Paracelso (1493-1541) propose già diversi secoli fa una riflessione su un problema di notevole rilevanza medica e sociale: l’uso inappropriato di sostanze medicinali. In una delle sue innumerevoli opere infatti scrisse: “Cosa c’è che non sia una sostanza tossica? Tutte le sostanze sono tossiche e nulla è senza tossicità. Soltanto la dose determina che una sostanza non sia un veleno”.
Uso e abuso di farmaci: due facce di una stessa medaglia
Riuscire nella riduzione degli errori (ed orrori) di trattamento necessita miglioramenti in termini di appropriatezza terapeutica e tracciabilità dei farmaci. Nel nostro paese l’autorità competente in materia è l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). La mission principale dell’AIFA è rappresentata proprio dalla tutela della salute attraverso la regolamentazione e la vigilanza dei prodotti sanitari. Dai dati forniti nell’ultimo Rapporto OsMed 2017, la spesa farmaceutica italiana è oramai fuori controllo. Il suo valore ammonta a circa 29,8 miliardi di euro (in media 492 euro per ogni cittadino italiano). Nelle oltre seicento pagine del report emerge come a causa delle politerapie, il problema dell’abuso di farmaci assuma dimensioni rilevanti nelle fasce d’età più avanzate. Ma quali sono le classi di farmaci di cui si fa maggiormente uso e abuso?
Gli antibiotici
Il primo posto è occupato dalla classe di farmaci più inattesa: gli antibiotici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce l’abuso di antibiotici il vero problema del secondo millennio in campo di sanità pubblica in quanto è causa dello sviluppo di resistenza. L’inefficacia degli antibiotici oggi conosciuti è, dunque, motivo di allarme poiché potrebbe rendere impossibile anche il trattamento delle più comuni infezioni batteriche. L’Italia, purtroppo, si pone tra i paesi europei per il maggior consumo di antibiotici addirittura doppio rispetto a Germania e Regno Unito. L’uso sconsiderato degli antibiotici è responsabile dello sviluppo di ceppi batterici resistenti che oggi si definiscono superbatteri. Questi, in futuro, potranno essere la causa di infezioni verso le quali l’uomo sarà altamente vulnerabile.
I farmaci di automedicazione
Sul secondo gradino del podio troviamo i farmaci di automedicazione il cui abuso non deve essere affatto trascurato. La maggior parte dei farmaci antinfiammatori, infatti noti come FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), rientra proprio in questa categoria. L’abuso può concretizzarsi sia tramite l’assunzione di dosi eccessive sia per un inadeguato tempo di attesa tra una dose e quella successiva. Le complicanze più comuni sono le lesioni di natura ulceroide a carico della mucosa gastrica dovute all’annullamento dell’effetto protettivo delle prostaglandine gastriche mentre rara ma altrettanto grave è l’insufficienza renale. A supportare tutto questo ci sono i numeri sconcertanti di centinaia di trials clinici che evidenziano come l’uso prolungato di FANS sia legato ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari e come questi vengano utilizzati da pazienti affetti proprio da tali patologie.
Le benzodiazepine
Nonostante la diversità di farmaci disponibile per il trattamento dell’ansia generalizzata e dell’insonnia, ancora oggi le benzodiazepine occupano un posto privilegiato in termini di numero di prescrizioni mediche. Trattandosi di farmaci additivi, la comparsa dei sintomi astinenziali (manifestazioni psico-somatiche) si sviluppa entro poche settimane, anche a dosaggi terapeutici. Ciò si verifica soprattutto con molecole ad alta potenza e breve durata di azione (alprazolam, lorazepam) che risultano anche le più utilizzate in assoluto. Nonostante le linee guida ne raccomandino l’uso per 2-4 settimane massimo, dalla pratica clinica emerge come la maggior parte dei pazienti li assuma per lunghi periodi facilitando così l’instaurarsi della dipendenza.
L’alternativa della medicina naturale
La storia della medicina naturale trova le sue origini nelle innumerevoli pratiche mediche che per secoli hanno rappresentato l’unica scelta terapeutica contro le malattie. Ma ciò che all’inizio del secolo scorso è stato demonizzato dai padri della medicina moderna, oggi ritorna ad essere d’attualità svestendosi dell’appellativo di “non convenzionale”. Negli ultimi anni, infatti, la ricerca ha offerto nuovi orizzonti terapeutici dimostrando scientificamente la possibilità di utilizzare complessi di origine naturale sia a scopo preventivo che nel trattamento di innumerevoli disturbi. Ricorrere all’utilizzo di fitoterapici permette all’organismo di essere meno esposto all’azione lesiva dei farmaci oltre che garantire una valida copertura nei periodi in cui risulta necessario sospendere le normali terapie per evitare un eccessivo stress ossidativo e danni agli apparati. La medicina naturale diventa, così, un valido strumento complementare da poter adoperare con sicurezza e maggiore frequenza evitando di cadere nell’abuso.
In conclusione
È dunque fondamentale educare i pazienti al corretto utilizzo dei farmaci al fine di poterne sfruttare realmente i loro i benefici ed evitare di esporre l’organismo agli effetti dannosi che questi possono arrecare. Prima di utilizzare un qualsiasi farmaco è bene affidarsi sempre al consiglio del medico e del farmacista e non alle “prescrizioni” di amici o vicini di casa perché un farmaco non è mai innocuo! Non bisogna, infatti, dimenticare che si tratta di specialità farmaceutiche e non di alimenti per cui l’efficacia dipenderà sempre da un utilizzo ragionevole.
Voci correlate
- Differenze tra farmaci, fitoterapici e prodotti omeopatici
- Come nasce un farmaco?
- La maneggevolezza di un farmaco
Bibliografia
- Millon, T., & Davis, R. O. (1996). Disorders of personality: DSM-IV and beyond (2nd ed.). Oxford, England: John Wiley & Sons