L’angina pectoris (letteralmente “dolore al petto”) è una condizione patologica che insorge in seguito alla diminuzione del flusso sanguigno al tessuto cardiaco. Tale evento è causato dall’insufficiente capacità delle arterie coronarie di far affluire il giusto quantitativo di sangue ossigenato al cuore.
Come sappiamo, il cuore è il motore della circolazione sanguigna e linfatica che pompa sangue ai numerosi tessuti e organi del nostro corpo[1].
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Una temporanea diminuzione del flusso di sangue al cuore causa l’insorgenza della condizione anginosa, detta ischemia miocardica transitoria. Questo evento è reversibile ed è questa reversibilità a differenziare l’angina da un infarto[2].
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Cause dell’angina pectoris
All’origine delle angine si delineano patologie coronariche o/e stress psicofisici. Tuttavia, non mancano fattori di natura genetica e quelli legati ad uno stile di vita poco sano.
Tra i fattori genetici si evidenziano:
- ipertensione;
- ipercolesterolemia;
- diabete.
Tra le condizioni legate allo stile di vita, invece, si evidenziano:
- sedentarietà;
- fumo;
- alcool;
- eccesso di grassi saturi e di colesterolo.
- dieta povera di vitamine, fibre e acidi grassi polinsaturi come gli omega 3[1].
Classificazione delle angine
La classificazione delle angine viene fatta in base alla causa scatenante e si dividono in:
- angine primarie;
- angine secondarie.
Le primarie sono dovute ad un restringimento delle coronarie in seguito alla formazione di placche aterosclerotiche o spasmi. Tuttavia, anche patologie legate a disfunzioni valvolari e la cardiomiopatia ipertrofica sono la causa dell’insorgenza di attacchi anginosi.
Le secondarie fanno riferimento, invece, a condizioni di stress psicofisici quali intense emozioni, stress, intensa attività fisica, attività sessuale, errata alimentazione, freddo e collera.
Tipi di angina pectoris
In base alla sintomatologia, alla frequenza degli attacchi e all’intensità e localizzazione del dolore possiamo distinguere diversi tipi di angina:
- notturna che è caratterizzata dalla comparsa dei sintomi durante il sonno;
- stabile che manifesta sintomi durante una condizione di stress psicofisico ed è la forma più facilmente controllabile con attacchi stabili nel tempo;
- da decubito che si verifica durante le posizioni distese. In questi casi, la forza di gravità gioca un ruolo chiave nella ridistribuzione dei liquidi nel corpo ed il cuore va incontro a un maggiore affaticamento per rispondere a tale variazione;
- variante, la cui insorgenza è caratterizzata da condizioni di riposo dove la sintomatologia è scatenata da uno spasmo coronarico;
- instabile che è delineata da un andamento non costante del dolore e una maggiore frequenza di attacchi. Queste caratteristiche sono la condizione di rischio per lo svilupparsi di una sindrome coronarica acuta come l’infarto miocardico[3].
Il paziente che presenta sintomatologia anginosa viene sottoposto a esami diagnostici specifici per capire il grado di ostruzione delle coronarie e dunque classificare il tipo di angina.

Tra gli esami diagnostici più ricorrenti troviamo:
- elettrocardiogramma (ECG);
- test da sforzo per verificare quanto sangue arriva al cuore in condizione di stress fisico;
- coronarografia per valutare il grado di ostruzione delle arterie;
- esame con mezzo TC (tomografia computerizzata) per vedere l’indurimento delle pareti coronariche[3].
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Sintomi dell’angina pectoris
La sintomatologia tipica comprende:
- fastidio;
- pressione;
- dolore toracico.
L’andamento dei sintomi evidenzia una prima fase in un cui vi è un aumento del dolore seguito da un affievolirsi dello stesso in seguito ad una condizione di riposo. Generalmente, la durata dell’attacco anginoso ha una durata media che varia dai 3 ai 5 minuti. Il dolore non è soggetto a variazioni di intensità in relazione alle diverse posizioni che il paziente può assumere[4].
L’andamento dei sintomi è caratterizzato da un’irradiazione nella zona degli arti superiori, stomaco, mandibola e gola. Non mancano, tuttavia, altri sintomi meno caratteristici come:
- dispnea;
- sudorazione;
- nausea;
- vomito.
La sintomatologia anginosa viene confermata da specifici test diagnostici atti ad escludere una condizione di ischemia cardiaca[3].
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Trattamento
Il trattamento delle angine viene deciso in base al quadro clinico del paziente. Se non si risolve farmacologicamente perché il grado di ostruzione delle arterie coronarie è troppo elevato, si procede a trattamenti chirurgici invasivi quali:
- coronarografia;
- angioplastica;
- bypass[3].
Nel caso in cui il quadro clinico consenta un trattamento farmacologico, il protocollo più usato è la somministrazione di nitrati come la nitroglicerina perché:
- agevola lo scorrimento del sangue;
- diminuisce il carico di lavoro sul cuore e dunque il suo fabbisogno di ossigeno rilassando i vasi sanguigni[5].
Altri farmaci usati nel trattamento anginoso sono:
- aspirina;
- antiaggreganti;
- calcioantagonisti;
- betabloccanti.
La terapia farmacologica, dunque, è incentrata sulla riduzione del colesterolo e dell’ipertensione[3].
Referenze
- Fisiologia umana- Pearson settima edizione
- Coronary Artery Disease (CAD) – Centers for Disease Control and Prevention
- Angina – Manuale MSD
- Angina pectoris – Wiener Medizinische Wochenschrift
- Nitroglicerina – Humanitas