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Allattamento: il ruolo di prolattina e ossitocina

L’allattamento è una funzione essenziale nei mammiferi in quanto assicura la sopravvivenza e la crescita della prole. Il latte, prodotto dalle ghiandole mammarie, fornisce non solo tutti i nutrienti necessari, ma anche protezione dalle infezioni durante questa prima fase dello sviluppo. Attraverso il latte infatti la madre trasmette al bambino anticorpi e globuli bianchi (come macrofagi e neutrofili).

Il successo dell’allattamento dipende da diversi fattori ma soprattutto da una corretta produzione, conservazione ed espulsione del latte. L’allattamento è una funzione fisiologica ad alta richiesta energetica, al punto da indurre cambiamenti rilavanti nell’omeostasi della madre. Alcuni animali riescono a rispondere a questo bisogno unicamente mobilitando depositi energetici endogeni. Questo è il caso di animali di grosse dimensioni, quali orsi o balene, la cui capacità di immagazzinare energia permette loro di allattare persino in carenza o assenza di cibo.

Per la maggior parte degli animali tuttavia, questa non è un’alternativa possibile e l’energia necessaria deve essere assunta attraverso l’alimentazione. Per soddisfare queste eccezionali richieste energetiche più segnali convergono con lo scopo di:

  • aumentare l’apporto calorico materno
  • ridurre al minimo il fabbisogno energetico nei tessuti non essenziali
  • indirizzare i nutrienti necessari alla produzione di latte verso le ghiandole mammarie.

Leggi anche: Alimentazione durante l’allattamento al seno

Durante la gravidanza la grande quantità di estrogeni e progesterone prodotti dalla placenta agiscono a livello del seno per prepararlo all’allattamento. Gli estrogeni stimolano la crescita e la ramificazione del sistema duttale, il deposito di abbondanti quantità di grasso nello stroma, e in sinergia con il progesterone, lo sviluppo del sistema degli alveoli, dove il latte viene prodotto e conservato.

Nonostante il ruolo di questi ormoni sia indispensabile per la preparazione del seno all’allattamento, essi hanno anche il ruolo di inibire la produzione stessa di latte. Quest’ultima inizierà dopo la nascita del bambino, quando la regolazione dell’allattamento dipende principalemente dall’effetto dia due ormoni differenti: la prolattina e l’ossitocina.

Prolattina

La prolattina è un ormone prodotto dall’adenoipofisi con molteplici azioni sul metabolismo, lo sviluppo e il sistema immunitario. Ma la funzione principale della prolattina, dalla quale deriva il suo stesso nome, è quella di stimolare la produzione di latte da parte delle ghiandole mammarie.

Alla nascita del bambino si ha una perdita immediata della produzione di estrogeni e progesterone in seguito al rilascio della placenta. Allo stesso tempo, si ha un amento di 10-20 volte della produzione di prolattina.

La secrezione di latte necessita però anche di un’adeguata secrezione di altri ormoni implicati nella sua produzione: ormone della crescita, cortisolo, ormone paratiroide ed insulina. La loro azione assicura la mobilitazione delle corrette quantità di amminoacidi, acidi grassi, calcio e glucosio necessarie per la produzione del latte materno.

Durante il periodo dell’allattamento, la suzione del capezzolo da parte del bambino manda segnali nervosi all’ipotalamo che stimolano la produzione di prolattina e permettono il mantenimento della produzione di latte. In assenza di questi picchi di prolattina la donna perde la capacità di produrre latte nel giro di una settimana. In ogni caso, la produzione di latte diminuisce considerevolmente dopo 7-9 mesi.

Controllo ipotalamico

Come per tutti gli altri ormoni ipofisari, anche la produzione di prolattina dipende dall’azione dell’ipotalamo. Tuttavia, a differenza degli altri ormoni che sono regolati tramite un sistema di stimolazione della loro produzione, l’ipotalamo controlla il rilascio di prolattina principalmente tramite un fattore che ne inibisce la produzione. Questo significa che l’ipofisi secerne prolattina spontaneamente senza bisogno di uno stimolo esterno e in effetti, le prove sull’esistenza di un fattore di rilascio della prolattina rimangono inconcludenti.

Il fattore di inibizione della prolattina è l’unico a non essere un ormone peptidico bensì un neurotrasmettitore catecolaminico: la dopamina. La produzione di prolattina stimola la produzione ed il rilascio di dopamina, in un classico sistema di feedback negativo.

Diversi studi hanno dimostrato che esistono 3 popolazioni di neuroni deputate al rilascio di dopamina situate in 3 zone diverse dell’ipotalamo che pur anatomicamente distinte, presentano caratteristiche simili da un punto di vista funzionale.

Esistono poi diversi altri fattori che sembrano essere coinvolti nel rilascio di dopamina ma il cui ruolo non è stato ancora del tutto chiarito come il TRH, l’ossitocina e la galanina.

Normalmente il ciclo e quindi l’ovulazione, non riprendono finchè la madre non smette di allattare. Gli stessi segnali nervosi che giungono all’ipotalamo per stimolare la produzione di prolattina infatti, sembrano essere inibitori nei confronti del GnRH. Questa inibizione a sua volta sopprime la produzione di gonadotropine da parte dell’ipofisi, mantenendo così il ciclo in stand-by.

Ossitocina

Il latte prodotto dalle ghiandole mammarie viene accumulato negli alveoli. Affinchè esso divenga disponibile per il bambino deve essere espulso nei dotti mammari; questa espulsione dipende dall’azione di un ormone neuroipofisario: l’ossitocina.

L’ossitocina è un ormone peptidico prodotto dai neuroni magnocellulari presenti nei nuclei sopraottico e paraventricolare dell’ipotalamo. Questo ormone è importante non solo per l’allattamento ma anche per la stimolazione della contrazione uterina al momento del parto.

Una volta sintetizzata, l’ossitocina viene accumulata in vescicole dense nei terminali nervosi di questi neuroni, al livello della neuroipofisi. Quando inizia la suzione del capezzolo da parte del bambino, impulsi nervosi raggiungono i nuclei sopraottico e paraventricolare comportando la generazione di un potenziale d’azione che determina il rilascio dell’ossitocina per esocitosi di queste vescicole.

Essa è poi trasportata dal sangue fino agli alveoli dove causa la contrazione delle cellule mioepiteliali che circondano gli alveoli. Questa contrazione fa sì che il latte contenuto negli alveoli venga espulso nei dotti e il flusso di latte inizia, divenendo così disponibile per il bambino. La suzione di uno dei due capezzoli dà inizio a questo flusso anche nel seno opposto.

Referenze

  • Fisiologia. Molecole, cellule e sistemi, a cura di Egidio D’Angelo e Antonio Peres – Edi ermes.
  • Plant TM, Teleznik AJBT-K and NP, Fourth Edition, editors Knobil and Neill’s Physiology of reproduction. San Diego Academic Press.
  • Textbook of Medical Physiology, thirteenth edition, Guyton and Hall – Elsevier.
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