate and fidelity. Regeneration, 1(1), 2-14;
- Rivera-Gonzalez, G. C., & Morris, S. A. (2018). Tracing the origins of axolotl limb regeneration. Developmental cell, 47(6), 675-677.
Immagine di copertina di John P Clare, Flickr (CC BY-NC-ND 2.0).