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AstraZeneca abbinato a Pfizer: la vaccinazione eterologa

A seguito degli ultimi casi di reazioni gravi nei confronti del vaccino Vaxzevria (ex AstraZeneca), alcuni Paesi hanno deciso che per i soggetti al di sotto dei 60 anni il richiamo potrà esser fatto con un vaccino a mRNA tra quelli disponibili (Pfizer/BioNtech o Moderna). Sulla base di quali dati?

Andiamo per ordine. Gli studi condotti sui vaccini Pfizer, Moderna e Vaxzevria hanno dimostrato che già una singola dose risulta efficace nel ridurre il rischio di infezione e ospedalizzazione. Tuttavia, il periodo di studio dell’efficacia del vaccino dopo la prima dose è piuttosto limitato e non ci sono molti dati sulla durata dell’immunità dopo la prima iniezione. La strategia a due dosi è stata quindi proposta per garantire che la risposta anticorpale generata dalla prima vaccinazione venga potenziata dalla seconda, aumentando il livello di protezione[1].

Tutti i vaccini attualmente approvati dalle Agenzie Regolatorie sono nati con uno schema di somministrazione a due dosi per cui non era prevista l’intercambiabilità. Questo significa che la seconda dose di un vaccino a vettore virale non poteva essere sostituita, fino a prova contraria, da un vaccino a mRNA (molecola di RNA messaggero che “trasporta le istruzioni per costruire” la proteina spike del virus responsabile dell’infezione). Perché fino a prova contraria? Perché non ci sono studi completi di intercambiabilità dei vaccini. Ma cosa è successo nel frattempo?

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La strategia del “mix and match”

Le campagne di vaccinazione sono iniziate con strategie diverse nei vari Paesi, ma tutte attuate con lo scopo di vaccinare il maggior numero di persone. Tuttavia, dopo alcuni casi gravi di trombosi con sindrome da trombocitopenia che si sono verificati a seguito della vaccinazione con Vaxzevria, alcuni Paesi hanno deciso di sostituirlo somministrando la seconda dose del vaccino di Pfizer o di Moderna. Ma quanto ne sappiamo dell’efficacia di questa strategia “mix and match” (letteralmente miscelare e abbinare)? Poco, purtroppo[1].

Le prove sull’immunogenicità, sulla sicurezza e sull’efficacia delle somministrazioni eterologhe da studi clinici, al momento, sono limitate. Quello che ci si aspetta dalla combinazione di diversi vaccini è una buona risposta immunitaria. Questo perché tutti i vaccini autorizzati inducono una risposta immunitaria contro la proteina spike del virus e la loro miscelazione potrebbe aumentarla.

Gli studi clinici

Una prima sperimentazione condotta nel Regno Unito (e ancora in corso) ha testato le combinazioni di Vaxzevria e Pfizer a intervalli di quattro e dodici settimane. Gli 830 partecipanti arruolati non presentavano altre patologie oppure avevano patologie lievi. I risultati ottenuti riportano che nei soggetti che hanno ricevuto due dosi di vaccini diversi la reattogenicità era maggiore rispetto ai soggetti che avevano ricevuto le due dosi dello stesso vaccino.

Per quanto riguarda le reazioni avverse, l’analisi preliminare della reattogenicità ha riportato un lieve aumento dei casi di febbre, cefalea e malessere generale. La maggior parte di questi sintomi è stata osservata nelle 48 ore successive all’immunizzazione. Da notare che questi dati sono stati ottenuti in partecipanti di età pari o superiore a 50 anni e la reattogenicità potrebbe essere maggiore nei giovani.

Inoltre, l’uso profilattico di routine del paracetamolo dopo l’immunizzazione potrebbe aver aiutato a mitigare gli svantaggi della vaccinazione eterologa. Pertanto, prima di giungere a conclusioni è necessario attendere dati più completi e derivanti da un maggior numero di persone testate[2].

Uno studio simile è in corso in Spagna su 663 persone che avevano già ricevuto una prima dose del vaccino di AstraZeneca. Due terzi dei partecipanti sono stati scelti in modo casuale per ricevere il vaccino Pfizer dopo otto settimane dalla prima dose.

Dopo questa seconda dose, i partecipanti hanno iniziato a produrre livelli molto più alti di anticorpi che, successivamente, sono stati testati in laboratorio dimostrando di essere in grado di inattivare il virus. Anche in questo studio si sono verificati effetti collaterali lievi, simili a quelli registrati a seguito delle vaccinazioni eseguite sempre con lo stesso vaccino[3].

Conclusioni

Questi risultati preliminari confermano il potenziamento della risposta anticorpale dovuto alla miscelazione dei diversi vaccini che i ricercatori si aspettavano. Ma il confronto delle risposte anticorpali osservate nelle persone che ricevono due dosi di vaccini a mRNA con quelle osservate nelle persone che ricevono due dosi di vaccini diversi non è ancora chiaro.

Tuttavia, bisogna sottolineare che questi sono dati preliminari di pochi studi che, oltretutto, sono stati condotti su un numero limitato di partecipanti. Ma cosa succede se si amplia il numero di soggetti su cui testare la vaccinazione eterologa? L’aumentata risposta anticorpale sarebbe confermata? E con quali effetti collaterali? Inoltre, come dovrebbe essere gestita l’eventuale terza dose?

Queste sono solo alcune delle domande a cui non è possibile dare risposta a causa della mancanza di dati solidi. Come giustamente ricorda Daniel Altmann, professore di immunologia all’Imperial College di Londra, ripetute dosi di vaccini a vettore virale (come quello di AstraZeneca a base di un adenovirus) tendono ad essere sempre meno efficaci, perché il sistema immunitario innesca una risposta contro il vettore stesso. Allo stesso tempo, dosi ripetute di vaccini a mRNA (come quello di Pfizer e Moderna) tendono a innescare effetti collaterali più gravi [3].

Alla luce di questo, provare a tracciare le conclusioni è impresa ardua. Ad oggi, un punto fermo è che le decisioni prese dai governi, così come dall’AIFA che ha autorizzato il mix di vaccini, non hanno solide basi scientifiche.

L’Italia, nelle ultime ore, ha deciso che chi non vuole sottoporsi alla vaccinazione eterologa è libero di fare il richiamo con AstraZeneca, purché abbia il parere del medico e il consenso informato.

Referenze

  1. Assessing SARS-CoV-2 circulation, variants of concern, non-pharmaceutical interventions and vaccine rollout in the EU/EEA, 15th update. ECDC
  2. Shaw et al., 2021. Heterologous prime-boost COVID-19 vaccination: initial reactogenicity data. The Lancet, 397 (10289), p2043-2046
  3. Mix-and-match COVID vaccines trigger potent immune response. Nature
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