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Albatros e plastica negli oceani

La tematica della plastica in mare non è affatto nuova, ogni giorno i notiziari ed i giornali riportano dati agghiaccianti su quante tonnellate di rifiuti finiscano negli oceani, ed è capitato a tutti, almeno una volta, di imbattersi in foto di animali marini intrappolati in attrezzature da pesca. Flora e fauna marina sono sottoposti a continuo stress causato da pressioni antropiche di diverso genere; molte specie, proprio a causa dei rifiuti plastici mal gestiti, sono a rischio di estinzione o comunque risultano vulnerabili.

La plastica, tanto versatile quanto nociva

La plastica è un polimero composto da lunghe catene di molecole ottenute da materiali organici ed inorganici grezzi come carbonio, silicone, idrogeno, ossigeno e cloro, che a loro volta, sono ottenuti da olio, carbone e gas naturali. La disponibilità di materie plastiche e la malleabilità di questo materiale, lo ha reso uno dei più usati in svariati campi industriali e non. Basti pensare che ogni anno vengono prodotte più di 300 milioni di tonnellate di plastica, ma soltanto una piccola percentuale di questa è smistata negli impianti di riciclaggio per essere riutilizzata.
Il rimanente quantitativo finisce in mare aperto, formando spesso delle isole di plastica galleggianti che interferiscono con i cicli vitali di moltissime specie animali.

La maggior pare delle plastiche trova largo impiego nel settore dell’imballaggio, il cui tempo di utilizzo è effimero se paragonato a quello di degradazione che, contrariamente, non lo è per niente, variando difatti tra i 200 e 500 anni.

L’albatro, un animale maestoso

Diomedea exulans, comunemente noto come Albatro urlatore, è un uccello marino che vive nell’emisfero australe. La lunghezza del corpo va da 1 m a 1,5 m e l’apertura alare può superare i 3,5 m. Queste dimensioni hanno reso l’animale degno di ottenere il titolo di Guiness World Record come animale con la maggiore apertura alare del mondo (3,63 m). Il peso è compreso tra i 6 e gli 11 kg. Date le sue imponenti dimensioni e la sua eleganza durante il volo, venne paragonato nella “Ballata del vecchio marinaio” di S. T. Coleridge allo spirito della natura. Da questo celebre canto deriva il detto “un Albatro attorno al collo” che sta ad indicare un indesiderato peso da portare. La colorazione dell’albatro è bianco con qualche piuma più scura, le estremità delle ali sono più scure, tra grigio e nero. Il becco e le zampe sono bianco/gialle.

Riproduzione

D. exulans è un animale longevo, può vivere fino a 50 anni. Due Albatros si incontrano e diventano compagni a vita, accoppiandosi ogni due anni. Il nido è composto da fango e fibre vegetali ed è costruito su picchi rocciosi vicino al mare. L’uovo deposto è unico, bianco e grande 10 cm, viene covato per un periodo di 11 settimane ed entrambi i genitori sono coinvolti. A turno, i genitori lasciano il nido per andare a caccia, non lasciando mai l’uovo incustodito. D. exulans presenta cure parentali, pertanto, il pulcino viene nutrito dal rigurgito dei genitori per i primi mesi di vita. Quando i piccoli sono in grado di cacciare si allontanano dalla colonia e passano alcuni anni in mare aperto. Il ritorno alla colonia avviene solitamente quando l’animale raggiunge i 6-7 anni. Anche se la maturità sessuale è raggiunta a 2-3 anni, l’animale comincia a riprodursi dai 7 anni in poi.

Alimentazione

L’albatro è un animale che passa poco tempo sulla terraferma, fa ritorno ad essa solo nel periodo riproduttivo e per la covata. D. exulans impiega la maggior parte del suo tempo nel cacciare cibo, la sua alimentazione è principalmente a base da molluschi cefalopodi, piccoli pesci e crostacei. L’albatro urlatore caccia immergendo il proprio becco nello strato superficiale di acqua, pur essendo capace di compiere immersioni di poca profondità. Molte volte, l’albatro, mangia talmente tanto da non riuscire più a volare e rimane a galleggiare o sfrutta le imbarcazioni umane per farsi scortare fino a terra ferma.

Un triste destino

Tutte le specie di organismi marini ingeriscono particelle plastiche, da quelli con dimensioni millimetriche (plancton) a quelli di dimensioni mastodontiche (balenottere). L’uomo, a sua volta, non è escluso dall’assunzione indiretta di plastiche. Una volta giunte sulla riva o in mare aperto, le macroplastiche sono soggette a fenomeni fisici che ne causano la frammentazione in minuscoli pezzi (microplastiche). Questi sono assunti involontariamente da organismi planctonici che si nutrono filtrando l’acqua (organismi filtratori). Seguendo la rete trofica, il plancton è preda di organismi di maggiori dimensioni, come pesci e crostacei. Il pescato è una delle fonti di guadagno alla base dell’economia umana, per cui, l’animale che si è nutrito dell’organismo planctonico contaminato dalle microplastiche viene venduto sul mercato, viene cucinato e servito sulle tavole di milioni di persone.

Il sale marino, ottenuto dall’acqua di mare per evaporazione, contiene a sua volta particelle microplastiche di diverse dimensioni che ingeriamo senza rendercene neanche conto. Gli scienziati stanno monitorando l’ingestione di plastica da parte degli uccelli marini da anni. Nel 1960 la plastica si trovava in meno del 5% degli stomaci degli animali, ma, nel 1980 è salita fino all’80%. Attualmente, più del 90% degli uccelli marini presentano plastiche all’interno del loro stomaco ed è previsto che entro il 2050 la percentuale raggiungerà il 99%. L’albatro, purtroppo, non è escluso da queste valutazioni. Tra le plastiche trovate all’interno dello stomaco degli uccelli marini sono riconoscibili buste, tappi di bottiglia, fibre di tessuti sintetici e frammenti plastici di diversa natura generati dall’azione fisica di sole e onde.

L’albatro e la plastica

D. exulans alimentandosi di cefalopodi e pesci durante la caccia può facilmente scambiare la plastica e ingerirla. Una volta all’interno dell’organismo, i frammenti plastici possono causare gravi problematiche all’individuo interferendo a livello respiratorio e del sistema digerente, ma non solo. La plastica non ha nessun valore nutrizionale, ma occupa comunque un volume all’interno dello stomaco dell’uccello. L’animale, per questa ragione, si sente pieno, pur non avendo ingerito nulla di nutriente. Quindi non solo la plastica porta al soffocamento dell’animale, ma anche ad uno stato di denutrizione.

Il contenuto dello stomaco di un pulcino di Albatro tovato morto e fotografato al Midway Atoll National Wildlife Refuge del Pacifico nel Settembre 2009 .

I pulcini sono nutriti attraverso il rigurgito del cibo precedentemente ingerito dai genitori, i quali in questo modo passano i frammenti plastici alla propria prole. I piccoli spesso muoiono precocemente a causa dell’ostruzione dell’apparato digerente, ne sussegue quindi una diminuzione del numero degli adulti maturi sessualmente ed una minore capacità di espandere la popolazione. Gli individui adulti e maturi sessualmente, secondo le recenti stime della IUCN (7 Agosto 2018), ammontavano a 20 100, questo numero non è stabile, ma in rapida diminuzione in quanto le condizioni attuali non sembrano migliorare, anzi. Anche se la specie è al momento indicata come vulnerabile, la linea che separa l’albatro dal rischio d’estinzione è molto sottile.

Non solo plastica

La plastica non è l’unica da temere per la salute degli esseri viventi. Durante la sua produzione vengono aggiunti composti chimici che possono risultare tossici per le forme viventi, ma non solo. Una volta in mare, la plastica può accumulare sulla sua superficie composti nocivi, come ad esempio i metalli pesanti che possono adsorbirsi sulla superficie delle plastiche e causare delle intossicazioni, ma anche la morte dell’animale che le ingerisce.

Come prevenire il problema

Le misure preventive sono fondamentali per evitare che questa specie, come molte altre prima di essa, scompaia per sempre a causa dell’essere umano. Ciascuno, quotidianamente, può diminuire l’uso della plastica e generare un numero minore di rifiuti, anche un piccolo gesto può fare la differenza.

Ecco qualche semplice suggerimento:

  1. evitare le bottigliette di plastica monouso acquistando una borraccia in acciaio;
  2. usare borse di tela quando si fa la spesa o qualsiasi acquisto;
  3. fare la raccolta differenziata per un giusto smistamento di rifiuti ed un corretto riciclaggio;
  4. comprare uno spazzolino biodegradabile (in bambù).

Referenze

  1. World Migratory Bird Day
  2. IUCN Red List: Diomedea exulans
  3. Wilcox, C., Van Sebille, E., & Hardesty, B. D. (2015). Threat of plastic pollution to seabirds is global, pervasive, and increasing. Proceedings of the National Academy of Sciences, 112(38), 11899-11904.
  4. phys.org: Is foraging efficiency a key parameter in aging?
  5. WWF: How many birds die from plastic pollution?
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