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L’abbronzatura fa male?

Quali rischi si nascondono dietro all'abbronzatura e come possiamo proteggerci?

L’abbronzatura è un fenomeno che avviene nel nostro organismo in seguito all’esposizione alla luce solare o a specifiche luci artificiali. Dopo essere colpite dalle radiazioni solari alcune cellule producono melanina, responsabile della colorazione più scura. In particolare, l’abbronzatura è causata dai raggi ultravioletti UV-B e UV-A.

I raggi UV

Si chiamano raggi ultravioletti tutte quelle onde di lunghezza appena inferiore alla luce visibile, ma superiore ai raggi X. “Ultravioletto” proviene infatti dal latino, e significa “oltre il violetto“, ultimo colore visibile. I raggi UV hanno una lunghezza d’onda di 200-400 nm, facendo parte dello spettro di luce non visibile, così da venir filtrati dal cristallino dell’occhio umano. Nonostante questo, in rari casi come l’afachia (assenza di cristallino), può succedere che alcune persone riescano a distinguerli tra i colori. Anche alcuni insetti, mammiferi ed uccelli riescono ad individuare il colore ultravioletto.

I raggi UV si distinguono, in base agli effetti che hanno sul corpo umano, in tre categorie: A, B e C. Di questi, arrivano sulla superficie terrestre quasi esclusivamente i raggi UV-A, mentre quasi la totalità dei raggi UV-C ed il 95% circa dei raggi UV-B viene assorbito dall’ozonosfera. I primi due sono quelli determinanti l’abbronzatura. I raggi ultravioletti UV-C sono invece in grado di scatenare un’ustione senza i classici cambiamenti cromatici della pelle. L’abbronzatura altro non è che il tentativo del nostro corpo di ridurre i danni causati dai raggi UV.

Cosa succede quando ci abbronziamo?

Quando le radiazioni colpiscono la pelle innescano una reazione che porta alla produzione di melanina. Esistono melanine di diverse colorazioni: giallo-brune e bruno-nere. La quantità di melanina presente varia da individuo a individuo. Tutti gli essere umani hanno una concentrazione simile di melanociti, ma è la loro attività ad essere differente. Le persone affette da albinismo ne hanno una ridotta o assente produzione.

La melanina viene prodotta dai melanociti, cellule dell’epidermide che contengono i melanosomi, i veri responsabili della colorazione cutanea. La sintesi inizia a partire dall’amminoacido tirosina e da ossigeno (O2). Questo processo è catalizzato dall’azione dell’enzima tirosinasi. Una volta che la melanina viene prodotta sarà poi trasferita in aree più superficiali.

I rischi per la pelle

L’esposizione a raggi solari è stata vista per molto tempo come la panacea per (quasi) tutti i mali. Utilizzati per la tubercolosi, il linfoma di Hogdkin, la sifilide, i neonati con ittero e il rachitismo infantile, i “bagni di sole” valsero nel 1903 il Premio Nobel per la medicina a Niels Fielsen. Fu solo negli anni ’60 che il dermatologo americano Albert Kligman iniziò a nutrire qualche dubbio riguardo una massiccia esposizione alla luce solare.

Melanoma

Si scoprì infatti che i raggi ultravioletti sono talmente forti da rompere i legami di alcune cellule. In particolare, danneggiano collagene ed elastina che conferiscono sodezza ed elasticità. Le radiazioni possono inoltre produrre radicali liberi e rompere le molecole costituenti il DNA causando un precoce invecchiamento cellulare nonché neoplasie cutanee. I fenomeni scatenati da un’eccessiva esposizione ai raggi solari sono sia di carattere acuto che cronico. Si possono quindi riconoscere melanoma, carcinoma basocellulare, carcinoma spinocellulare, cheratosi, eritema solare, scottature e ustioni. Il melanoma è letteralmente il tumore originato dal melanocita, può formarsi in qualsiasi zona cutanea e provoca il 75% delle morti causate da neoplasie della pelle.

Prevenzione e protezione

Visti i danni che possono arrecare le radiazioni al nostro organismo è utile attuare una corretta protezione. Già dagli anni ’80 le autorità australiane e neozelandesi hanno iniziato a promuovere la campagna Slip! Slop! Slap! Lo slogan indicava l’abbreviazione di Slip on a shirt, slop on the 50+ sunscreen, slap on a hat, ovvero indossare una maglietta, proteggersi con un filtro solare e mettersi un cappello. Come vestiario si intendono una maglietta non aderente, di colore scuro ed eventualmente trattata e un cappello a tesa larga.

I filtri solari ci proteggono dalle radiazioni ma non le bloccano completamente. I primi prodotti di questo tipo sono comparsi nella prima metà del XX secolo, trovando un grosso utilizzo durante la seconda guerra mondiale dalle truppe americane di stanza nel Pacifico. Sarà poi dopo la fine della guerra che questi prodotti saranno sempre più migliorati con l’integrazione del Fattore di Protezione Solare (FPS).

Il FPS (SPF in lingua inglese) indica la quantità di radiazioni UV-B non bloccate e ha un valore che può arrivare fino a 50+: un FPS pari a 15 farà quindi arrivare alla nostra pelle 1/15 dei raggi. Sarà comunque bloccata anche una parte di raggi UV-A, ma in percentuale diversa. Per un uso corretto dei filtri solari andrebbe impiegata una quantità di prodotto pari a 2 mg/cm2 di pelle, con una riapplicazione ogni 2 ore circa. Bisogna anche ricordare che i filtri solari non impediscono la produzione di melanina, quindi il nostro corpo risulterà comunque abbronzato, oltre che protetto.

Conclusioni

L’abbronzatura non fa soltanto male, bisogna però saper applicare le giuste protezioni. Più di una neoplasia è causata da un’esposizione eccessiva alle radiazioni, tra cui il melanoma. Un corretto uso di tutti i metodi di protezione abbassa notevolmente questo rischio, bisogna quindi non sovraesporsi ai raggi solari, coprirsi con vestiti adatti e utilizzare filtri appositi. In questo caso il rischio di sviluppare malattie risulta notevolmente ridotto.

Collegamenti esterni

Bigliografia

  • Mautino B. Il trucco c’è e si vede. Inganni e bugie sui cosmetici. E i trucchi per difendersi. Chiarelettere. 2018.
  • Schwarz J. Il genio della bottiglia. La chimica del quotidiano e i suoi segreti. Bollati Boringhieri editore. Torino, 2012

Referenze

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