La Community italiana per le Scienze della Vita

Amianto: usi e tossicità

Sono ormai noti a tutti i sempre più frequenti casi di tumori ai polmoni che stanno affliggendo lavoratori in tutto il mondo, con qualche noto caso in Italia, a causa dell’esposizioni lavorativa ad asbesto (o amianto). Capiamo insieme come un materiale usato da decenni nell’edilizia umana possa essere tanto dannoso.

Cos’è l’asbesto?

Con asbesto, o amianto, si intende un insieme di minerali caratterizzati da fibre di silicati (SiO4 è l’unità chimica di base). Essi sono divisibili in:

  • Crocidolite: fibre con diametro variabile tra i 20 e i 200 μm e una lunghezza tra i 2 e i 6 μm.
  • Crisotile: fibre con 2 μm di diametro e notevole lunghezza, molto variabile, tanto da essere definita a serpentina.
  • Anfibodi: a loro volta divisi in amosite e antracite.

Il suo utilizzo comincia nel 1880 nel Quebec e nel 1930 ne erano stati estratti già 5000 Kg. Le sue ottime proprietà chimiche (flessibilità, termostabilità, isolamento elettrico e acustico) l’hanno reso un ottimo materiale per numerosissime applicazioni. Esso infatti viene generalmente usato insieme a cemento (Eternit), plastiche e resine. L’utilizzo dipende in particolar modo dalle dimensioni: le fibre più lunghe sono infatti usate per le industrie tessile, elettrica e per la sintesi di filtri, quelle di dimensioni minori per l’edilizia, per rinforzare materiali plastici e come rivestimenti.

Il suo utilizzo ha raggiunto l’apice nel 1975 con circa 5.09 milioni di tonnellate prodotte per poi subire un progressivo declino. Infatti nel 2007 la produzione mondiale è stata di 2,20 milioni di tonnellate. I principali produttori risultano gli Stati Uniti d’America e la Russia, probabilmente perché i più grandi giacimenti si trovano sugli Appalachi e sui monti Urali.

Esposizione umana

Con la sua lavorazione i più esposti sono i minatori e gli operai delle industrie che lo utilizzano. L’ asbesto di per sè non è volatile, ma le sue fibre possono essere rilasciate nell’aria durante i processi di estrazione e lavorazione e scartati nell’ambiente da cui raggiungono fonti d’acqua. Infatti ingestione e inalazione sono i mezzi principali con cui li introduciamo nel nostro organismo. L’inalazione occorre anche nelle abitazioni siccome dopo molti anni a distanza dalla costruzione si verifica un progressivo deterioramento dei materiali usati nella costruzione, in questo caso anche dell’ asbesto.

Studi volti a rilevare le concentrazioni nell’aria hanno rilevato:

  • concentrazioni di 10 fibre per metro cubo di aria nelle aree rurali;
  • concentrazioni 10 volte superiori nelle città e
  • fino a 1000 volte superiori in prossimità di industrie che lo lavorano.

Inoltre, disastri che portano a demolizioni di abitazioni che lo contengono, come i terremoti, portano ad aumenti delle sue concentrazioni nell’aria. All’interno delle abitazioni tali concentrazioni variano tra le 30 e le 6000 fibre per metro cubo in base alle quantità e al fine per cui è stato usato.

Il declino nel suo utilizzo è infatti dovuto ai suoi effetti tossici e ai tumori che i lavoratori presentavano a seguito di esposizioni croniche. In Europa 61000 lavoratori sono ancora esposti al rischio: in particolare gli addetti al suo smaltimento. Per far ciò esso viene frammentato e in seguito  sigillato al fine di evitare la dispersione ambientale.

La produzione di asbesto è stata messa al bando da 62 Stati: quelli dell’Unione Europea e Arabia Saudita, Argentina, Australia, Cile, Croazia, Gabon, Giappone, Honduras, Kuwait, Seicelle ed Uruguay. Negli Stati Uniti, nell’agosto del 2018, si è rivalutato l’utilizzo di asbesto nell’edilizia. In Italia ne sono state lavorate più di 3 milioni di tonnellate fino al 1992 anno in cui è stato messo al bando.

Risultati immagini per asbesto
Fig.1 Fibre di Asbesto  in tessuto di polmone umano.

Tossicità

L’asbesto è dichiarato cancerogeno dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Con dati epidemiologici (che correlano usi e costumi di un popolo a malattie) si sono riscontrati con una maggiore incidenza tumori polmonari in quei paesi maggiormente coinvolti nell’uso dell’amianto.

Le fibre di asbesto una volta inalate o ingerite si depositano sui mesoteli polmonare o addominale rispettivamente inducendo tumore negli stessi.

Una volta che le fibre si depositano il sistema immunitario cerca di degradarle e fagocitarle scatenando una risposta immunitaria (autoimmune). Tali fibre però non subiscono danni e l’infiammazione cessa per poi riprendere a cicli continui. Comincia dunque un circolo infiammatorio in cui il sistema immunitario produce sia specie reattive dell’ossigeno (ROS) nel tentativo di eliminare le fibre, sia fattori di crescita per stimolare il mesotelio a riparare il tessuto. Tali fattori inducono i fibroblasti del tessuto a secernere collagene inducendo fibrosi e difficoltà respiratorie: tale condizione è detta Asbestosi.

I ROS possono indurre mutazioni nel DNA che vengono fissate e diffuse grazie all’effetto di promozione tumorale che i fattori di crescita esercitano. Questa è la base per la formazione del tumore. Le dimensioni dello stesso e la sua forma dipendono dalle caratteristiche dimensionali delle fibre depositate. La loro persistenza è tale che se si taglia il tumore al suo interno si possono osservare le fibre stesse adese ai tessuti.

Si è infine visto che testando la tossicità di fibre di crisotile la quantità di ROS prodotta diminuisce con l’utilizzo di agenti chelanti. Si è infatti ipotizzato che i metalli presenti sulle fibre possano contribuire alla tossicità. Si stanno sperimentando quindi fibre che abbiano solo specifici metalli così da cercare di isolare le principali cause di malattia.

Cancerogenesi

Le mutazioni riscontrate nei tumori indotti dall’esposizione all’amianto sono interessati da ipermetilazione o delezione dei geni CDKN2A/ARF in posizione 9p21 dove sono presenti anche i geni oncosopressori p14, p15, p16, i quali sono fondamentali regolatori del ciclo cellulare e favorendo, in condizioni fisiologiche, meccanismi di riparazione del DNA. La delezione di questi geni, o il loro silenziamento a seguito di ipermetilazione, portano all’alterazione dei meccanismi principali di omeostasi cellulare che esitano in cancerogenesi.

Conclusioni

L’asbesto ad oggi rappresenta ancora un enorme rischio. Infatti non tutti gli Stati esistenti ne hanno bandito l’utilizzo e le conseguenze del suo uso passato possono trovare riscontro ancora oggi. Essendo principalmente causa di tumore i suoi effetti sono molto ritardati e visibili dopo almeno 20 anni. Pertanto la sua mancata rimozione e totale bonifica rappresenta un serio pericolo per la popolazione, specialmente per gli addetti allo smaltimento. Sono dunque fondamentali monitoraggi ambientali e studi che ne accertino quantità e approfondiscano meccanismi d’azione nella patogenesi.

Referenze

  • Galli C.L., Corsini E., Marinovich M., (2008)“Tossicologia”, cap. 15, pagg. 266-267, Piccin, Padova.
  • IARC Monographs on the Evaluation of Carcinogenic Risks to Humans, No. 100C., (2012), ASBESTOS (CHRYSOTILE, AMOSITE, CROCIDOLITE, TREMOLITE, ACTINOLITE AND ANTHOPHYLLITE)”Arsenic, Metals, Fibres and Dusts.
  • Asbeto – Amianto, www.osservatorioamianto.com
Articoli correlati
Commenta