Amigdala, l’area cerebrale implicata nella formazione dei ricordi. Una delle piacevoli facoltà che ci distingue come esseri umani dagli altri viventi è sicuramente quella di poter immagazzinare ricordi. Chi non ha un momento dell’infanzia a cui è particolarmente legato a cui ogni tanto pensa ancora? Chi non ricorda il momento magico del primo bacio o una situazione spiacevole in cui l’ansia si è presa gioco del proprio sè? La nostra vita è indubbiamente costellata di memorie che coronano il nostro percorso tra passato e presente, pronte a fare capolino ogni tanto, anche quando meno ce lo aspettiamo. Ma dove risiedono i ricordi?
Tale domanda non è solo una curiosità che chiunque di noi potrebbe avere (già suffragata in parte dalla ricerca scientifica), ma anche il possibile spunto che ha permesso una nuova scoperta scientifica. Le esperienze negative sono infatti memorizzate nel cervello in un’area diversa da quelle positive. Anzi, tali regioni presentano addirittura numerose differenze.
Amigdala – Dove risiedono i nostri ricordi?
La curiosità si è infiammata in un gruppo di ricerca del RIKEN-MIT Center for Neural Circuit Genetics e ha portato alla pubblicazione di un articolo su Nature Neuroscience.
Lo studio si è svolto come spesso accade attraverso l’utilizzo di cavie; i topi, in questo caso maschi, erano divisi in due gruppi, allo scopo di sperimentare una situazione di condizionamento totalmente opposta: alcuni infatti ricevevano una scossa, mentre gli altri avevano il privilegio di vivere la compagnia di un esemplare femmina.
Tale esperienza sembra aver lasciato un segno nell’area deputata alla formazione dei ricordi, l’amigdala, in particolare causando un aumento dell’espressione genica del c-Fos.
Altre analisi hanno dimostrato che i neuroni attivati in relazione alle due tipologie di memoria erano associati a due marcatori genetici dissimili: Rpso2 nel caso dei ricordi negativi e Ppp1r1b per i positivi. Essi erano addirittura posizionati in due zone: il Rpso2 nel nucleo basolaterale, il Ppp1r1b nella porzione posteriore, a conferma del fatto che i ricordi siano in qualche modo associati a diverse zone del nostro cervello e in particolare della stessa amigdala.

Questa ennesima ricerca è una sorta di nuovo interruttore che accenda futuri studi che si collochino sulla scia della curiosità per il ricordo emozionale.
Ma in attesa di avere altre informazioni scientifiche, dove si collocheranno i vostri prossimi ricordi?