La Community italiana per le Scienze della Vita

Cos’รจ un articolo scientifico e a chi serve?

Chiunque sia interessato di scienza si trova regolarmente davanti alle citazioni. Uno studente le trova quando studia sui manuali, un lettore interessato le trova quando legge articoli divulgativi. Persino l’utente qualunque puรฒ trovarli, per esempio su quelle pagine di Wikipedia che sono scritte bene. Se perรฒ il lettore si azzarda a cercare la fonte originaria di solito trova un articolo scientifico, pieno di cifre e parole incomprensibili. Il passo successivo logicamente รจ lo sconforto, seguito dalla promessa di non farlo mai piรน. Ed รจ comprensibile, perchรฉ gli articoli scientifici non sono per niente accessibili, e non c’รจ nessuno che spieghi cosa siano nรฉ a cosa servano. Per colmare questa lacuna รจ stata pensata questa breve serie di tre articoli, dedicata a tutti coloro che hanno provato quello sconforto. La serie non ha nessuna pretesa di novitร , anzi vanta degli autorevoli predecessori. Nel 1999 Jordan e Zanna pubblicarono per la prima volta il capitolo “How to read a journal article in social psychology”, all’interno del manuale “The Self in Social Psychology” [1]. E non รจ tutto: anche il CICAP ha pubblicato un articolo simile sui numeri 26 e 28 di Query [2], [3]. Sicuramente sono fonti interessanti e vivamente consigliate.

Un avviso: dal momento che studio psicologia, la mia esperienza รจ solamente in questo campo, come capirete dagli esempi.

Cos’รจ e come viene usato un articolo scientifico?

Innanzitutto: cos’รจ un articolo scientifico? Per dirla semplicemente, un articolo scientifico รจ una forma di pubblicazione con cui gli scienziati tengono informati i propri colleghi. Ovviamente ne esistono altre, come manuali,ย conferenze e seminari, ma gli articoli rimangono la fonte primaria. Infatti nei manuali ci finiscono i risultati giร  pubblicati negli articoli, e i relatori delle conferenze parlano di risultati, di solito i propri, che sono giร  stati pubblicati o che si spera di pubblicare.
Le differenze stanno negli obiettivi. Un articolo comunica un risultato eย spiega nel dettaglio come gli autori ci sono arrivati; invece i manuali, le conferenze e simili elaborano dei discorsi su dei temi generali, a partire dai risultati degli articoli scientifici.

Un esempio

L’Handbook of Evolutionary Psychologyย รจ un manualeย che descrive la letteratura sulla psicologia evolutiva, ed รจ composto da due volumi. Di per sรฉ l’argomento รจ enorme; infatti il manuale raggiunge le 1300 pagine, ed รจ diviso inย capitoli dedicati ad argomenti piรน specifici. Come il 35, “The Origins of Religion” (Le Origini della Religione) [4]. Eccone un estratto (la traduzione รจ mia):
COGNITIVE BIASES THAT SUPPORT RELIGIOUS BELIEFS AND BEHAVIORS
One key cognitive capacity implicated in religion is mentalizing (theory of mind), which enables people to detect and infer the existence and content of other minds (Epley & Waytz, 2010; Frith & Frith, 2003). This capacity also facilitates two key intuitions that ground religious belief: that minds can operate separately from bodies, or mind-body dualism (Bloom, 2007; Willard & Norenzayan, 2013), and that all people, things, and events exist for a purpose, or teleology (Banerjee & Bloom, 2013; Kelemen, 2004).
I BIAS COGNITIVI SU CUI SI BASANO CONVINZIONI E COMPORTAMENTI RELIGIOSI
Una capacitร  cognitiva chiave coinvolta nella religione รจ la mentalizzazione (teoria della mente), che rende in grado le persone di individuare e inferire l’esistenza e il contenuto di altre menti (Epley & Waytz, 2010; Frith & Frith, 2003). Questa capacitร  agevola due intuizioni chiave che pongono le basi per le convinzioni religiose: che la mente possa operare separatamente dal corpo, o dualismo mente-corpo (Bloom, 2007; Willard & Norenzayan, 2013), e che tutte le persone, cose ed eventi abbiano uno scopo, o teleologia (Banerjee & Bloom, 2013; Kelemen, 2004).

Non serve entrare nel merito del contenuto di questo stralcio. Quello che serve รจ capire l’uso delle fonti. Se si guarda bene, ogni fonte segue una singola affermazione con cui รจ costruito il discorso. Questo vuol dire che quella singola affermazione รจ giustificata da quella fonte.

Usare la citazione rende l’affermazione automaticamente vera? No.

Sarebbe principio di autoritร , cioรจ decidere che una affermazione รจ vera solo perchรฉ l’ha detta una fonte autorevole. Il metodo scientifico perรฒ non ne fa uso, perchรฉ accetta come (provvisoriamente) vero solo ciรฒ che รจ stato confermato dall’osservazione, possibilmente piรน e piรน volte. Usare la citazione indica soprattutto tre cose. Primo, qualcun altro ha giร  giustificato quella affermazione, che quindi non รจ campata per aria. Secondo, l’autore del capitolo ha fiducia in quella giustificazione. Terzo, l’autore lascia al lettore la libertร  di verificare la fonte. Il lettore cosรฌ puรฒ controllare che la giustificazione esista davvero – e non sia solo millantata – e puรฒ anche analizzarla e decidere per conto suo se dice cose sensate.

Non solo manuali

L’esempio era un manuale, ma la stessa cosa avviene nelleย conferenze, neiย workshopย e negli articoli scientifici stessi: gli autori prendono delle fonti precedenti, le mettono insieme per costruire un discorso, e aggiungono il frutto del proprio lavoro intellettuale. Questa aggiunta puรฒ essere di diversi tipi, come viene spiegato nel paragrafo 3, “I diversi tipi di articoli”.
Ogni fonte scientifica quindi รจ un nodo all’interno di una gigantesca rete fatta di citazioni. Ogni fonte si basa su qualcosa di precedente, porta qualcosa di nuovo e verrร  usata da qualcuno – tanti o pochi? Questo รจ il tipico metro di giudizio di un articolo, il suo impatto sul resto della comunitร  – per dire qualcos’altro. In questo senso l’impresa scientifica รจ un’impresa di gruppo e cumulativa.

A chi serve leggere gli articoli scientifici

Vista la premessa, ha perfettamente senso chiedersi chi sia tenuto a leggere gli articoli scientifici. La prima cosa che si nota รจ che la maggior parte della letteratura scientifica รจ scritta in inglese. Ci sono naturalmente delle eccezioni: a chi scrive รจ capitato piรน volte di ritrovarsi sbigottito davanti ad articoli scritti in cinese, per esempio. Tuttavia rimane il fatto che la lingua scientifica ufficiale รจ l’inglese, quindi conoscerla รจ un prerequisito indispensabile per affrontare la letteratura.
Detto questo, chi potrebbe o dovrebbe leggere gli articoli scientifici? Prima si รจ detto che sta al lettore decidere se approfondire la citazione o meno, nel momento in cui la trova. Ma chi ha la competenza per capire effettivamente ciรฒ che c’รจ scritto in un articolo scientifico? La risposta รจ “dipende”. Per capire un articolo nella sua interezza bisogna essere del mestiere; d’altra parte, anche il lettore estraneo ma motivato potrebbe raccogliere qualche informazione.
Quindi la domanda diventa: a chi conviene leggerli? Principalmente ai ricercatori: gli articoli scientifici sono mirati soprattutto a loro. I ricercatori leggono gli articoli per tenersi informati, cosรฌ possono fare nuovi esperimenti per fare avanzare la ricerca e, perchรฉ no, per replicare risultati giร  ottenuti. Gli articoli interessano, in modo minore, anche gli studentiย (che perรฒ di solito studiano sui manuali e sulle presentazioni in power point) e i giornalisti scientifici, che o dovrebbero basarsi sugli articoli per divulgare le conclusioni piรน interessanti. Difficilmente gli articoli scientifici sono realmente utili per altre persone: gli articoli divulgativi, i manuali e le conferenze sono piรน accessibili al pubblico non navigato.
Questo non รจ per sminuire il pubblico di lettori non scienziati, anzi: andare a verificare le fonti รจ un comportamento lodevole e da incentivare, innanzitutto perchรฉ il lettore verifichi la loro reale esistenza. Piรน semplicemente, quei lettori non sono tenuti a capire gli articoli scientifici nella loro interezza, perchรฉ sono una comunicazione da ricercatori ad altri ricercatori. Immaginate di prendere dei documenti che usate in ufficio – ordini, pratiche, o qualsiasi documento ci sia luogo in cui lavorate – e di farlo leggere a un estraneo. Che cosa capirebbe? Poco o nulla, perchรฉ servono delle competenze specifiche, acquisite con tempo e fatica. Lo stesso vale per gli articoli scientifici.

Il pubblico non navigato

Va fatta una precisazione. “Pubblico non navigato” non indica solo il pubblico di persone comuni, che non fanno i ricercatori: indica anche i ricercatori stessi quando leggono una letteratura a loro estranea. Per portare le cose all’estremo, persino un professore universitario di fisica, per dire, รจ considerato “pubblico non navigato” quando legge un articolo di chimica organica. Naturalmente avrร  molta piรน familiaritร  con il formato dell’articolo, riuscirร  a capire a grandi linee la letteratura precedente e le conclusioni; ma non sarร  in grado di estrarne tutte le informazioni, come invece farebbe un ricercatore in chimica organica. Questo รจ il motivo per cui la divulgazione scientifica รจ importante anche quando รจ diretta a scienziati di altre discipline, soprattutto quelle vicine.
Ora forse sarete spaventati: se persino un professore universitario di una materia capisce poco o nulla di un’altra voi cosa potreste fare? Eppure, anche un lettore inesperto puรฒ ottenere informazioni rilevanti. Innanzitutto perรฒ deve sapere che esistono diversi tipi di articoli.

I diversi tipi di articoli

Questa รจ la primissima cosa da sapere. Diversi tipi di articoli vuol dire diversi obiettivi, diverse funzioni e diversi formati. Ecco quali, a grandi linee.
  • L’articolo di gran lunga piรน diffuso รจ il research report. Il research report รจ un resoconto di un lavoro pratico di ricerca, quel momento in cui i ricercatori hanno effettivamente raccolto dei dati. Un research report a sua volta puรฒ essere di vari tipi, ma per ora non serve sapere quali.
  • Piรน rare, ma estremamente utili, sono le literature review (o piรน semplicemente review, le revisioni della letteratura) e le meta-analisi. Entrambe servono a riassumere articoli giร  esistenti, ma con scopi leggermente diversi. Nel primo caso si vuole raccontare tutto ciรฒ che รจ stato scritto su un particolare argomento piรน o meno ampio, per esempio “l’uso dell’istruzione tramite video nella medicina”. Le funzioni sono evidenti: serve a fare il punto, a stabilire delle conclusioni, a individuare delle lacune nei lavori, etc. Nel secondo caso, le meta-analisi, si vogliono fare nuove analisi statistiche, mettendo insieme i dati di piรน articoli. Questo serve ad avere risultati piรน robusti e affidabili, ovvero ciรฒ che gli scienziati desiderano piรน di ogni altra cosa (beh, circa).
  • L’ultimo tipo รจ l’articolo concettuale/teorico, per certi versi simile alle review, ma che prende in considerazione teorie diverse e valuta la migliore, in base ai risultati in letteratura.

Cosa conviene leggere?

Laย reviewย รจ forse il tipo di articolo piรน interessante e accessibile, perchรฉ spiega – a volte in forma discorsiva – quello che si sa su un argomento, citando molte altre fonti esattamente nel modo illustrato nel paragrafo 1, “Cos’รจ e come viene usato un articolo scientifico?”. Sono dunque una autentica miniera di informazione tanto per i ricercatori, che possono cosรฌ risalire agli articoli originali, quanto per i lettori occasionali, che possono conoscere la letteratura senza essere sommersi di dettagli tecnici.

Le meta-analisi invece sono meno interessanti, perchรฉ sommerse dei dettagli tecnici assenti nelle review; e anche gli articoli teorici di solito sono poco accessibili. Gli articoli di questa serie perรฒ riguardano i research report, proprio perchรฉ รจ il tipo piรน diffuso ed รจ il punto di partenza delle elaborazioni successive, il “mattone” su cui si basa la letteratura.

Bibliografia

[1]ย Jordan, C. H., & Zanna, M. P. (1999). How to read a journal article in social psychology. In R. E. Baumeister (Ed.),ย The self in social psychology (1st ed., pp. 461-470). Philadelphia: Psychology Press.

[2] Bagnasco, S. (2016). Gli articoli scientifici: impariamo a conoscerli. Query, 26.

[3]ย Bagnasco, S. (2016). La costruzione di un articolo scientifico. Query, 28.

[4] Norenzayan, A. (2016).ย The Origins of Religion. In D. M. Buss, The Handbook of Evolutionary Psychology, Vol. 2: Integrationsย (2nd ed., pp. 848-866). Hoboken: Wiley.

Articoli correlati
Commenta