Nonostante la loro elusività, i cetacei sono fra gli animali che hanno avuto largo impatto sull’immaginario collettivo. Un esempio di ciò è dato dalla superfamiglia Physeteroidea, oggi composta da sole tre specie, fra cui il capodoglio (Physeter macrocephalus). Il basso numero di rappresentanti odierni cela però l’elevata diversità ecologica che ha caratterizzato questo gruppo in passato. Acrophyseter è ad esempio un genere miocenico rinvenuto in Perù e dalle dimensioni relativamente contenute.
I caratteri cranici, fra cui la presenza di denti robusti su ambo mascelle e mandibole, suggeriscono una dieta differente rispetto ai fisiteroidi moderni; questi cetacei predavano infatti altri animali di medie/grandi dimensioni. La nicchia ecologica di Acrophyseter era quindi simile a quella dell’odierna orca.
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Anatomia generale di Acrophyseter
Il genere Acrophyseter è attualmente rappresentato da due specie: Acrophyseter deinodon[1] e Acrophyseter robustus[3]. I loro reperti vennero rinvenuti all’interno della formazione Pisco (Perù) e datati al Miocene superiore (8,7 milioni di anni fa). Gli esemplari erano adulti e misuravano 4 m di lunghezza circa.
Cranio
Per ambo le specie sono presenti crani in buono stato di conservazione. Le mandibole sono arcuate, con convessità ventrale. Come altri fisiteroidi, Acrophyseter presenta lo spermaceti, un organo composto di sostanze cerose e funzionale all’ecolocalizzazione e al galleggiamento. Le ridotte dimensioni della fossa cranica sottolineano inoltre un minor sviluppo di questa struttura rispetto a quella presente nell’odierno capodoglio; il corto rostro era quindi visibile esternamente come accade oggi in alcuni delfinidi.
Denti robusti erano presenti sia sulle mascelle che sulle mandibole; quelli posteriori si differenziano in quanto compressi lateralmente e quindi funzionali all’azione di taglio.
Nel cranio di A. robustus sono osservabili tracce di esostosi buccali (ossia escrescenze ossee) ai lati degli alveoli mascellari posteriori[2]. Tali strutture vengono qui osservate per la prima volta in un cranio di odontoceto. La loro presenza non è patologica ma riconducibile alla meccanica dell’apparato boccale di Acrophyseter: le forze occlusive esercitavano pressioni maggiori a livello dei denti posteriori e le esostosi avrebbero quindi svolto la funzione di strutture di scarico per le forze generate dai potenti muscoli masticatori impedendo il danneggiamento dei tessuti coinvolti.
Per A. robustus sono rinvenute anche tracce di vertebre cervicali (atlante ed epistrofeo).
Biologia di Acrophyseter
Analizzare nel dettaglio le strategie trofiche negli animali estinti risulta un’operazione ardua e non sempre attuabile. Rare tracce di predazione possono essere rappresentate da segni di morso sulle ossa di altri animali e da contenuti stomacali[4]. Inoltre la distinzione fra predazione e saprofagia (ossia il cibarsi di animali trovati già morti) non è sempre possibile. Il rinvenimento di campioni con stato di conservazione eccezionale risulta quindi importante.
I caratteri cranici osservati in Acrophyseter sono presenti anche in altri fisiteroidi dei generi Zygophyseter, Brygmophyseter e Lyviatan. Se ne deduce quindi come questi cetacei fossero macropredatori con una dieta costituita da organismi di medie/grandi dimensioni. All’interno della formazione Pisco vengono recuperati campioni appartenenti a pesci, tartarughe marine, pinguini ed altri mammiferi marini. Essendo questi coevi di Acrophyseter non si esclude potessero essere parte del suo regime alimentare[3].
Conclusione
Il genere Acrophyseter mostra caratteri tipici da macropredatore. Animali con dimensioni relativamente simili alle sue avrebbero fatto parte della dieta di questi cetacei. Tale diversità ecologica è oggi andata perduta nei fisiteroidi moderni, che si nutrono principalmente di organismi a corpo molle (come molluschi cefalopodi). Il ruolo ecologico di Acrophyseter viene però ora coperto da altre specie, tra cui l’orca (Orcinus orca) e la pseudorca (Pseudorca crassidens).
Referenze
- Lambert, O. & Bianucci, G. & De Muizon, C. (2008). A new stem-sperm-whale (Cetacea, Odontoceti, Physeteroidea) from the latest Miocene of Peru. Comptes Rendus Palevol. 7(6):361-369;
- Lambert, O. & Bianucci, G. & Beatty, B. L. (2014). Bony outgrowths on the jaws of an extinct sperm whale support macroraptorial feeding in several stem physeteroids. Naturwissenschaften, 101, 517-521;
- Lambert, O. & Bianucci, G. & De Muizon, C. (2017). Macroraptorial sperm whales (Cetacea, Odontoceti, Physeteroidea) from the Miocene of Peru. Zool. J. Linn. Soc-Lond., 404-474;
- Marx, F. G. & Lambert, O. & Uhen, M. D. (2016). Cetacean Paleobiology. 319 pp. Wiley Blackwell, Chichester.
Immagine in copertina di A. Gennari.