È una tiepida sera di marzo quando un grido cattura la vostra attenzione. Non è la prima volta che lo sentite; già gli anni passati, in estate e in primavera, questo verso sovrastava per poco i rumori notturni della città. È un suono melanconico, monotono e che si ripete ciclicamente uguale a se stesso. Come successo a voi, questo canto destò curiosità anche in diversi autorevoli poeti, fra cui Pirandello, Pasolini e Pascoli. Proprio quest’ultimo scriverà, in una poesia della raccolta Myricae, i seguenti versi:
6 da un nero di nubi laggiù:
veniva una voce dai campi:
8 chiù…
Ed è proprio il titolo della poesia, L’assiuolo, a svelare il mistero. L’assiolo (Otus scops) è un uccello strigiforme migratore che fra marzo e giugno fa la sua comparsa nel nostro paese. Il canto, il piumaggio mimetico e le ridotte dimensioni lo rendono immediatamente riconoscibile. L’uso di moderne pratiche agricole ha però un forte impatto su questo rapace notturno, le cui popolazioni sono da decenni in continuo decremento.
Morfologia generale
Con una lunghezza di 20 cm, un’apertura alare oscillante fra i 53 ed i 63 cm ed un peso di 90 g circa, l’assiolo risulta uno dei più piccoli rapaci notturni europei[5].
L’aspetto del piumaggio varia in base all’età degli esemplari. Le soffici e bianche piume dei pulcini vengono sostituite a partire dalla seconda settimana di vita. Negli adulti la colorazione del piumaggio è variabile dal grigio al brunastro, più chiara nella parte ventrale del corpo. Le vernicolature (striature con colorazione diversa rispetto a quella delle penne circostanti) e gli ocelli rendono l’assiolo difficilmente individuabile nella volta arborea.
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La testa è grande in proporzione alle dimensioni corporee. Il disco facciale, struttura parabolica utile all’amplificazione dei suoni in arrivo, è distinto ma incompleto. Gli occhi sono gialli. I ciuffetti auricolari, più piccoli rispetto a quelli osservabili in altri strigiformi, sono maggiormente evidenti negli individui giovani. Le ali sono strette e lunghe.
Dieta e distribuzione
La dieta dell’assiolo è relazionata all’habitat in cui vive. La specie è quasi del tutto insettivora, con una forte predilezione per grilli, cavallette e simili (ortotteri). Sono però segnalate catture anche di altri animali, come pipistrelli, anfibi anuri, piccoli sauri, millepiedi e centopiedi (miriapodi), aracnidi, gasteropodi e lombrichi.
Nonostante sia solito cacciare da un posatoio, l’assiolo può anche predare in volo e a terra. Nel Pavese, una popolazione locale si nutre ad esempio prevalentemente di formiche catturate proprio sul terreno[5].
L’assiolo ha una distribuzione eurasiatica e mediterranea ed occupa una moltitudine di ambienti ad altitudini comprese fra 0 e 700 m. In Italia è osservabile solamente la sottospecie nominale, Otus scops scops, con popolazioni stanziali presenti nelle regioni meridionali.
Tenace migratore, l’assiolo ritorna nel continente europeo (area di estivazione) verso marzo, spostandosi nei territori subsahariani (area di svernamento) al termine del periodo riproduttivo, tra agosto e novembre.
L’assiolo depone dalle due alle sei uova in cavità naturali e in anfratti di vecchi edifici; la cova dura dai 22 ai 30 giorni. A 20 giorni di vita circa, i pulcini lasciano il nido divenendo totalmente indipendenti dai genitori[5].
Canto dell’assiolo: non solo territorialità
Il particolare canto rende immediatamente riconoscibile questo strigiforme dagli altri: il richiamo, della durata di 180-350 ms (millisecondi) e con frequenza oscillante fra i 1150 ed i 1450 Hz (con picchi di 1900 Hz), viene solitamente ripetuto ogni 2300-3200 ms[2]. Le vocalizzazioni vengono emesse da entrambi i sessi.
All’apparenza monotono, il canto dell’assiolo presenta in realtà delle variazioni in base alla stagionalità, alla fascia oraria e al posatoio utilizzato dal rapace. Ulteriori differenze sono presenti sia tra individui differenti che in uno stesso individuo, rendendo il richiamo uno strumento utile per il riconoscimento dei singoli esemplari. Se versi del medesimo individuo variano leggermente in frequenza e durata, assioli diversi emettono canti con ritmi variabili e dalle frequenze medie e massime distinte[2, 3].
Il canto ha diverse funzionalità, fra cui il corteggiamento e la protezione dei siti di riproduzione, nidificazione e delle aree di foraggiamento. Nonostante la forte territorialità dell’assiolo, evidente soprattutto nei maschi, sono state osservate più volte aggregazioni (definiti come clusters) di diversi esemplari in areali ristretti.
Il cluster italiano di Metaponto
La riserva naturale statale di Metaponto, istituita lungo le coste ioniche della Basilicata, racchiude al suo interno una piccola foresta seminaturale (con estensione di 1650 acri), in cui le specie arboree dominanti sono il pino d’Aleppo (Pinus halepensis), il pino domestico (Pinus pinea) e l’eucalipto (Eucalyptus spp.).
Questa particolare aggregazione potrebbe essere dovuta ad una serie di diverse concause. La foresta, seppur di ridotte dimensioni, presenta caratteristiche ottimali per quanto riguarda sia la nidificazione che la diffusione del suono, in quanto va ad aumentare il range di efficacia del canto. Un altro importante fattore potrebbe essere la presenza di gazze (Pica pica), le quali svolgerebbero un’importante funzione antipredatoria nei confronti della civetta (Athena noctua) e dell’allocco (Strix aluco). L’emissione di versi di allarme da parte dei corvidi permetterebbe agli assioli una facile individuazione del pericolo, eludendo la predazione. I nidi di gazza abbandonati sono inoltre i principali siti di nidificazione utilizzati dagli assioli internamente alla riserva[3].
Minacce e conservazione dell’assiolo
Se ben gestiti, gli ambienti agricoli possono andare a contenere alti livelli di biodiversità. Dal 1980 al 2017 si è però assistito ad un calo del 57% nelle popolazioni avicole europee tipiche di questi habitat. Fra gli organismi più colpiti vi sono quelli con dieta principalmente insettivora, assiolo compreso. Le dinamiche di tali processi non sono sempre ben inquadrabili: se nelle specie più comuni si osserva un generale decremento demografico, in quelle più rare si osserva al contrario spesso uno scenario opposto[1].
La presenza dell’assiolo, considerabile come un’importante specie ombrello (specie la cui conservazione determina una protezione indiretta anche degli altri organismi nel medesimo ecosistema), risulta quindi un buon segnale per valutare lo stato dei siti. Questo piccolo strigiforme preferisce infatti aree a mosaico, in cui si alternano un’elevata diversità di habitat distinti: la sua distribuzione viene quindi influenzata in positivo dall’utilizzo di pratiche agricole tradizionali.
Particolarmente rilevanti risultano pascoli, praterie, siepi, vigneti, frutteti ed arbusteti gestiti in maniera estensiva. In questi, gli assioli trovano siti sia per la nidificazione che per la caccia, svolgendo un ruolo importante nel contenimento di specie generalmente considerate nocive per l’agricoltura[1, 4].
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Particolarmente impattanti risultano invece attività agricole e zootecniche intensive e la scomparsa di praterie e pascoli con la conseguente estensione della copertura forestale. Nelle aree mediterranee quest’ultimo processo viene però rallentato e limitato dal cambiamento climatico[4].
Essenziali invece per il ripristino della biodiversità in ambienti agricoli risultano la riduzione dell’uso di pesticidi e dell’aratura, l’eliminazione di specie vegetali alloctone (poste quindi al di fuori del loro areale storico causa l’attività umana) e la semina di specie autoctone (coevolutesi con in sito in cui si rinvengono).
Conclusioni
L’assiolo compie grandi migrazioni stagionali sorvolando spesso vaste zone di mare aperto. In passato la specie era associata agli ambienti rurali, mentre ora colonizza anche quelli urbani. La presenza di questo strigiforme è però legata a fattori ambientali, biotici ed abiotici, sui quali le attività umane hanno un forte impatto. Nonostante l’IUCN classifichi la specie come a minima preoccupazione, le popolazioni di assiolo risultano in evidente e continuo decremento. Un’adeguata gestione dei siti di nidificazione e caccia sarà quindi essenziale per la salvaguardia di questo rapace.
Referenze
- Denac, K., Kmecl, P., & Koce, U. (2019). Habitat use of Eurasian scops owls Otus scops in an agricultural mosaic landscape. Ardea, 107(2), 119-129;
- Dragonetti, M. (2007). Individuality in scops owl Otus scops vocalisations. Bioacoustics, 16(2), 147-172.;
- Grieco, F. (2018). Aggregation of Eurasian Scops Owls Otus scops breeding in Magpie Pica pica nests. Ardea, 106(2), 177-191;
- Ivajnšič, D., et al. (2020). The Scops owl (Otus scops) under human-induced environmental change pressure. Land Use Policy, 99, 104853.;
- Guida ai rapaci notturni d’Europa. Marco Mastrorilli, Ricca Editore (2019).
Immagine di copertina di Marco Dalzotto.