La Community italiana per le Scienze della Vita

Angraecum sesquipedale: l’orchidea di Darwin

C’è un motivo se Angraecum sesquipedale è chiamata orchidea di Darwin: il celebre naturalista prese infatti spunto dalla sua osservazione per rafforzare le sue idee alla base della teoria della coevoluzione.

C’è un motivo se Angraecum sesquipedale è chiamata orchidea di Darwin. Essa è un’orchidea rinomata per la bellezza del fiore e tra chi ne è rimasto affascinato non si contano solo collezionisti ed appassionati: anche il celebre naturalista Charles Darwin, infatti, ne rimase colpito, tanto da prenderne spunto per parlare di (co)evoluzione.

Caratteristiche generali di Angraecum sesquipedale

L’orchidea Angraecum sesquipedale è una delle specie che compongono il vasto panorama botanico del Madagascar. L’isola africana è infatti uno degli hotspot di biodiversità più ricchi di flora e fauna endemiche della Terra. Tipica delle foreste di pianura, è una pianta erbacea generalmente epifita, cioè che vive su rami e tronchi degli alberi, e nel suo habitat fiorisce tra giugno e settembre[1].

Leggi anche: Vischio: un’emiparassita per Natale

Il nome del genere di questa pianta, Angraecum, deriva dalla parola malgascia che significa orchidea, mentre l’epiteto della specie, sesquipedale, in latino significa letteralmente grande un piede e mezzo[1].

Il motivo di questo curioso appellativo è presto detto: se si osserva il fiore, infatti, c’è un particolare che non può certamente passare inosservato. Lo sperone del fiore di Agraecum sesquipedale ha infatti dimensioni sorprendenti, arrivando a misurare anche 29 cm![1] Il sperone è un’appendice allungata situata sul retro del fiore delle orchidee nettarifere e che è fondamentale in quanto contiene il nettare che attira gli insetti impollinatori. Cercando di raggiungerlo, questi animali permetteranno il trasferimento del polline da un fiore all’altro e quindi la riproduzione della pianta. Difficilmente, però, in altre specie di orchidea questa struttura si distingue per la sua lunghezza, quindi un sperone come quello di Angraecum sesquipedale è piuttosto inusuale!

Il grande fiore, inizialmente verdastro, diventa bianco quando è completamente sbocciato e poi color crema. Inoltre la disposizione di petali, sepali e labello ricorda la forma di una stella a sei punte, tanto da valere ad Angraecum sesquipedale i nomi popolari di orchidea stella orchidea cometa. Questa forma del fiore si perde dopo l’impollinazione, mano a mano che il fiore si richiude su se stesso a formare il frutto[1].

Leggi anche: Pianta di vaniglia: biologia e processo produttivo

Anche l’intenso profumo, prodotto durante la notte in sincronia con il ciclo vitale del proprio insetto impollinatore, svanisce dopo la fecondazione, cioè una volta conclusa la propria funzione attrattiva[1].

Ma questa pianta ha anche un altro nome popolare: orchidea di Darwin.

Leggi anche: Orchidee: maestre di evoluzione

L’intuizione di Darwin

Good Heavens, what insect can suck it, (che in italiano suona più o meno come Santo Cielo, quale insetto è in grado di raggiungerlo) scriveva Darwin nel 1862 in una lettera all’amico James Bateman. Il naturalista si riferiva proprio al nettare situato in fondo al lungo sperone del fiore di Angraecum sesquipedale[1].

Darwin aveva infatti ricevuto in dono da questo famoso coltivatore di orchidee una scatola contenente diverse specie esotiche, tra cui un esemplare di questa pianta. Nell’Inghilterra del XIX secolo questo regalo era raro e prezioso, poiché reperire specie esotiche era un compito arduo ed avventuroso e saperle propagare richiedeva conoscenze approfondite. Angraecum sesquipedale poi era particolarmente ricercata per la bellezza del suo fiore. Ecco perché Darwin ne rimase affascinato. Non mancò quindi di esprimere la propria gratitudine all’amico attraverso una lettera, in cui traspare tutto il suo interesse per la pianta[1].

L’orchidea stimolò l’intuito di Darwin, al punto da portarlo a domandarsi quale insetto potesse mai essere in grado di raggiungere il nettare in fondo ad un simile sperone. La celebre frase riportata nella lettera del 1862, infatti, fu l’inizio dell’elaborazione di un’intuizione tanto logica quanto geniale: se esiste un’orchidea con uno sperone così lungo, deve esistere anche un animale, nello specifico un insetto, in grado di raggiungerne il nettare[1].

Da quella lettera in poi, la comunità scientifica del tempo si divise tra sostenitori e detrattori. In molti ridicolizzarono l’intuizione di Darwin, ridendo all’idea di un insetto con una proboscide tanto lunga. Altri invece, tra cui il collega Alfred Russel Wallace, lo appoggiarono, portando evidenze dell’esistenza di insetti simili in altre regioni del globo[1].

Leggi anche: Che cos’è la linea di Wallace?

Intanto Darwin non perdeva occasione di ribadire e perfezionare la sua idea. Il naturalista spiega infatti la sua intuizione più chiaramente in una seconda lettera, scritta qualche giorno dopo. Questa volta Darwin, sempre in merito al lungo sperone dell’esemplare di Angraecum sesquipedale inviatogli da Bateman, si chiede che razza di spiritromba debba avere la farfalla notturna che ne succhia il nettare. In questo modo, Darwin introduce l’idea che l’impollinatore debba essere un insetto notturno[1].

Il naturalista spiegò poi la propria idea più compiutamente nel libro I vari espedienti mediante i quali le orchidee vengono impollinate dagli insetti (On the various contrivances by which British and foreign orchids are fertilized by insects). Qui, Darwin scrive apertamente che in Madagascar devono esserci farfalle notturne giganti con spiritrombe capaci di estendersi tra i 10 e gli 11 pollici (circa 26 cm) e che Angraecum sesquipedale deve dipendere da una qualche farfalla notturna gigante[1].

Angraecum sesquipedale e lo sfingide predetto

Effettivamente, nel 1856 era stato catalogato un lepidottero notturno della famiglia Sphingidae, proveniente dall’Africa e con una spiritromba che poteva raggiungere i 30 cm di lunghezza. Piuttosto strana come coincidenza. Eppure, l’animale non fu ufficialmente collegato ad Angraecum sesquipedale fino al 1903, quando venne classificato come Xanthopan morganii praedicta, sottospecie dello sfingide Xanthopan morganii, o sfinge di Morgan[1].

Sebbene il corpo dell’animale non fosse affatto gigante come Darwin aveva immaginato, per il resto le intuizioni del naturalista avevano finalmente trovato un corrispettivo reale. Infatti, l’epiteto della sottospecie, praedicta, pare essere proprio un tributo all’intuizione del naturalista[1].

Tuttavia, non ci sono state certezze che questo sfingide fosse l’impollinatore di Angraecum sesquipedale fino a tempi decisamente recenti. La prima osservazione di questa simbiosi è avvenuta infatti nel 1992, successivamente fotografata ed infine filmata solo nel 2004[1].

Angraecum sesquipedale xanthopan morganii
A sinistra, evidenza dello sperone di Angraecum sesquipedale. A destra, Xanthopan morganii praedicta e la sua spiritromba. (rispettivamente di sunoochi, CC BY 2.0, e di Esculapio, CC BY-SA 3.0; Wikimedia Commons)

C’erano un’orchidea, uno sfingide ed un ragno

La simbiosi tra l’orchidea Angraecum sesquipedale e lo sfingide Xanthopan morganii praedicta è stata studiata dettagliatamente nel corso degli anni. L’intuizione di Darwin è stata quindi approfondita e perfezionata, pur rimanendo un contributo fondamentale per la successiva elaborazione del concetto di coevoluzione.

L’idea suggerita dal naturalista, infatti, è che il lungo sperone di Angraecum sesquipedale si sia evoluto insieme alla spiritromba di Xanthopan morganii praedicta, in un susseguirsi di reciproci vantaggi. Un’appendice boccale più lunga permetteva al lepidottero di raggiungere più facilmente il nettare, così come uno sperone più profondo garantiva all’orchidea una riproduzione più efficace. Nel corso delle generazioni, la selezione naturale avrebbe quindi privilegiato gli esemplari delle due specie in grado di massimizzare il reciproco beneficio[1].

Tuttavia, questa affiatata relazione di coppia in realtà sembra essere più simile ad un triangolo amoroso.

Esistono infatti dei ragni specializzati nella caccia agli insetti impollinatori delle orchidee e per questo definiti anti-impollinatori. Queste specie di aracnidi si mimetizzano perfettamente con il fiore della specie di orchidea su cui vivono. In questo modo, essi tendono trappole mortali agli insetti impollinatori che si avvicinano per succhiare il nettare. Ecco allora che gli insetti saranno sottoposti ad una pressione selettiva che premierà le proboscidi più lunghe, che permettono loro di salvarsi dalle fauci del ragno. Un altro esempio di coevoluzione, quindi, basato questa volta sulla predazione invece che sul mutuo vantaggio[1].

Leggi anche: Mantide orchidea (Hymenopus coronatus)

Quale sarà allora il meccanismo coevolutivo responsabile della lunghezza dello sperone di Angraecum sesquipedale?

Le ultime evidenze scientifiche propendono per la coevoluzione basata sul rapporto preda-predatore. Sembra infatti che Angraecum sesquipedale abbia casualmente sfruttato con il suo sperone un adattamento che Xanthopan morganii praedicta aveva evoluto in risposta alla presenza di ragni anti-impollinatori. Solo successivamente la relazione tra sfingide ed orchidea si è stretta al punto da renderle dipendenti l’una dall’altra[1].

Leggi anche: Meccanismi di difesa antipredatoria negli animali

Conclusioni

L’esistenza degli anti-impollinatori è un imprevisto che Darwin non aveva considerato, ma certamente questo non sminuisce la sua l’intuizione. Dobbiamo infatti considerare che il naturalista elaborò le proprie teorie quasi alla cieca, senza alcun precedente che potesse guidarlo. Inoltre il contesto storico non favoriva le sue teorie, considerate quantomeno rivoluzionarie. Alcune affermazioni, come l’esistenza di un lepidottero gigantesco, possono sembrarci ingenue, ma non dobbiamo dimenticare che le guardiamo attraverso la lente delle conoscenze attuali. Se si guarda un film conoscendo già il finale, è difficile sorprendersi per i colpi di scena. Le teorie di Darwin ci mostrano invece quanto una mente capace di limpido ragionamento abbia condotto il naturalista a compiere deduzioni diventate pilastri delle scienze biologiche.

Referenze

  1. Arditti, J., Elliott, J., Kitching, I. J., & Wasserthal, L. T. (2012). ‘Good Heavens what insect can suck it’–Charles Darwin, Angraecum sesquipedale and Xanthopan morganii praedicta. Botanical Journal of the Linnean Society169(3), 403-432.

Link esterni

  1. Darwin Project – sito che raccoglie moltissime informazioni sul naturalista, compresa la sua copiosa corrispondenza.

Immagine di copertina di snotch, Wikimedia Commons (CC BY 2.0).

Articoli correlati
Commenta