In Italia le aziende a conduzione biodinamica sono quasi raddoppiate negli ultimi dieci anni. Il mercato dei prodotti biodinamici è in costante crescita e nel 2017 ha raggiunto 200.000 euro di fatturato con esportazioni verso paesi europei ed asiatici (1). Spesso i prodotti biologici e biodinamici vengono equiparati e confusi. Di base hanno molteplici punti in comune come l’esclusione di prodotti chimici di sintesi in tutte le fasi produttive, l’incremento della sostanza organica del terreno con concimi reperibili in natura e la riduzione delle pratiche lavorative che possano creare disturbo all’ambiente, come ad esempio lavorazioni profonde del suolo. Tuttavia i prodotti biodinamici costano al consumatore tra il 10 e il 40% in più rispetto a quelli biologici (2).
Quali sono le differenze tra i due metodi di produzione?
Tutte le aziende biodinamiche certificate presenti in Europa sono anche Biologiche. Quindi tenute ad essere conformi al Regolamento CE 834/2007 per l’agricoltura biologica e seguirne i disciplinari di produzione. Ciò che distingue le aziende biologiche da quelle biodinamiche è che queste ultime sono tenute ad avere una seconda certificazione rilasciata da Demeter, un’associazione privata presente in 35 stati e che raggruppa più di 3.000 produttori.
La storia dell’agricoltura biodinamica e di Demeter ha inizio negli nei primi decenni del ‘900.
Il suo ideatore, Rudolf Steiner, è conosciuto anche per essere stato il precursore anche della pedagogia Waldorf, detta anche Steineriana, e della medicina antroposofica: una medicina alternativa priva di fondamenti scientifici.
Per darvi un’idea essa propone l’estratto di vischio per curare il cancro.
Quello che caratterizza l’agricoltura biodinamica è la componente esoterica di cui sono impermeati i suoi disciplinari di produzione.
Infatti secondo Steiner “Le forze presenti negli organi vegetali ed animali possano essere combinate al ciclo delle stagioni dell’anno in modo da supportare, migliorare e curare la natura” (3).
I preparati biodinamici
Le tecniche principali si basano sull’utilizzo dei preparati biodinamici (4), dei quali il più conosciuto e diffuso è il Cornoletame, anche detto preparato 500.
Ne esistono più varianti e interpretazioni ma il procedimento per utilizzare il cornoletame può essere riassunto come segue.
Ad inizio autunno un corno di vacca (che abbia figliato almeno una volta) viene riempito di letame fresco e sotterrato in un campo. A primavera il contenuto viene prelevato e conservato in un luogo fresco, in contenitori circondati da torba (in grado, secondo Steiner, di catturare le “correnti di energia”). A questo punto il prodotto deve essere “dinamizzato”: il contenuto viene diluito in acqua a temperatura di 37°C (nella proporzione di 100 grammi ogni 30 litri) e il tutto viene miscelato per circa un’ora in un contenitore di rame tramite un bastone di legno. L’operazione di dinamizzazione dovrebbe essere svolta da una donna in periodo fertile con dei bambini (almeno 3) che giocano intorno al contenitore di rame. Le quantità di preparato usate per un ettaro varia da 80 a 250 grammi, a seconda della sua qualità. La distribuzione al suolo deve essere fatta con macchine apposite o, se eseguita manualmente, con la pompa a spalla. Il liquido deve cadere a goccia sul suolo. Le condizioni di umidità del terreno devono consentire al preparato che viene distribuito di trasmettere le “forze attivanti” all’intero strato coltivabile. La distribuzione viene fatta di pomeriggio-sera e con terreno umido.
Un altro preparato “da spruzzo” è il Cornosilice, o preparato 501, che a differenza del cornoletame viene impiegato direttamente sulle piante. In questo caso nelle corna viene inserito quarzo finemente frantumato. Altri preparati, definiti “da cumulo”, vengono aggiunti al letame o ad altre sostanze animali e vegetali da compostare (preparati 502-507). Il metodo necessario per produrre ogni preparato è differente, così come sono differenti gli involucri e il contenuto.
Preparato 502 – “Achillea”
Riempire una vescica di cervo maschio esiccata di fiori di achillea e chiuderla strettamente. Appendere la vescica al sole nella prima metà dell’estate (S.Giovanni). Sotterrarla nel terreno all’inizio dell’autunno e dissotterrarla tra Pasqua e al massimo la fine di aprile.
Preparato 503 – “Camomilla”
Riempire l’intestino di vacca con fiori di camomilla, lasciar seccare leggermente l’intestino e all’inizio dell’autunno sotterrarlo nel terreno. Recuperarlo prima della fine di aprile.
Preparato 504 – “Ortica”
Legare assieme le ortiche appassite e impacchettarle in una sacca o in una scatola di legno. Sotterrare quest’ultima a metà estate (S. Giovanni), circondata da uno strato di torba spesso cinque centimetri e recuperarla un anno dopo.
Preparato 505 – “Quercia”
Riempire il cranio di un animale domestico con polvere di corteccia di quercia attraverso il foramen magnum (il foro alla base del cranio attraverso il quale entra il midollo spinale) pressandola per bene e chiudere il foro con un frammento di osso tenuto in posizione con della creta. Porre il tutto in un fusto pieno di acqua piovana o sul bordo di uno stagno, in presenza di materiale vegetale in decomposizione e in un corso d’acqua all’inizio dell’autunno. In primavera estrarre il contenuto e farlo essiccare.
Preparato 506 – “Tarassaco”
Inumidire fiori secchi di tarassaco in autunno con un infuso, sempre di tarassaco. Avvolgere nel mesentere di un bovino e legare con un laccio. Sotterrare in autunno e dissotterrare in primavera.
Preparato 507 – “Valeriana”
Pressare i fiori freschi di valeriana e versare il succo ottenuto in alcune bottiglie. Lasciare le bottiglie aperte per sei settimane, fino al termine della fermentazione, quindi tappare e conservare in cantina al buio.
Come può risultare facilmente intuibile questi procedimenti non hanno nessun fondamento scientifico e neppure alcun legame con metodi antichi o tradizionali. Derivano solamente dalle idee esoteriche di Steiner, un estroso personaggio privo di nozioni agronomiche che da giovane raccontò di essere stato visitato da una zia defunta e che questo fatto lo portò ad interessarsi della spiritualità.
Per intenderci, Steiner spiegava così il ruolo delle corna di vacca nei preparati biodinamici (3):
La mucca possiede le corna in modo da poter proiettare al suo interno le forze astrali e quelle eteree che così penetrano nel suo sistema digestivo.
In questo modo le corna si trasformano in un dispositivo che per la sua stessa inerente natura proietta all’interno della vita interiore le proprietà astrali e vitalistiche. Nel corno abbiamo un principio di attività radiante, anzi no, persino di astralità radiante.
Perchè comprare biodinamico?
Il fatto che l’agricoltura biodinamica abbia contribuito a far crescere una presa di posizione dei consumatori e dell’opinione pubblica sull’importanza della sostenibilità in agricoltura è innegabile, ma lo è anche il fatto che i principi su cui si basa sono totalmente privi di qualunque fondamento scientifico.
Al giorno d’oggi nessuno studio ha potuto provare che l’utilizzo dei preparati biodinamici sopra descritti possa portare qualche effetto, qualunque, all’ambiente o al prodotto finale.
Come si può ben immaginare tra i produttori biodinamici si possono trovare sia agricoltori fermamente convinti dell’efficacia di queste pratiche così come imprenditori agricoli che hanno visto nella biodinamica la possibilità di sfruttare il marchio per aumentare le entrate con il minor sforzo.
In ogni caso il consumatore finale che compra in negozio un prodotto biodinamico lo pagherà più di quanto pagherebbe lo stesso prodotto certificato come biologico ma senza il marchio Demeter, molto spesso senza saperne il perché.
Bibliografia
- Steiner R. – Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura – Editrice Antroposofica,1924.
- Masson P. – Manuale pratico di agricoltura biodinamica – Terra Nuova Edizioni, 2011.
Collegamenti esterni
- Consumi, il biodinamico a tavola raddoppia in 10 anni – Coldiretti
- Cara biodinamica, quanto ci costi? – Seconda parte – Agronotizie