L’OMS ha approvato il primo vaccino mondiale contro l’Ebola. Ervebo, questo il nome del farmaco, è stato già testato in Repubblica Democratica del Congo. Nonostante ancora in fase di test, il governo congolese ha ottenuto l’autorizzazione di poterlo utilizzare nel contenimento di due focolai. Questo ha permesso di raccogliere un grande quantità di prove sulla sua efficacia che ha dato una notevole spinta alla sperimentazione, fino ad arrivare alla dichiarazione dell’OMS. Ervebo diventa così il primo vaccino al mondo sicuro ed efficace contro il virus Ebola.
Il genere Ebolavirus
Il genere Ebolavirus fa parte della famiglia dei Filoviridae, appartenenti all’ordine Mononegavirales. Si tratta di un raggruppamento di cinque diverse specie, di cui quattro causano la malattia. Identificato per la prima volta nel 1976 in Zaire (l’attuale Repubblica Democratica del Congo), si tratta di un virus a RNA che arriva agli esseri umani a partire dai pipistrelli. Questi animali entrano in contatto con l’agente patogeno mangiando frutti infetti dal virus, ma non sviluppano la malattia. Tramite altri mammiferi come le scimmie il virus può poi arrivare all’uomo. Il contagio interumano avviene tramite i fluidi corporei e per via aerea. Si tratta comunque di un virus che sembra non essere particolarmente contagioso.
Una particolarità degli Ebolavirus è che riescono a trasmettersi a nuovi individui anche dopo la morte dei pazienti infetti, rendendo anche i cadaveri dei vettori di contagio. Questo ha dato un impulso notevole allo svilupparsi dell’epidemia in Africa a causa del contatto diretto con il morto nelle cerimonie di sepoltura.
La malattia da virus Ebola
La malattia da virus Ebola è una delle patologie con la più alta mortalità al mondo. Secondo l’OMS decede almeno il 50% delle persone infette. Questa percentuale può innalzarsi fino al 90%, a seconda del ceppo e dell’epidemia in corso.
Dopo un periodo di incubazione variabile da 2 a 21 giorni, si ha un esordio acuto con febbre, mialgie, artralgie, astenia e cefalea. Nei giorni successivi subentrano anoressia, diarrea, nausea e vomito. A una settimana dall’esordio iniziano i caratteristici segni emorragici che colpiscono il tratto gastrointestinale e il cavo orale, con presenza di epistassi, petecchie, ematuria. Nella fase finale della malattia si aggiungono shock ipovolemico, tachipnea, anuria e sindrome da insufficienza multiorganica, fino al sopraggiungere della morte.
L’ultima epidemia
Nel marzo 2014 è stata confermata un’epidemia di ebola in Guinea. Il focolaio è arrivato in breve tempo a contagiare la capitale, Conakry, allarmando le autorità sanitarie europee e statunitensi. Si tratta di un’epidemia del ceppo Zaire Ebolavirus. Attraversati i confini di Sierra Leone e Liberia, il virus inizia a mietere le prime vittime, con un tasso di mortalità superiore al 50%. Ad agosto viene infettato il primo cittadino europeo, Miguel Pajares, un padre missionario spagnolo: morirà 7 giorni dopo. Arrivata a colpire anche in Nigeria, l’epidemia si attesta come la più grave di sempre causata da Ebolavirus, sia per numero di casi che di decessi.
Con la fine dell’anno l’emergenza inizia a rientrare: risultano concluse infatti le epidemie in Nigeria, Liberia e Guinea. Ad aprile 2016, due anni dopo lo scoppio del primo focolaio, l’allarme rientra anche in Sierra Leone con la fine dell’epidemia. L’OMS raccomanda comunque un alto grado di controllo, in quanto possono svilupparsi altri focolai in futuro come quelli avvenuti in Repubblica Democratica del Congo che han permesso il test del vaccino.